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Hic Sunt Terrones

di
Alessandra Daniele
,
20 Maggio 2016.

I
leghisti entusiasti del blocco del Brennero non si rendono conto di
ciò che significhi. Quella barriera dimostra innanzitutto che quando
l’Europa si rinchiuderà nella sua Panic Room, circondandosi di
mura e fossati come un castello medievale, lascerà fuori l’Italia.

E
questo non soltanto perché l’Italia abbia quasi 8.000 chilometri
di coste, e sia perciò considerata
indifendibile.
Fra
i
barbari
che l’Europa vuole
lasciar fuori non ci sono soltanto i profughi e i migranti che il
nostro paese vorrebbero solo attraversarlo in fretta come uno
Stargate, ma anche gli italiani che ci sono nati.
 

Salvini
si crederà pure ontologicamente superiore a magrebini e siriani, ma
per un austriaco, e specialmente per
certi
austriaci della sua
stessa
colorazione ideologica, Salvini con quella barba e quell’accento è
in realtà pressoché indistinguibile dagli altri
terroni
pezzenti
che
premono alle sacre frontiere dell’EUReich.
A dispetto di tutte
le loro verdi fantasie Padanoceltiche, sulle cartine europee la
scritta Hic Sunt Terrones è molto più in alto di dove i leghisti la
vorrebbero.
Si dice che l’Italia sia considerata il Giardino
d’Europa. 

E
infatti il giardino sta fuori.
Si usa per qualche barbecue, magari
per coltivare i pomodori, per pisciare il cane, per seppellire
qualche carogna, ma quando si chiude la porta, il giardino e tutta la
fauna che lo infesta restano
fuori.
Come
il nostro piccolo petulante reuccio cazzaro resta fuori dai vertici
internazionali che contano, quelli nei quali si decide veramente
qualcosa.
 

Come
l’Italia resta fuori dal giro economico grosso, espropriata di
tutte le industrie strategiche, di tutte le leggendarie
esclusive
alimentari,
e ridotta a sguattera degli speculatori. In effetti, l’Italia è
come il giardino di un hoarder: sempre più uno sterrato ricoperto di
spazzatura, erbacce velenose, vecchi copertoni, poltrone sventrate,
pezzi di legno marcio, chiazze di liquame, e lavatrici arrugginite
dove fanno il nido i topi.
Più che un giardino, è una discarica,
nella quale i leader istituzionali esortano i cittadini a votare solo
quando già sanno che non servirà a niente, e quando il voto
potrebbe davvero servire a qualcosa, li diffidano dall’avvicinarsi
alle urne. 

Una
discarica dove, nonostante l’overdose di pesticidi, proliferano gli
scarafaggi.