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Poesia del giorno. Yusef Komunyakaa

di Redazione Italia, 01 Giugno 2016







Lettere d’amore di mio
padre



Il venerdì apriva una
lattina di birra
tornato a casa dalla fabbrica,
& mi
chiedeva di scrivere una lettera a mia madre
che mandava cartoline
di fiori del deserto
più alti degli uomini.
Implorava,
promettendo di non picchiarla
mai più. In qualche
modo ero felice
che se ne fosse andata, & a volte
volevo
aggiungere un promemoria, che “Polka Dots &
Moonbeams”
di Mary Lou Williams
non faceva mai diminuire il gonfiore.
Il
suo grembiule da carpentiere sempre rigonfio
di vecchi chiodi, un
martello a granchio
agganciato al fianco &
prolunghe
attorcigliate ai piedi.
Le parole rotolavano sotto la
pressione
della mia penna a sfera: Amore,
Baby, Dolcezza, Ti
prego.
Sedevamo nella quieta brutalità
di contatori della luce
e filettatrici,
persi tra frase e frase…
Il bagliore di una
bietta di cinque libbre
sul pavimento di cemento
faceva entrare
un tramonto
dalla porta della sua rimessa.
Mi chiedevo se lei
ridesse
& le conservasse sopra un fornello a gas.
Mio padre
sapeva solo scrivere
il suo nome, ma guardava i progetti
&
diceva quanti mattoni
formavano ogni muro. Quest’uomo,
che
rubava rose e giacinti
per il suo giardino, rimaneva là
a
occhi chiusi & pugni stretti,
a faticare su una semplice
parola, quasi
redento da quel che cercava di dire.