Perché Trump ha annullato l’attacco contro l’Iran
Il Post 22 GIUGNO 2019 |
Lui ha detto che voleva evitare i morti, ma secondo la stampa americana ci sarebbero altri motivi, tra cui un opinionista di Fox News.
Giovedì sera il presidente statunitense Donald Trump ha deciso di annullare un’operazione militare contro l’Iran che lui stesso aveva approvato poco prima, e che avrebbe potuto portare a una rapida e significativa escalation di tensione tra i due paesi nella regione del Golfo Persico. Trump, in maniera del tutto inusuale, ha spiegato quello che era successo su Twitter, sostenendo di avere annullato l’attacco a dieci minuti dal suo inizio perché «un generale» gli aveva detto che avrebbero potuto morire 150 persone. Sarebbe stato un bilancio per lui troppo alto, se si considera che l’operazione avrebbe dovuto essere una ritorsione per l’abbattimento di un drone statunitense di cui si era reso responsabile l’Iran.
La decisione di Trump di annullare l’attacco, e probabilmente evitare un ulteriore aumento della tensione già molto alta da settimane, non è stata spiegata in maniera esaustiva e secondo diversi giornali americani non sarebbe spiegabile solo con il timore di uccidere 150 persone.
Come si sa, all’interno del governo di Donald Trump ci sono parecchie divisioni riguardo alla politica estera del paese: alcuni dei più importanti consiglieri del presidente, tra cui il consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton, sono considerati dei “falchi”, ovvero quasi sempre favorevoli ad adottare un approccio molto aggressivo contro gli avversari degli Stati Uniti; altri membri del governo, soprattutto all’interno del dipartimento di Stato, sono invece più prudenti e in diverse occasioni hanno fatto pressioni su Trump per convincerlo a prendere la via della diplomazia. Lo stesso Trump, ha scritto il New York Times, ha esitato più volte «a premere il grilletto: nonostante la sua personalità pubblica sia belligerante e conflittuale, è successo che Trump si tirasse indietro dall’uso della forza, convinto che gli Stati Uniti abbiano sprecato troppe vite e troppi soldi in inutili guerre in Medio Oriente, e timoroso di ripetere gli errori compiuti dai suoi predecessori».
L’incertezza su cosa fare con l’Iran dopo l’abbattimento del drone, però, potrebbe non essere stata dovuta solo alle idee molto diverse all’interno del governo e alla scarsa predisposizione mostrata da Trump, almeno finora, a ordinare attacchi militari. Secondo i giornali americani, potrebbero esserci stati almeno altri due motivi che avrebbero spinto Trump ad annullare l’attacco contro l’Iran all’ultimo minuto.
Il primo riguarda i dubbi degli Stati Uniti sulla posizione esatta del drone nel momento dell’abbattimento. Inizialmente la notizia dell’abbattimento era stata data dalle Guardie rivoluzionarie iraniane, potente unità militare di élite dell’Iran, che avevano sostenuto che il drone avesse violato lo spazio aereo iraniano e che fosse stato colpito sopra la città di Kuhmobarak, nella provincia di Hormozgan. Il governo americano aveva invece sostenuto pubblicamente che il drone fosse rimasto nello spazio aereo internazionale, e che quindi non ci fosse stata alcuna violazione. Secondo un importante funzionario dell’amministrazione Trump sentito dal New York Times, però, il governo americano non sarebbe stato del tutto sicuro dell’esatta posizione del drone: potrebbe essere stato commesso un errore, e in quel caso la gravità dell’attacco iraniano sarebbe stata molto minore.
Il secondo fattore che potrebbe avere spinto Trump a cambiare idea all’ultimo minuto è Tucker Carlson, ospite fisso di Fox News, praticamente l’unico canale di informazione via cavo che tratta il presidente in maniera benevola (Trump passa moltissimo tempo davanti alla televisione, come ha confermato di recente una tabella dei suoi orari lavorativi arrivata alla stampa). Mentre diversi suoi consiglieri alla sicurezza nazionale gli consigliavano di agire militarmente contro l’Iran, per giorni Carlson aveva sostenuto a Fox News che rispondere alle provocazioni di Teheran con la forza sarebbe stata una follia: se Trump avesse portato gli Stati Uniti in guerra, avrebbe potuto salutare definitivamente le sue possibilità di rielezione. Diversi osservatori credono che sia stato influenzato dalle posizioni di Carlson, che avrebbe alimentato un dubbio che Trump forse già aveva prima della decisione definitiva.
Al di là dei reali motivi che hanno portato ad annullare un attacco militare già deciso, per lo più pochi minuti prima del suo inizio, l’intera vicenda ha mostrato ancora una volta quanto il processo decisionale di Trump sia diverso da quello degli altri presidenti americani suoi predecessori, basato molto di più sull’istinto invece che sulle istituzioni di governo.
Quello dell’abbattimento del drone è stato l’ultimo di una serie di episodi che hanno provocato un aumento significativo della tensione nei rapporti tra Stati Uniti e Iran nelle ultime settimane. Tra le altre cose, il governo americano aveva accusato l’Iran di essere responsabile degli attacchi alle petroliere nel golfo dell’Oman e aveva deciso di aumentare la sua presenza militare nell’area; l’Iran aveva minacciato di aumentare le riserve di uranio arricchito in violazione dell’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 – accordo da cui peraltro gli Stati Uniti sono usciti – e aveva accusato gli Stati Uniti di voler destabilizzare la regione.