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Altro che Paese moderno: la Corea del Sud è nelle mani di una maga a capo di una setta

2 Novembre 2016

La presidentessa Park Geu-hye si affidava spesso ai consigli di Choi Soon-sil, una sciamana piuttosto invadente ma senza incarichi ufficiali. Subiva il suo carisma tanto da aver costretto varie aziende a finanziarne la fondazione

Un capo di Stato manipolato da un’incantatrice, un culto misterioso e sinistro, le proteste in piazza per chiedere le dimissioni. In poche parole, è quello che sta succedendo in Corea del Sud. La presidentessa Park Geun-hye è al centro di uno scandalo che, con il passare delle ore, diventa sempre più grave: secondo quanto scoperto da una rete televisiva nazionale, la presidentessa avrebbe passato più volte documenti di Stato riservatissimi alla sua “maga” di fiducia, Choi Soon-sil, e avrebbe seguito le sue indicazioni su diverse decisioni cruciali. Soprattutto, avrebbe costretto alcune aziende a versare corposi contributi alla di lei fondazione. Ah, c’è anche la superraccomandazione della figlia di Choi Soon-sil all’università Ewan Women. Per i coreani è stato troppo, e sono scesi in strada.

Come dicono su Twitter, “Immaginate che il vostro capo di Stato avesse come aiutante una chiromante e le affidasse la composizione del governo e gli affari della politica”. È così, anzi: è molto peggio di così. Dietro al plagio mentale e alla manipolazione: c’è una sorta di Chiesa, la Yongsaeng-gyo (Chiesa della Vita Eterna) che sta crescendo nel Paese e guadagna sempre più potere, fino a influenzare il capo dello stato. Per questo motivo dai banchi dell’opposizione si parla di “spaventosa teocrazia”.

Choi Soon-sil, già ribattezzata “Rasputin in gonnella”, è la figlia della quinta moglie di Choi Tae-min, un ex poliziotto diventato monaco buddhista, e poi pastore cristiano. Unendo elementi delle due religioni che aveva frequentato con qualche sprazzo di sciamanesimo, ne fondò una nuova, la Yongsaeng-gyo. Riuscì a entrare nelle grazie di Park Chung-hee, il dittatore dell’epoca e padre dell’attuale presidentessa e divenne una presenza ingombrante nei palazzi del potere. Anche troppo: nel 1979, l’entourage di Park, preoccupato dalla piega che stavano prendendo le cose, decide di farlo fuori. Choi muore ucciso in uno scontro a fuoco, Park padre poté liberarsi della sua influenza. Ma non della sua prole.


A distanza di anni, la storia si ripete. In peggio: Choi Soon-sil è riuscita a manipolare gli affari del Paese, a intervenire sui suoi discorsi, a dare consulenza e consigli su questioni delicate, senza nemmeno rivestire un incarico ufficiale. In cambio, riservava benedizioni, preparava pozioni e soprattutto le recapitava i messaggi della madre, Yuk Yung-soo morta in un attentato nel 1974. Gli sciamani, dice la tradizione, sarebbero in grado di mettere in contatto il mondo della realtà con quello degli spiriti. Questa è la Corea nel XXI secolo. Al confronto, il governo di Kim Yong-un spicca come modello di razionalità.

Choi Soon-sil, comunque, non comunica più con gli spiriti. Appena la vicenda ha cominciato a precipitare – e le accuse di corruzione a saltar fuori – è fuggita in Germania, forse a Hessen, dove rimarrà a tempo indeterminato. Motivi di salute, dice in un’intervista (l’unica, rilasciata a un giornale di proprietà del suo movimento religioso). Ma è probabile che, intanto, aspetti di vedere quale piega prenderà il processo, e se le acque si calmano.