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La letteratura migrante come bene comune

di Riccardo Bottazzo, frontierenews, 13 Aprile 2016.

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A Ferrara si apre il 15esimo
festival di scrittura migrante, un’imperdibile tre giorni sulla
letteratura migrante.


La letteratura come grimaldello per
scardinare le serrature mentali che si annidano su concetti vuoti di
significato come “clandestino” o “sicurezza”. 

La letteratura
come dialogo, come incontro tra culture, come reciproco arricchimento
di chi scrive e chi legge. 

La letteratura come mezzo per restituire
alle parole quella dignità che gli viene negata da tutte le
semplificazioni xenofobe che scavano dentro le nostre paure. 

La
letteratura, infine, come bene comune. 

Ed è proprio quest’ultimo
il sottotitolo del 15esimo convegno sul tema “Non solo acqua,
non solo aria”
, intitolato a Franco Argento, che si svolgerà
nel ferrarese da giovedì 14 a sabato 16 aprile. Una “tre giorni”
fitta di appuntamenti dedicata, come di consueto, alla letteratura
migrante. 

L’appuntamento è organizzato dal Cies (centro
informazioni ed educazione allo sviluppo)
di Ferrara, in
collaborazione con altre realtà che si occupano di migranti e di
diritti come Cittadini del Mondo, Quadrifoglio, PortoAmico, e
gode dei patrocini istituzionali di Comune, Provincia e Regione.



Come è oramai tradizione, il primo
appuntamento del festival, quello di giovedì, si svolgerà a
Portomaggiore, teatro Smeraldo alle ore 9, per poi trasferirsi al
centro Il Quadrifoglio, Pontelagoscuro, Ferrara. 

Tra le scrittrici e
gli scrittori che interverranno, segnaliamo:



Melita Richter


Nata a Zagabria, Croazia. Laureata in
sociologia all’Università di Zagabria, master in urbanistica alla
stessa Facoltà, ha collaborato a riviste specializzate e culturali
in patria, in Italia e all’estero. Dal 1980 vive a Trieste dove
lavora come sociologa, traduttrice, saggista, mediatrice culturale. 

Autrice di diverse ricerche nell’ambito della sociologia, partecipa
attivamente al dibattito internazionale sulla questione balcanica,
sull’integrazione europea e sulla posizione della donna nella
società contemporanea.



Tahar
Lamri
 



È uno scrittore algerino.
In Libia dall’79 all’84, conclude gli studi in Legge
iniziati in Algeria, con la specializzazione in Rapporti
internazionali e lavora come traduttore presso il consolato
di Francia a Bengasi, si sposta dunque in Francia.

In
Italia dal 1986, vive a Ravenna. Tra i suoi libri citiamo 
I
sessanta nomi dell’amore.



Nader Ghazvinizadeh


È nato a Bologna nel ’77, figlio di
un microbiologo iraniano e di una studentessa di lettere italiana. La
rivoluzione khomeinista ha costretto la sua famiglia a trasferirsi in
Italia dall’Iran, dove viveva. 

Ha pubblicato due libri di poesie:
Arte Di Fare Il Bagno e Metropoli. Ha trentotto anni, vive a Bologna
dove insegna Scrittura Creativa in un Collegio Svizzero



Ibrahim Kane Annour


Tuareg, nato in Niger nel 1966, fugge
in Italia nel 2007 e un anno dopo gli viene riconosciuto lo status di
rifugiato politico. Faceva la guida turistica nel deserto del Sahara,
ma è costretto a fuggire quando scoppia la ribellione del Movimento
nigerino per la giustizia (Mnj) e il governo dichiara lo stato
d’emergenza. 

È l’ennesima rivolta tuareg nella sua terra, ricca
di uranio, e tutte le guide turistiche sono sospettate di appoggiare
i ribelli, per la loro profonda conoscenza del Sahara. 

Oggi Ibrahim
vive con la famiglia a Pordenone, dove c’è la principale comunità
tuareg in Italia.



Alessandro Ghebreigziabiher


Napoletano di nascita, da bambino si
trasferisce con la famiglia a Roma. 

È autore
di romanzi e racconti brevi, nonché esponente
del teatro di narrazione, con particolare attenzione ai temi
dell’intercultura e della multietnicità. 

Nel 2005 crea a
Roma la compagnia teatrale 
Il
dono della diversità
 e
dal 2007 è il direttore artistico dell’omonimo festival di teatro
di narrazione, giunto nel 2016 alla decima edizione. Dagli inizi
degli anni ’90 impegna parte del suo tempo come insegnante e
animatore in varie realtà del terzo settore, come comunità
terapeutiche per tossicodipendenti e centri rivolti ad
adolescenti con varie difficoltà.


Da sottolineare come Portomaggiore, il
Comune dove si aprirà il festival di letteratura migrante, è una
delle aree italiane a più alta densità di migranti. Una scelta non
casuale. Cosa c’è di più migrante della letteratura?



Estratto di Tutti
gli altri lo chiamano Omero
“, di Tahar Lamri



Fra tutte le cose che mi potevano
mancare del mio paese, in questo preciso istante, niente mi manca di
più della voce del muezzin che culla le ore dall’alba al tramonto. 

Sento un dolore lancinante, sono trascinata dai capelli. 
Il mio
sangue lascia strisce sul pavimento. Strisce parallele. Il corpo
contuso, una miscela di pieno e di vuoto invade il mio corpo.
Stranamente il mio respiro è calmo e quieto, come il respiro di un
bimbo in un pomeriggio d’estate. 

I ricordi mi invadono sotto forma
di schegge e lampi. 

Il rumore delle colline e il congresso degli
uccelli che mi svegliavano nelle mattine dolci e dorate della mia
città che non rivedrò mai più. 

Un dolore lancinante, breve e
eterno nel fianco. 

Forse è un calcio.