General

Presidenziali francesi: vince il Gattopardo

Di Riccardo Petrella, Pressenza,
26.04.2017.
(Foto di wikipedia.org (modificata))
Non c’è molto di che gioire: Le Pen ottiene un milione
di voti in più dell’ultima volta, e Macron sembra uscito dal cilindro del
Potere.
Come  Europei dobbiamo essere contenti che i due
candidati finali non siano Marine le Pen e François Fillon. Si tratta però di
una contentezza limitata, perché la candidata del FN non solo si ritrova
nuovamente al secondo turno ma anche ha ottenuto un milione di voti in più
dell’ultima volta. Inoltre, il vincitore del primo turno, Emmanuel Macron, non
rappresenta alcuna garanzia di essere un presidente capace di contribuire a
liberare la Francia, e l’Unione Europea, dai gravi problemi in cui si trovano.
Un anno fa pochissimi conoscevano l’esistenza di
Macron eppure in sei mesi, senza nessun partito politico a sostegno, egli ha
ottenuto quasi il 24% dei suffragi, cosa ma accaduta nel passato. Un successo
così straordinario è dovuto verosimilmente al fatto che una parte importante
degli elettori francesi (soprattutto fra le classi agiate, la borghesia delle
grandi città -Parigi in testa- , in breve: i gruppi sociali ed economici più
forti) non vuole più sentir parlare di crisi o della necessità di cambiare, vuole
che si sproni la gente ad avere fiducia nel sistema, a sperare, a credere in
una Francia ‘in marcia’, competitiva, che recupera la sua forza economica
attraverso la flessibilità del mercato del lavoro e una fiscalità favorevole
all’innovazione per la produttività, e attraverso la sua potenza politica e
militare.
Accompagnati in questo anche da segmenti delle frange sociali più deboli,
vittime, che hanno paura per oggi e per il loro futuro, i gruppi più forti
vogliono sbarazzarsi della politica, al cui discredito hanno largamente
contribuito.
La candidatura di Macron e il suo personaggio
(espressione giovane, promettente, di una Francia che ha fiducia in se stessa
ma in un mondo sempre più conflittuale) costituiscono un’occasione unica in
questa direzione.
Macron promette stabilità per coloro che stanno bene,
non cambiamenti per la giustizia.
Macron parla di una Francia più efficace, più efficiente, più potente, non più
uguale.
Macron promette un’Europa ancor più tecnocratica, non la trasformazione
 dell’Unione Europea.
Il tutto nella linea del trasferimento del potere pubblico ad uno Stato
governato dai gruppi privati, dalle grandi istituzioni e organizzazioni
economico-finanziarie oligarchiche in seno alle quali, dice Macron, la Francia
occuperà un ruolo chiave. 
La “pertinenza” della soluzione Macron è coerente con
l’altro risultato maggiore del primo turno: la quasi sparizione del partito
socialista e la frantumazione del partito della destra, le due formazioni che
hanno dominato la scena politica francese negli ultimi cinquant’anni. Sullo
stesso registro va considerata la totale sparizione dalla scena politica
nazionale del “partito” ecologista.
I cambiamenti rivelati dal primo turno sono lungi
dall’essere incoraggianti.
Unico elemento incoraggiante è il voto ottenuto da
“France insoumise”” (Jean-Louis Melenchon). La questione è se le dinamiche
socio-economiche e politiche legate all’elezione presidenziale giocheranno in
senso  altrettanto favorevole nel contesto ben diverso delle dinamiche
legate alle elezioni legislative politiche territoriali. 
Per il momento, appuntamento al 7 maggio sera.