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Gig economy, lo scontro europeo tra sindacati e lobbisti

28 Maggio 2017

La Commissione vorrebbe estendere le protezioni sociali ai freelance. Però le piattaforme rifiutano vincoli. E le forze politiche cercano una terza via tra incentivi all’innovazione e nuove tutele. L’articolo su pagina99.

Seduto nel suo ufficio al sesto piano di un grattacielo dai vetri a specchio nel centro di Bruxelles, Thiebaut Weber ripassa a voce alta le date della sfida che ha davanti: i prossimi mesi sono decisivi per la regolamentazione dei diritti dei lavoratori della Gig economy, un esercito variegato di freelance e professionisti pronti a cogliere nuove opportunità online, ma anche fattorini on demand, collaboratori pagati a clic e autisti che rispondono agli input di un algoritmo.

LEGISLAZIONE IN EVOLUZIONE. A 35 anni, questo giovane francese nato al confine con la Germania è segretario confederale e responsabile per i lavoratori del digitale e degli atipici della European trade union confederation, la confederazione delle organizzazioni dei lavoratori europee. Da qui alla fine del 2017 la sua agenda è fittissima. E non solo la sua. Uber, per esempio, a marzo e per almeno un anno ha accreditato al registro dell’Europarlamento tre suoi rappresentanti per seguire l’evoluzione della legislazione sull’economia collaborativa. A giugno il deputato europeo Nicola Danti deve presentare la sua relazione sulla sharing economy. E poi tocca ancora alla Commissione decidere se è necessario un intervento legislativo complessivo.