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L’uragano Brexit in America Latina

di Livio Zanotti, 29 giugno 2016.



L’hanno chiamato Brexit
, che evoca un suono leggiadro, per la stessa spavalderia romantica con
cui gli anglosassoni catalogano gli uragani; ma il suo vortice spazza
il mondo intero e sull’America Latina scatena i venti dirompenti delle
contraddizioni. Dal golfo del Messico allo stretto di Magellano, la
prima abiura all’unionismo europeo calata dalle nebbie

della Manica genera una doppia percezione. 

Lo sconquasso
finanziario e commerciale si riflette nelle sedi e attività
istituzionali, dai governi alle banche e ai listini di borsa, oltre che
nei titoli dei grandi mezzi d’informazione. Mentre la maggior parte
dell’opinione pubblica ritiene che i britannici abbiano soprattutto
chiuso la porta all’immigrazione e con essa l’idea di strutturare una
società europea multietnica e multiculturale.


Entrambe le
questioni friggono da tempo nella padella sudamericana, terra
d’immigrazione e di emigranti, dunque ipersensibile al tema; e che all’Unione Europea
si è ispirata per concepire il MercoSur, che dal Duemila riunisce in
un’area di libero scambio Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay e
Venezuela, ai quali sono associati Colombia, Equador, Perù, Cile, Guyana
e Suriname, con Messico e Nuova Zelanda in qualità di osservatori. Tra
le numerose affinità che avvicinano Italia e America Latina in un comune
sentire, vi è infatti anche l’analogia dei percorsi intrapresi per
conseguire maggiore sviluppo attraverso una integrazione crescente. Con
iniziali successi sostenuti da congiunture economiche favorevoli e
problemi sempre maggiori con il loro esaurirsi e le difficoltà di
ricorrere a misure anti-cicliche.


Tutte le economie
latinoamericane sono esportatrici di materie prime, i cui prezzi
internazionali – salvo alcune eccezioni, per esempio la soia – sono
precipitati per la contrazione della domanda asiatica. Con conseguenti
riduzioni o azzeramento dei surplus commerciali, tagli alla spesa
pubblica, inflazioni e svalutazioni più o meno consistenti e il
passaggio da governi progressisti a governi di restaurazione
neo-liberista. Questi preoccupati di ridurre i deficit di bilancio, in
quanto presupposto di efficienza; quelli intenti a espandere occupazione
e mercati di consumo interno, perché basi ineludibili dello sviluppo
economico e sociale. 

È questo lo sfondo anche dei numerosi episodi di
corruzione che attualmente assillano gran parte dei paesi della regione,
da entrambi i versanti della Patagonia fin su al rio Bravo.


Il Brexit mette poi indirettamente in tensione tutte le istituzioni
democratiche. Ha l’effetto di ravvivare la crisi del processo
d’integrazione subcontinentale, oltre quello di deprimere tutte le
monete, rendere ulteriormente oneroso il credito e dunque gli
investimenti, portando Messico e Brasile a un’ulteriore, immediata
stretta della spesa pubblica. 

Il nuovo governo di Brasilia, succeduto a
quello della presidente Rousseff, attualmente sotto processo di impeachment,
vuole se non abbandonare il MercoSur, quantomeno allentarne
notevolmente i vincoli. 

Chiede infatti con una insistenza via via più
impaziente di poter sottoscrivere liberamente accordi commerciali
bilaterali anche senza l’assenso e la partecipazione degli altri soci. È
quasi un altro Brexit , con la B che stavolta sta per Brasile.


Di fronte all’impasse
creata dalla crisi economica generale, più d’un paese sembra indotto a
ritenere che l’agilità di muoversi in proprio possa rendere vantaggi
maggiori di quelli portati dalla forza dell’unione. Il negoziato
commerciale tra il MercoSur e l’Unione Europea è di fatto bloccato dal
1999, per il contenzioso dell’Argentina con la Gran Bretagna sulle isole
Malvinas/Falklands (che già chiedono di poter mantenere comunque il
libero accesso ai mercati dell’UE), e soprattutto per le difficoltà di
trovare le necessarie compensazioni capaci di far accettare a Francia,
Polonia e Irlanda l’export agricolo latinoamericano, fortemente
competitivo per qualità e prezzi. Uruguay e Paraguay sono da tempo sulla
scia del Brasile. 

Osservata dall’Atlantico Sud, la lunga spirale del Brexit appare lontana dall’esaurirsi e riflette un’ombra oscura sugli orizzonti occidentali.


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