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Abu Mazen ferma le città a sostegno dei detenuti palestinesi

di Antonietta Chiodo, ProMosaik, 27 aprile 2017. Oggi la Cisgiordania palestinese, dopo il recente comunicato
diramato da Al Fatah, il quale obbliga tutti gli esercizi commerciali e le
scuole a restare chiusi a sostegno dei detenuti nelle carceri nella giornata di
oggi 27 aprile, vede molte famiglie prodigarsi nei supermercati e mercati di
strada a fare provviste per i prossimi giorni. 

La giornata non casualmente si trova a cavallo del
venerdì, che in queste zone rappresenta la nostra domenica, e ci porta ad
immaginare l’alta adesione ai cortei di protesta nelle prossime ore, ancora
maggiore di quelli coinvolti la scorsa settimana. Il numero di detenuti che ha
aderito alla campagna degli stomaci vuoti da 1.300 è salito a 1.500. Siamo al
decimo giorno dal comunicato di Marwan Bargouthi che è riuscito con questa
strategia non violenta a portare gran parte dei media dalla sua parte,
obbligando così anche il mondo occidentale ad osservare più da vicino la
disperazione di un intero popolo.
Ma cosa pensano le persone comuni che si incontrano
per strada qui in Palestina? La maggior parte di esse dichiara sgomento nei
confronti di Israele che non si rende che conseguenze il tutto possa avere. Molti
hanno paura che le tensioni salgano e si proclami così l’inizio di una nuova
intifada. Molti altri ancora non comprendono come possa lo stato di Israele prendere
tempo pur sapendo che ci sono 1.500 persone senza cibo, domandandosi così, per
quanto tempo questa protesta potrà andare avanti. C’è chi teme ritorsioni sulla
popolazione per convincere i detenuti a bloccare questa lotta.
Ci si rende presto conto in queste terre che spesso le
emozioni e anche le decisioni siano lasciate al caso. La gente aspetta che
qualcosa cambi, protestando quotidianamente nell’assenza di comunicazioni
dirette anche da parte del governo in carica.  Quasi inesistenti le informazioni su eventuali
mediazioni in atto. Il malcontento rischia di aumentare, e così la rabbia e il
bisogno di giustizia.