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L’Africa è pronta, il prossimo Einstein sarà qui.

di Antonella Sinopoli, vociglobali, 31 Marzo 2016.
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Logo Prize for Africa
E se il
prossimo Einstein fosse africano? E se fosse già lì, riflettendo e
sperimentando?

Abituati come siamo a pensare al
continente come luogo di bisogni e carenze viene difficile
immaginarlo nel suo
potenziale
di creatività e ingegno

E non parliamo dell’ingegno legato ai piccoli adattamenti
quotidiani per cui, certo, gli africani sono maestri. Parliamo di un
ingegno che cambia e cambierà il modo di fare le cose, di affrontare
problemi, di migliorare la vita di tutti. Anche altrove, non solo in
Africa.

Dalla realizzazione di biciclette
in bamboo
a ricerche sull’effetto
dell’alluminio
di cui è composta buona parte degli utensili
usati in Africa; dalle piattaforme il cui scopo è ridurre
la mortalità infantile
all’uso della tecnologia solare e di
biomasse per trasporti alternativi. 

Questi e molti altri ancora sono
gli esempi e il risultato di ricerche e applicazione dell’ingegno
che si stanno sviluppando – e da tempo – sul continente.

Al Maker
Faire
, che dal 2009 al 2014 ha
acceso i riflettori sui giovani talenti africani, si affiancano altri

eventi che mirano a conoscere e a far conoscere nuove scoperte e idee
in ogni settore
: dalla
medicina alla tecnologia, dalle ICT all’arte del riciclo.


Il Maker
Faire
è stato una sorta di trampolino di lancio, un appuntamento
offerto a
chi aveva bisogno di una vetrina
per far conoscere la propria
creatività.

Ma ora sta accadendo molto di più. 
Si
è da poco concluso a Dakar il primo
Next
Einstein Forum

Obiettivo: portare fuori
dall’ombra i giovani scienziati africani

Circa 1.000 i partecipanti, di cui il 50%
con un’età al di sotto dei 42 anni. 

L’iniziativa – a cura dell’African
Institute for Mathematical Sciences
(AIMS) in partnership con la
Robert
Bosch Stiftung
, sarà una sorta di campo di lavoro che mobiliterà
le menti più brillanti per affrontare e risolvere i problemi più
pressanti del continente (ma non solo del continente africano)
attraverso la tecnologia, l’ingegneristica, la matematica e le
scienze sociali… ()


Come altrove nel mondo, la carenza di
fondi e investimenti, è una delle difficoltà che giovani talenti –
lavorino in gruppo o da soli – si trovano ad affrontare. 

E il NEF,
a questo proposito, vuole rappresentare anche una voce collettiva per
spingere all’impegno governi e privati per stimolare e tenere in
piedi la ricerca.


I punti essenziali del progetto NEF
sono stati riassunti nella
Dichiarazione
di Dakar
,
sottoscritta anche dai capi di Stato africani presenti all’incontro.
Alla voce “Investimenti” c’è l’impegno ad aumentarli, nel
settore della scienza e della tecnologia con lo scopo di raggiungere
lo 0.7% del Prodotto Interno Lordo entro il 2020 e l’1% entro il
2025.

La Dichiarazione si concentra anche
sul ruolo dei giovani e delle donne  riconoscendo la difficoltà
per queste ultime di accedere o terminare l’educazione, soprattutto
nell’ambito dei programmi STEM, Scienza, Tecnologia, Ingegneristica
e Matematica. 

L’impegno, in questo caso, è di assicurare l’accesso
e l’incremento delle donne a tali programmi di studi e
l’inserimento nel mondo del lavoro.

Per fortuna, una volta tanto, non si
tratta solo di promesse. 

L’AIMS non solo propone workshop,
conferenze, tutoraggio e training, ma ha già a disposizione fondi
per scolarship che mette a disposizione, ovviamente,  per gli
studenti più dotati. Finanziamenti spesso derivati da
donazioni
che non arrivano dall’estero

ma da filantropi africani
o di origine africana
, spesso essi stessi scienziati.

E da oggi ogni Paese africano ha il
suo
ambasciatore per la
scienza
, 54
ambasciatori per 54 Paesi
. Nominati durante le giornate di Dakar,
avranno il compito di sostenere non solo le attività del Next
Einstein Forum, ma di rappresentare la crescita e la diffusione della
filosofia che sta dietro lo sviluppo della ricerca nel continente
africano. 

Qualcosa che è molto più di un riscatto, presenze reali
per progetti veri e già in corso. 

A Dakar ne
sono stati presentati
di innovativi, originali e, soprattutto,
utili.

Nel frattempo appuntamento già
fissato al 2018, stavolta a Kigali.

Prima di quello, però, di innovazione
in Africa si parlerà di nuovo molto presto.  

Il prossimo giugno
è in programma a Gaborone, capitale del Botswana, l’
Innovation
Prize for Africa
.
Arrivato alla sua quinta edizione, il
tema di quest’anno è inequivocabile,
Made
in Africa

Un vero evento
pan-africano catalizzatore di idee che mirano a dare contributi
concreti allo sviluppo del continente. 

Finora
l’IPA ha attratto 6.000
innovatori
provenienti da 50 Paesi africani.

Basta sfogliare la pagina
delle nomination e dei vincitori
degli anni scorsi per rendersi
conto della misura dei partecipanti (e dei vincitori) delle
precedenti edizioni.

Di scienziati e innovatori l’Africa
è piena, insomma. Basta guardarsi in giro. 

E se magari volete
saperne di più, basta seguire l’hashtag
#africaseinsteins.