FOCUS ON AFRICA. Un po’ di pace nella Repubblica Centrafricana
Federica Iezzi 9 febbraio 2019 |
Il tradizionale appuntamento del sabato con il continente africano apre con il governo di Bangui che sigla un accordo con 14 gruppi armati attivi nel paese. In Congo torna Ebola e in Costa d’Avorio l’ex presidente Gbagbo, rilasciato dalla Corte penale internazionale.
Repubblica Centrafricana
Il governo di Faustin Archange Touadera ha siglato un accordo di pace con 14 gruppi armati, che controllano la maggior parte del Paese, dopo due settimane di colloqui nella capitale sudanese, Khartoum. L’accordo di pace è stato annunciato dall’Unione Africana, ma i termini non sono stati immediatamente pubblicati.
I colloqui a Khartoum miravano a raggiungere un accordo e istituire un comitato di controllo per cercare di stabilire la pace in un Paese devastato dalla guerra dal 2012. Questo è l’ottavo accordo da quando sono iniziate le ostilità.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha concordato un possibile alleggerimento dell’embargo sulle armi nella Repubblica Centrafricana per consentire forniture di armi alle forze governative che combattono le milizie. L’embargo sulle armi è stato imposto nel 2013 dalle stesse Nazioni Unite, quando il governo di François Bozizé, è stato rovesciato dai ribelli Seleka, principalmente musulmani.
La Francia è intervenuta militarmente sotto mandato Onu, spingendo i Seleka al potere, e per contribuire a ripristinare la stabilità è stata istituita una missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite (Minusca). Migliaia di persone sono state uccise durante le violenze e un quarto dei 4,5 milioni di abitanti del Paese ha abbandonato le proprie case a causa dei disordini.
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Costa d’Avorio
Il Tribunale Penale Internazionale ha ordinato il rilascio condizionale dell’ex presidente della Costa d’Avorio, Laurent Gbagbo, dopo che è stato assolto dalle accuse di crimini contro l’umanità il mese scorso. L’ex presidente è stato processato per omicidio, stupro, persecuzione e altri atti disumani commessi dalle forze pro-Gbagbo all’indomani dei contestati sondaggi del 2010.
Gbagbo è in custodia del Tribunale Penale Internazionale dal 2011. La Costa d’Avorio è uno stato membro del Tribunale Penale Internazionale, ma lo stesso organo potrebbe essere riluttante a mandare Gbagbo in patria. Gbagbo era stato trattenuto in detenzione in attesa di obiezioni da parte dei pubblici ministeri, che avevano in programma di presentare appello per l’assoluzione.
Più di 3mila persone sono morte negli scontri tra Gbagbo e la sua rivale sostenuta a livello internazionale, Alassane Ouattara, che è l’attuale presidente della Costa d’Avorio.
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Repubblica Democratica del Congo
L’epidemia del virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo è la seconda più grande nella storia dopo l’epidemia dell’Africa occidentale del 2014. Una tempesta di fattori complementari complica la diffusione dell’infezione: conflitto armato, instabilità politica e sfollamento di massa.
Di fronte a una complessa crisi umanitaria in evoluzione e alle recenti elezioni politiche, secondo quanto annunciato dalla rivista scientifica The Lancet, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe convocare il comitato di emergenza e prendere in considerazione la dichiarazione di un’emergenza sanitaria pubblica di preoccupazione internazionale (Pheic).
I casi di Ebola sono più che triplicati dall’inizio dei contagi, con un’impronta geografica ampliata in 18 zone del Paese. E il rischio di diffusione trans-frontiera della malattia in Uganda, Rwanda e Sud Sudan è elevato. Negli ultimi 6 mesi, almeno 300mila rifugiati della Repubblica Democratica del Congo hanno attraversato l’Uganda, aggiungendosi a una popolazione di rifugiati di circa un milione.