General

Scoperti a Gerusalemme i resti della fortezza Acra

Di Ilaria Ester Ramazzotti, mosaico-cem, 29 Aprile 2016.

È la prima
testimonianza tangibile
,
trovata dagli archeologi, che documenta la presenza degli
antichi
greci a Gerusalemme
ai
tempi dei fatti rievocati a
Hanukkah

L’Autorità per le antichità israeliane ha di recente scoperto e
portato alla luce i resti di una
fortezza
greca
costruita circa 2
mila anni fa, nei pressi del Monte del Tempio, nel centro dell’antica
città. Ne parla il sito del
National
Geographic Italia.

La fortezza, denominata Acra,
era fino ad oggi conosciuta dagli storici solo grazie a fonti
prevalentemente scritte, fra cui i resoconti dello storico
Giuseppe
Flavio
, vissuto nel primo
secolo d.e.v., e il
Libro
dei Maccabei
. La
cittadella fortificata fu fra gli obiettivi della rivolta degli ebrei
guidati da
Giuda Maccabeo
che nel 164 a.e.v
.
culminò con la riconquista di Gerusalemme, l’espulsione dei greci
e la rimozione delle statue degli dei pagani dal
Tempio

Quell’anno, la popolazione ebraica non riuscì tuttavia a
conquistare anche l’Acra, che fu presa solo nel 141 a.e.v. da
Simone Maccabeo.


Oggi disponiamo di prove
schiaccianti a dimostrazione che le rovine siano parte della fortezza
chiamata Acra”, spiega
Doron
Ben-Ami
, l’archeologo
dell’Autorità per le
antichità israeliane
a
capo dei lavori. 

Il primo scavo esplorativo di Ben Ami risale al
2007, quando la fondazione
Ir
David
ha presentato il
progetto per un nuovo museo che dovrebbe sorgere nei pressi dell’area
della Città di Davide, all’ombra delle mura della città vecchia. 

Lo scavo, effettuato per verificare lo stato dell’area, ha svelato
l’esistenza sottostante al suolo di un mercato islamico e,
scendendo via via ancora più sotto, di un frutteto bizantino, un
tesoro di 264 monete del VII secolo, una villa romana e infine un
sito ebraico del I secolo per i bagni rituali. Ancora oltre, gli
archeologi hanno rinvenuto alcune rocce poste a formare un 
glacis,
cioè un bastione difensivo inclinato che circonda un fossato,
scoprendo così i resti dell’Acra. 

“Abbiamo anche trovato punte
di frecce greche, fionde e pietre da lancio – aggiunge l’archeologo
-, oltre ad anfore di vino di importazione”. 

E poiché gli ebrei
osservanti bevevano solo vino autoprodotto in loco, quelle anfore
indicano la presenza di stranieri o di ebrei influenzati da una
cultura straniera.


Non si sono invece trovati segni di
una distruzione improvvisa della fortezza, come invece sosteneva
Giuseppe Flavio. Secondo il Primo libro dei Maccabei, al contrario,
Simone Maccabeo fortificò a sua volta l’Acra trasformandola nella
sua residenza. 

Questa divergenza aveva fatto emergere nell’ultimo
secolo differenti teorie, ma nessuna attestazione archeologica. La
scoperta dei resti pone altresì fine alle differenti ipotesi
formulate sulla sua esatta ubicazione. “All’epoca di Giuseppe
Flavio, Gerusalemme si era estesa a nord e a ovest e la Città di
Davide era in un punto più basso”, spiega
Bezalel
Bar-Kochva

dell’
Università
di Tel Aviv,
secondo cui l’antico storico, a proposito di Acra, riporterebbe un
racconto apocrifo di origine greca.



È una scoperta affascinante”,
commenta l’archeologo israeliano
Yonathan
Mizrachi
, alla guida del
consorzio
Emek Shaveh,
che si oppone alla costruzione del nuovo museo perché danneggerebbe
le rovine. 

Mizrachi disapprova anche che gli abitanti della zona, in
maggioranza arabi, non siano stati consultati o coinvolti. Questi
lamentano infatti che i lavori degli archeologi abbiano compromesso
la sicurezza delle loro abitazioni e che possano portare alla
dismissione del loro villaggio, Silwan.