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Il futuro dello scontro elettorale francese


di Massimiliano
Fanni Canelles, Social News,
24 aprile 2017.
Per la prima volta i due partiti storici della
Francia, repubblicani e socialisti, non saranno presenti al secondo turno
delle presidenziali. Emmanuel Macron, del neonato movimento europeista “En
Marche”, e Marine Le Pen, dell’antieuropeista e filo-Russo “Front National”, si
contenderanno il ballottaggio il 7 maggio. Dopo Inghilterra, Austria, Olanda
questo sarà l’ennesimo scontro popolare dove in ballo oltre alla scelta
del Governo locale sarà l’Unione Europea ad essere messa in discussione
.
 
Per Marine Le Pen ( 21%) sarà
difficile rimontare ma non impossibile. Emmanuel Macron ha
raggiunto il (24%) ed ha ottenuto subito l’appoggio di Fillon (
20%), il candidato della destra repubblicana e di Hamon e del
presidente Holland del defunto Partito Socialista (6,35%).
Difficilmente pronosticabile sarà la direzione dei voti dell’estrema sinistra
di Mélenenchon (19%) che paradossalmente potrebbero confluire
nell’estrema destra per la propensione antieuropeista ed
anti establishment. Inoltre Marine Le Pen tenterà di strappare i
consensi fra i gollisti nelle fila repubblicane e i residui dei candidati
minori Dupont-Aignan, Asselineau e Cheminade. Inoltre la Le Pen è appoggiata
dalle comunità dei territori Francesi extraeuropei e paradossalmente dalle
comunità islamiche francesi che temono forme di emarginazione a causa del
divampare degli atti terroristici dell’estremismo islamico. I sondaggi danno
però Emmanuel Macron nettamente favorito alla presidenza della Francia.
Di certo questo risultato evidenzia una necessità
di cambiamento ai vertici di potere delle istituzioni.
 Il popolo non
ha più fiducia dei partiti tradizionali e cerca in ogni maniera di sostituirli
con forme nuove forme e movimenti politici. A differenza della presidenza
americana e della Brexit, questa volta i SocialMedia, facebook in testa, non
sono riusciti a scalfire l’intelligenza dei cittadini europei che solo in parte
hanno seguito le Fake News dei populisti. E’ necessario però poter
avere valide alternative al potere costituito.
 In Francia
l’autonomista Marcon ha saputo catalizzare questa richiesta ed ancora l’Europa
sembra avere ancora la fiducia dei cittadini. Ma questa è l’ultima
occasione che l’Unione Europea ha per poter continuare ad esistere
. Il
popolo europeo non accetterà più questa istituzione se non verranno prese in
considerazione le loro esigenze. Soprattutto di chi vive nelle campagne
e nei territori rurali,
 che si sente più abbandonato a se stesso
rispetto a chi vive in città. C’è la necessità di tutelare il lavoro e il welfare
proprio in quei territori periferici dove si sviluppano i bacini elettorali
dell’estremismo di destra o comunque di chi promette l’uscita dall’Unione
Europea. Per fare un esempio e comprendere come sia diverso l’elettorato delle
città rispetto a quello rurale basti vedere come a Parigi la Le
Pen sia arrivata ultima
, ottenendo appena il 4,99 % dei voti.
L’unione Europea dovrà poi poter agire unita
nell’ambito della politica estera ed interna, dovrà raggiungere forme di
governo slegate dai meccanismi finanziari. Ma soprattutto agli
europei interessa il tema della sicurezza. Sarà necessario
identificare un sistema di difesa e polizia unica e non
possiamo più accettare lo sviluppo di reti terroristiche interne. In Francia,
secondo le autorità, sono più di 16mila le persone che potrebbero essersi
radicalizzate. In Germania il numero degli estremisti islamisti è 1.600, di cui
570 considerati in grado di compiere un attentato terroristico. La
mobilitazione di jihadisti svedesi per unirsi alle file dello Stato Islamico è
stata tra le più grandi d’Europa, circa 300. In molti Paesi un network di
moschee e organizzazioni islamiche sono collegate ad organizzazioni jihadiste
internazionali.
In questi giorni che ci separano dal secondo
turno le campagne elettorali saranno infuocate. L’attentato sugli
Champs-Elysées è solo l’ultimo di una serie registrati dal marzo 2016 a oggi in
Europa. Ed è sempre più evidente come l’obiettivo non sia quello
distruttivo ma dimostrativo
. L’atto terroristico vuole indurre insicurezza
e paura nella popolazione con l’unico scopo di destabilizzare il Governo e la
democrazia e la pace ottenuta grazie all’Unione Europea da lungo tempo.
Gli estremisti islamici, l’Isis, stato islamico o
Daesh, vogliono lo scontro con l’Occidente, vogliono la Jihad, la guerra santa
e non hanno altre armi che cercare di indurre un’implosione all’interno
dell’Unione Europea
. E per far questo si appoggiano a chi quest’Europa non
la vuole ed anzi si promette di distruggerla. Oltre all’appoggio elettorale
delle comunità islamiche francesi anche gli estremisti islamici con le loro
azioni terroristiche dimostrative paradossalmente producono una campagna
elettorale a favore dell’estremista antieuropeista Marine Le Pen.
Per questo il rischio attentati in Francia nelle prossime settimane sarà molto
alto.
Ma è da prendere coscienza di come di nessuna
utilità sono i movimenti nazionalisti e populisti che
contribuiscono ad esaltare l’odio, il divario sociale e culturale e la
frammentazione della società europea. L’Europa ha come unica soluzione quello
di unirsi contro l’estremismo islamico e non di dividersi in
staterelli. Questi sarebbero facilmente manipolabili e ricattabili sia
militarmente, sia dalle forze islamiche mediorientali, che hanno ancora nel
petrolio la loro forza, sia dalle super potenze e in primis dalla Russia
 che
già tenta di introdursi nella politica europea con accordi e finanziamenti
verso i movimenti di Le Pen, Grillo, Salvini, Farage o verso vicine
associazioni filorusse
Dobbiamo considerare però che per sconfiggere il
terrorismo, in una società fluida come quella globalizzata, dove la nostra
libertà è anche quella garantita dai diritti di privacy e di spostamento, è
necessario eliminare i presupposti che lo hanno fatto nascere
.
Non dobbiamo dimenticare che il vortice della violenza quando parte poi
diventa inarrestabile ed in genere è sempre scatenato da guerre e sofferenze
della popolazione. E con il tempo tutto questo dolore ritorna, come un
boomerang, anche in chi ha scagliato la prima pietra, l’occidente appunto.