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A tavola in 5 mila contro gli sprechi alimentari

di Gregorio Fogliani, 27 Maggio 2016.

Organizzare un pranzo per 5 mila persone senza comprare nulla? Sì, è
possibile. 

E’ successo il 10 maggio a New York, dove un collettivo di
attivisti e volontari  ha allestito una cucina a cielo aperto nella
centrale Union Square con l’obiettivo di dimostrare che, soltanto usando
eccedenze alimentari, si potrebbero sfamare tantissime persone.




L’iniziativa si chiama “Feeding 5.000” ed è partita in Europa, dall’organizzazione Feedback, con il supporto di Stuart Tristram (uno dei volti più conosciuti della lotta contro gli sprechi).


Dopo aver toccato le principali città europee – tra cui Londra,
Amsterdam e Bruxelles – è sbarcata negli Stati Uniti, tra i paesi con il
più alto tasso di sperpero a livello mondiale. 

Il tour antispreco è
proseguito a Washington, lo scorso 18 maggio.



Come previsto, il pranzo ha attirato l’attenzione di newyorkesi e dei
media, facendo il giro del mondo, rendendo impossibile ignorare il
messaggio: sprechiamo troppo.


Un’iniziativa simile è quella di David Gross, cuoco e attivista che,
partito dall’Austria, sta girando l’Europa con un furgoncino (la
“wastemobile”, che funziona a olio vegetale), su cui è montata una
cucina mobile.



L’idea di Gross è simile a quella di Feeding 5000: creare un
momento-evento in un luogo centrale di una città, coinvolgendo chef,
attivisti e volontari del territorio, per attirare l’attenzione di più
persone possibili, in modo divertente, ma sempre attento a veicolare un
messaggio, cioè che sprecare è sbagliato e che troppo spesso gettiamo
via il cibo senza riflettere.



Anche Gross fa dimostrazioni culinarie con cibo sprecato (dette “Wastecooking”),
coinvolgendo i passanti per assaggi o per insegnare loro ricette che
permettono di usare il cibo magari non esteticamente perfetto, ma ancora
sano e cucinabile.
David Gross è protagonista di una serie TV sul tema degli sprechi
alimentari, che lo scorso anno è diventata anche un documentario che ha
avuto fortuna nei festival indipendenti, amplificando la forza del suo
messaggio.

Trovo che anche queste iniziative siano fondamentali per tenere alta
l’attenzione sul tema degli sprechi. Spesso le organizzazioni attive
contro gli sperperi e a favore della valorizzazione delle eccedenze
lavorano nell’ombra. Penso ai volontari che vanno ogni sera a ritirare
il cibo dai locali o dalle navi con un unico scopo: servire un pasto
gratuito in più a chi ha bisogno.



Mi riferisco a quelli che hanno aderito alla rete antispreco Pasto Buono, come i City Angels a Milano o i volontati del Csv
a Napoli, ma anche ai tanti altri che tengono vive le mense caritative o
si occupano di settori spesso trascurati, come ad esempio i giovani di
EquoEvento, che ritirano il cibo rimasto al termine di feste o
ricevimenti.



In questo panorama, composto da volontari silenziosi, è importante
che qualcuno alzi la voce, ricordando in modo dirompente l’impegno dalle
Nazioni Unite (Obiettivi di sviluppo sostenibile): dimezzare lo spreco
procapite di cibo entro il 2030 e ridurre le perdite alimentari nella
produzione di cibo.

FONTE: buonenotizie.corriere