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I coraggiosi bibliotecari di Timbuctu

di Il Post, 28 Aprile 2016.

Nel 2012
hanno trafugato di nascosto 350mila antichi manoscritti, salvandoli
dagli estremisti islamici che li avrebbero distrutti

Negli Stati Uniti è appena uscito il saggio The Bad-Ass Librarians of Timbuktu (And Their Race to Save the World’s Most Precious Manuscripts) –
“I tostissimi bibliotecari di Timbuctu (e la loro impresa per salvare i
manoscritti più preziosi al mondo)” – in cui il giornalista Joshua
Hammer racconta la storia del bibliotecario maliano Abdel Kader Haidara:
nel 2012 insieme ai suoi colleghi ha salvato 350mila antichi
manoscritti dalle forze di al Qaida, che avevano conquistato la città. 

È
uno dei rari casi in cui oggetti storici e culturali (anche se per
dimensioni molto inferiori al complesso archeologico di Palmira,
in Siria) sono stati messi in salvo da estremisti islamici, che li
avrebbero distrutti, o da trafficanti che avrebbero approfittato di una
situazione instabile.



In un articolo pubblicato sul Wall Street Journal e in uno pubblicato sul National Geographic Hammer
racconta in breve la storia di Haidara. Inizia negli anni Ottanta,
quando l’allora giovane bibliotecario viaggiò nel deserto del Sahara e
lungo le rive del Niger per recuperare e mettere in salvo decine di
migliaia di antichi testi della tradizione islamica e secolare del Mali. 

Fino al 1993 Haidara lavorò all’Istituto Ahmed Baba di Timbuctu, un
importante archivio fondato negli anni Sessanta dall’Unesco.

Oggi
Abdel Kader Haidara ha 51 anni. 

Nell’aprile del 2012, di ritorno da un
viaggio di lavoro, trovò Timbuctu sotto il controllo di un migliaio di
estremisti islamici legati ad al Qaida. Temendo che le centinaia di migliaia di rari manoscritti arabi
conservati nelle biblioteche e negli archivi della città (oltre che
nella sua collezione privata) fossero distrutti, Haidara organizzò
un’operazione di salvataggio insieme ai colleghi dell’associazione delle
biblioteche di Timbuctu, che aveva fondato 15 anni prima. 

Temeva che
gli islamisti avrebbero distrutto i manoscritti perché mostravano una
visione tollerante dell’Islam: risalgono perlopiù al XV e XVI secolo,
quando la città era un importante snodo commerciale e ospitava più
di 150 università. Alla fine di questo periodo, a causa dell’invasione
dell’esercito marocchino, gli studiosi maliani furono venduti come
schiavi a Fez, e Timbuctu subì un declino culturale.




Nella collezione privata di Haidara ci sono testi di astronomia,
poesia, matematica e medicina scritti in un periodo di grande sviluppo
culturale del Nord Africa. 

Il pezzo con più valore è un’edizione del Corano
di piccole dimensioni realizzato nel XII secolo: le pagine sono fatte
di pelle di pesce essiccata e alcune lettere del testo, scritto in
inchiostro blu, sono decorate con gocce d’oro.

Haimara
ci aveva visto giusto: nel gennaio del 2013 i miliziani di al Qaida
diedero fuoco all’Istituto Ahmed Baba di Timbuctu, che conservava tra
60mila e 100mila manoscritti in contenitori climatizzati per evitarne il
deterioramento. 

Nel frattempo Haidara era riuscito a metterne molti al
riparo. Qualche mese prima aveva vinto una borsa di studio
della Fondazione Ford di circa 10 mila euro per andare a studiare
inglese a Oxford e riuscì a convincere la fondazione a utilizzare il
denaro per far uscire i manoscritti da Timbuctu. Insieme a parenti,
archivisti, impiegati delle biblioteche e guide turistiche della città
organizzò il trasporto dei manoscritti da Timbuctu alla capitale del
Mali, Bamako, più a est e fuori dal controllo di al Qaida.

Haidara
e i suoi aiutanti comprarono delle casse di metallo e di legno,
utilizzarono barili di benzina come contenitori e studiarono un percorso
a tappe per far viaggiare in modo sicuro il carico di manoscritti. 

Per
otto mesi, di notte, centinaia di volontari portarono le casse caricate
sugli asini da un posto sicuro all’altro. 

Il “contrabbando” di
manoscritti era difficile soprattutto a causa dei checkpoint: quelli dei
jihadisti nella zona intorno a Timbuctu, e quelli dell’esercito del
Mali nella zona sotto il controllo del governo. 

Alcuni manoscritti
vennero anche danneggiati durante le perquisizioni di soldati e
guerriglieri in cerca di armi. 

Nel gennaio del 2013 l’esercito francese
intervenne nel Nord del Mali: nel frattempo gli islamisti avevano
distrutto 4.000 manoscritti di Timbuctu, una piccola percentuale se si
considera che in totale la città ne ospitava quasi 400mila prima nel
2012. 

Oggi Haidara vive a Bamako e vorrebbe riportare i manoscritti a
Timbuctu, ma la situazione nel Nord del Mali è ancora instabile.