Care aziende, l’innovazione non è comprarsi un’auto aziendale
12 Dicembre 2016
Gli incentivi per i macchinari negli scorsi anni sono stati usati in gran parte per comprare veicoli aziendali, poco per digitalizzare le imprese. Non è questa l’innovazione che serve. L’evento Sharing Italy di Intesa Sanpaolo porterà a Torino 150 imprese realmente innovative per tracciare la strada
L’innovazione non arriva dall’alto e a guardare qualche dato sulle aziende italiane, l’impressione è che gli incentivi statali fin qui siano serviti a poco. Se si guardano gli investimenti delle aziende effettuati negli ultimi 2-3 anni, ha ricostruito un’indagine di Intesa Sanpaolo, le destinazioni sono stati l’acquisto di nuovi macchinari, il risparmio energetico e la formazione dei dipendenti. Tra i macchinari, inoltre, spicca per rilevanza l’acquisto di auto e veicoli commerciali (su cui è applicabile il superammortamento al 140%, rinnovato per il 2017 assieme al più mirato iperammortamento al 250% per i beni connessi all’Industria 4.0). Un piccolo passo che non appare sufficiente. Secondo un’indagine inedita di Ipsos per Intesa, la maggior parte delle imprese ha una conoscenza del tutto superficiale dell’industria 4.0. Solo un’azienda su quattro ha infatti investito in internet, nei social network e nell’e-commerce. Mentre solo un’azienda su cinque ha cambiato completamente il modo di operare a seguito della rivoluzione digitale. D’altra parte investire solo sul processo di vendita (e-commerce) senza cambiare i processi aziendali porta a benefici limitati. «Il digitale non può essere considerato un sistema a parte, è qualcosa che si integra in qualsiasi modello di business e in qualsiasi azienda – commenta a Linkiesta Davide Dattoli, fondatore della rete di coworking Talent Garden, ospite della presentazione dell’iniziativa -. Le aziende devono capire che digitale non è “aprire l’ecommerce”, che è la cosa più inutile del mondo se non si cambiano i processi produttivi, e quelli relativi alla vendita e ai servizi. Senza questo passaggio non c’è possibilità di adeguamento».
Secondo la ricognizione di Ipsos, le funzioni più influenzate dalla tecnologia digitale sono state l’area commerciale e maketing e l’area amministrativa. Molto meno lo sono state l’area di ricerca e sviluppo, produzione e l’area customer service. Eppure le imprese che adottano la tecnologia in una visione “customer-oriented” ottengono vantaggi competitivi per soddisfazione e fedeltà della clientela.
Da questo quadro si distinguono naturalmente le eccezioni e a queste realtà la banca intende dare voce il 30 e 31 marzo, all’interno del grattacielo Intesa Sanpaolo a Torino, con l’evento Sharing Italy. Saranno coinvolti pensatori innovativi e imprese, chiamati a immaginare il futuro economico e imprenditoriale dell’Italia. Saranno presenti 150 imprese di ogni regione, espressione del Made in Italy, che saranno raggruppare in 30 tavoli tematici. Al centro ci saranno i vari servizi che le banche possono offrire, verso l’internazionalizzazione e la digitalizzazione.
«Una settimana fa abbiamo lanciato assieme a Intesa Sanpaolo un percorso formativo di “chief digital officer per le Pmi” – ha spiegato Dattoli -. È un percorso unico oggi in Italia: vuole formare figure professionali che fanno trasformazione digitale nelle imprese, per applicarla alle piccole imprese. Sarà un master itinerante: gli allievi studieranno a Milano ma in seguito gireranno per i distretti italiani dove c’è un Talent Garden, per capire come il digital impatta sui vari settori».
Il fondatore di della rete di coworking spiega che utilizzerà i 12 milioni di euro di finanziamenti appena ricevuti per accelerare l’espansione internazionale (con 10 campus paragonabili alle dimensioni del Tag Calabiana di Milano) e che i Talent Garden hanno l’obiettivo di porsi come piattaforma per l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
I relatori di Sharing Italy saranno 40, italiani e stranieri. Tra questi ci saranno Sofia Borri, general manager di Piano C, spazio di coworking per donne in maternità; Gianluca Dettori, presidente e fondatore di Dpixel, società di venture capital che investe nel digitale; Raffaello D’Andrea, ingegnere, imprenditore e artista per una visione sulle nuove frontiere della tecnologia applicata alla robotica; Ugo Parodi Giusino, fondatore di Mosaicoon, startup nata a Palermo, oggi una delle migliori scaleup tecnologiche d’Europa; Austin Kleon, scrittore di punta del New York Times, conferenziere per Pixar, Google e Tedx; Horacio Pagani, fondatore di Pagani Automobili.