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G7 Taormina: dialogo o fallimento, bene che vada stasi

25 Maggio 2017

A 48 ore dall’apertura del Vertice di Taormina, un’analisi di quello che ci attende con Matteo Villa, ricercatore presso l’ISPI

Manca ormai poco all’apertura del Vertice dei Grandi 7 che si terrà nella blindata ed assolata Taormina il prossimo 26 e 27 Maggio. L’Italia è pronta ad ospitare e a moderare questo G7 di cui deterrà la Presidenza con la guida del premier Paolo Gentiloni. Suo compito sarà quello di indicare le tematiche prioritarie, preparare le bozze dei documenti di supporto degli incontri e i testi finali delle dichiarazioni. Ma non solo. L’Italia ha dovuto anche coordinare i quaranta incontri preparatori previsti e le dieci riunioni ministeriali con un budget fissato per l’organizzazione della Presidenza pari a 37,5 milioni di euro, di cui circa 12,4 milioni dedicati interamente all’incontro di Taormina. Ad incontrarsi quest’anno saranno Shinzo Abe, Emmanuel Macron, Theresa May, Angela Merkel, Justin Trudeau, Donald Trump ed altri leader. Come ogni anno, il G7 rappresenta un’importante occasione per discutere in maniera informale dei temi che più preoccupano i Paesi coinvolti ma quest’anno la Presidenza italiana sembra che non avrà affatto un compito facile. L’anno passato, infatti, è stato caratterizzato da due eventi rilevanti, la Brexit, da un lato, e la vittoria di Trump dall’altro. A Taormina, quindi, il Regno Unito si presenterà ad attivazione ormai avvenuta della procedura di uscita dall’Unione europea, secondo quanto previsto dal Trattato di Lisbona ed anche nel pieno della campagna elettorale, viste le elezioni indette dalla May per il prossimo 8 Giugno. Dall’altro fronte, invece, il neo Presidente statunitense, sostenitore di idee a dir poco ‘divergenti’ rispetto a quelle cui i leader del Gruppo sono abituati. Le questioni su cui si teme un diverbio inconciliabile sono soprattutto la sicurezza internazionale, il commercio, l’immigrazione ed i cambiamenti climatici. Le intenzioni di Trump hanno preoccupato sin da subito i Paesi del G7, intenzionati a trovare nuovi metodi per un proficuo dialogo ma consapevoli che il Presidente USA avrà un’inevitabile influenza.