General

La modernità è il progresso sociale, non è la loi travail!

di
Philippe
Martinez
segretario generale CGT,

trad.
di Laura Nanni, 03 Giugno 2016.

Tutti
i giornali francesi, eccetto l’organo del Pcf, hanno rifiutato di
pubblicare questo articolo del segretario generale della Cgt contro
il job act, la loi travail.



Vi
proponiamo la traduzione di un articolo che tutti i giornali francesi
si son rifiutati di pubblicare. L’autore è il compagno Philippe
Martinez, segretario generale della CGT, il principale sindacato
francese.  E’ stato pubblicato giovedì 26 maggio solo sul
quotidiano del partito comunista francese L’Humanité. Gli altri
giornali quel giorno non sono usciti in edicola a causa dello
sciopero seguito al rifiuto di pubblicare proprio questo articolo. La
CGT aveva chiesto a tutta la stampa nazionale di pubblicarlo
gratuitamente per spiegare le ragioni di chi da mesi lotta contro il
Jobs act di Hollande e Valls. 
Tutti
i giornali hanno rifiutato tranne L’Humanitè.
 Il
sindacato francese ha posto in maniera clamorosa il tema
dell’orientamento filo-padronale e neoliberista dell’informazione.
 (M.A.)



Dopo l’annuncio del progetto della
cosiddetta ‘loi travail’, il governo ha rifiutato ogni forma di
concertazione con l’insieme delle organizzazioni sindacali e in
particolare con la CGT. 

Una riunione su questioni molto ampie e poi…
più niente!



Comunque, la prima versione di questo
testo non è stata riportata prima alle organizzazioni sindacali, ma
alla stampa.


La CGT denuncia un governo che impone
degli arretramenti sociali successivi a causa della legge per le
garanzie dell’occupazione o legge Macron.


La CGT denuncia un governo che si
radicalizza calpestando dapprima la democrazia sociale, poi la
democrazia politica con l’utilizzazione del 49-3 all’Assemblea
nazionale.


La CGT denuncia un governo che si
radicalizza dal momento che il 74 % dell’opinione pubblica si dice
contraria al progetto della legge sul lavoro.


La CGT denuncia un governo che si
radicalizza dal momento che un movimento sociale condotto da quattro
organizzazioni sindacali di lavoratori e tre organizzazioni giovanili
dura da più di due mesi. Senza considerare il fatto che un quinto
sindacato di lavoratori contesta numerosi articoli del progetto di
legge, di cui l’inversione della gerarchia delle norme.



Diversi ministri, tra i quali il primo
ministro, rifiutano il 

dialogo e il dibattito di fondo e hanno fatto
la scelta deliberata dell’invettiva e dell’autoritarismo
prendendo di mira il primo sindacato della Francia, la CGT, e aprendo
anche la strada al rilancio e agli insulti della destra e
dell’estrema destra.



Il presidente della Repubblica, il
primo ministro e il ministro dell’economia stanno dando la prova di
essere ben impegnati in una lotta, ma una lotta lontana dalle realtà
sociali del paese e dalle preoccupazioni dei cittadini, quella della
candidatura alle elezioni presidenziali nel 2017.


Se la CGT saluta l’annuncio di
misure specifiche per i giovani fatte da Matignon e ottenute grazie
alle prime mobilitazioni unitarie, quando il governo fustigava e
denigrava la gioventù accusata di non comprendere niente, non può
che constatare che queste non hanno niente a che vedere con il
progetto della legge del lavoro. La CGT sarà per tanto vigile per
assicurarsi della corretta applicazione di queste misure.



Se la CGT saluta i progressi dentro un
accordo firmato all’unanimità dai sindacati e dal patronato dei
professionisti dello spettacolo sull’indennità di disoccupazione,
anche lì ottenuti in seguito alle mobilitazioni, non può che
condannare l’opposizione del Medef e il silenzio inquietante del
governo.



La CGT denuncia un testo guida al
ribasso del «costo» del lavoro che darà meno protezioni ai
salariati e diminuirà la remunerazione. Così, bisognerebbe
precarizzare e licenziare di più per assumere di più ?



La CGT non può accettare che, con
questo testo, ogni datore di lavoro, come vorrà, potrà “fare la
sua legge” nell’impresa. Il principio della deroga al diritto
collettivo diventerà una regola.



È per queste ragioni che la CGT
chiede il ritiro della legge del lavoro e l’apertura di reali
negoziazioni per un nuovo codice del lavoro uguale per tutti, basato
su:



La creazione di un nuovo statuto
del lavoro salariato e della Sicurezza sociale professionale per
rispondere alle sfide del mondo del lavoro di oggi e di domani. Cioè
dei diritti (lavoro, carriera, riconoscimento delle qualifiche,
formazione professionale, protezione sociale…) collegati alla
persona, evolutivi e progressivi che impediscano un arretramento e
trasferibili e opponibili ai datori di lavoro.


Nello stesso tempo, la CGT rivendica
di lavorare meno, lavorare meglio e lavorare tutti al fine di
conciliare creazione di lavoro e progresso sociale.



Perché sì, la modernità, è il
progresso sociale, è più diritti e più garanzie per l’insieme
dei lavoratori e dei cittadini. Non un ritorno al XIX secolo.



È per questa ragione che la CGT
chiede il ritiro della ‘loi travail’ e chiede l’apertura di
reali negoziati per un nuovo Codice del lavoro uguale per tutti.




FONTE: Humanite