Di tedeschi, nazisti, ebrei e sionisti…
Luis Ernesto Sabini Fernández 13/08/2019 |
Perché i tedeschi hanno dovuto spiegare la loro posizione e relazione rispetto al nazismo?
Tradotto da Alba Canelli
Indubbiamente, perché il Terzo Reich ha perso la Seconda Guerra Mondiale. Di conseguenza, la sua popolazione ha persino dovuto sopportare il diffuso sospetto di collusione con il regime nazista, che all’epoca era indubbiamente popolare. Sono stati esposti anche a teorie come quelle di Daniel Goldhagen sull’impronta etnica sul comportamento umano (tedeschi come “carnefici volontari” del nazismo).
Con il passare del tempo e gli alti e bassi, specialmente quelli subiti dai palestinesi (ma non solo), ci si chiede perché gli ebrei non siano tenuti a definire la loro posizione rispetto a Israele. Perché Israele, nato come colpo di mano in stile pirata, anche se molto coperto da atti di amparo (ad esempio, dalle “Grandi potenze” dell’epoca), sta entrando in un vortice di brutalità e violenza ancora peggiore dei momenti fondatori. E sempre più impune.
Non si tratta di un confronto letterale o esaustivo tra Israele, bandiera della democrazia occidentale, e il Terzo Reich di triste memoria. Il tedesco è considerato nazionale e l’ebraico è più ambivalente; può essere religioso, idiomatico o culturale, anche se con lo Stato di Israele è diventato sempre più nazionale.
Tuttavia, gli ebrei in generale, e i progressisti in particolare, svolgono le loro attività sociali, politiche e intellettuali come se non avessero nulla da dire o a che fare con quanto sta accadendo in Israele [2].
Questo, in termini puramente personali, è accettabile, ma socialmente considerato, pensando ai legami comunitari o di nazionalità, anche tribali, la responsabilità è diversa; la responsabilità è parte di tutti, sia che la assumano o la ignorino. O fingano di ignorarla.
Se tale era la situazione con la realtà israeliana, quella della sua nascita e del suo impianto manu militari, la responsabilità aumenta incommensurabilmente con l’espansione del peso e del potere sionista in tutto il mondo; si pensi al Sudan meridionale, Honduras, Colombia, Iraq, Libano, Siria, Iran, dalla parte castigata del pianeta, e nel Regno Unito e in generale in Europa e, fondamentalmente negli Stati Uniti, dalla parte favorita di quello stesso pianeta…
La tesi presentata all’inizio è che i tedeschi hanno dovuto, dovrebbero, e devono anche rendere conto perché hanno perso la guerra mondiale, perché sono usciti dal circolo aurico dell’umanità e sono passati a quello di coloro che, appunto, devono rendere conto.
Attraverso il consolidamento dello Stato di Israele come presunto Stato sovrano; cosa non così chiara se si considera la costruzione politica che chiamiamo Israele, che per alcuni è “la portaerei statunitense nel Mediterraneo orientale” (una versione sempre più obsoleta del progresso occidentale), per altri il cinquantunesimo Stato dell'”Unione” con funzioni particolarmente direttive all’interno degli Stati Uniti, e per altri, infine, parte di un’intesa che merita di essere chiamata Tripla per una configurazione di potere combinato e globale, tra élite del Regno Unito, Israele e Stati Uniti (con la loro città e Wall Street incluse; non sappiamo se Israele ha un equivalente all’interno dei suoi confini diffusi; Non possiamo trovarlo su internet). [lo stanno costruendo a Gerusalemme, nota da Tlaxcala]
La seconda e, soprattutto, la terza opzione può essere vista, ad esempio, nella politica dei “5 occhi” (che sono 6) della rete Echelon[3].
Come risultato della 2° guerra mondiale, gli ebrei non hanno bisogno di essere ritenuti responsabili. Fortunatamente, ci sono ebrei come quelli menzionati sopra.[4].
C’e’ un motivo per queste demarcazioni, queste prese di posizione. Perché ci troviamo in una situazione più problematica, più difficile che in altri momenti culturali del passato. Siamo sempre più nel campo di una polizia del pensiero.
E questo, nelle sue due varianti più note, le due con impronta israeliana.
Da un lato, abbiamo gli sviluppi tecnologici di sicurezza in cui Israele è in prima linea con interventi sempre più sofisticati per ascoltare, vedere, registrare …. tutto. E’ già molto più dell’incubo di Echelon. C’è la capacità tecnologica di convertire, ad esempio, ogni telefono cellulare, anche quando è spento, in un microfono con una portata di molti metri. Inoltre, i vecchi sistemi di ascolto telefonico sono paleolitici. Il paesaggio urbano, gli interni di veicoli di ogni tipo, stanno diventando palcoscenici di un teatro mondiale, generalmente inconsapevole, involontario [5]. Israele si è specializzato nella produzione di tali dispositivi di omnicaptazione.
E accanto a questa tecnologia di sorveglianza, c’è un’altra polizia del pensiero….. quella del politicamente corretto.
Per la sua costituzione, il sionismo ha svolto un ruolo essenziale. Attraverso la costruzione di storie come, ad esempio, quella di “Israele democratico” (trattandosi di una società razzista e colonialista), o i processi di Norimberga del 1946 come se fossero stati oggettivi, o, ad esempio, il culto dell'”Olocausto”. Uno storico americano, Norman Finkelstein, proprio un ebreo, per aver affrontato quest’ultima domanda nel suo eccellente L’industria dell’Olocausto (la cui tesi è che l’evento, così presentato, “ha qualche somiglianza con la realtà, anche se remota”), da quando ha diffuso il frutto della sua ricerca, è stato privato delle sue cattedre universitarie negli Stati Uniti. Finkelstein è sotto assedio da anni attraverso una congiura di silenzio.
Come risultato di questa guerra dell’informazione, abbiamo già leggi in paesi ipersensibili a causa dei loro antecedenti, come la Francia e la Germania, che considerano antisemita qualsiasi critica a Israele. E di conseguenza abbiamo già esseri umani arrestati e imprigionati perché hanno considerato il boicottaggio dei prodotti israeliani dato che essi maltrattano, affamano e uccidono impunemente i palestinesi. Boicottare, noti bene il lettore, a non danneggiare, non usare la violenza.
Quell’atroce asimmetria contemporanea che Richard Falk riassume così bene quando ricorda i 15 anni del muro di 700 km costruito dagli israeliani nel 2004 all’interno dei territori conquistati: “frammentando comunità e quartieri palestinesi, dividendo i contadini dalle loro terre coltivate e costituendo un costante, ineludibile richiamo alla natura dell’oppressione israeliana”. [6]
Se criticare Israele diventa un atto antisemita, dov’è il diritto alla critica o alla libertà accademica, per esempio?
Nella maggior parte dei paesi europei la storia del sionismo, del nazismo e dell’ebraismo è ora scritta. Assolutamente. Inamovibile. Reinvestigare, dare un’altra angolazione, un’altra informazione, è diventato un crimine.
E’ la facile e semplice sostituzione delle conoscenze storiche con la versione ufficiale. Il sogno – stalinista per alcuni, biblico per altri – incarnato come rivelazione.
Così, tutte le critiche a Israele sono antisemite, indagando sulla morte degli ebrei per mano dei nazisti è fissato in anticipo (ad esempio, a 6 milioni e il relativo risarcimento). E tutti coloro che dubitano, hanno qualche osservazione, ogni obiezione, sono collocati nel campo “antisemita” (termine impreciso se ce ne sono, perché “semita” non è nemmeno un popolo, ma una famiglia idiomatica)[7].
Ovviamente, la polizia del pensiero non si applica solo alla salvaguardia dell’immagine di Israele. Guardiamo un altro esempio, così diverso: una star australiana del rugby, etnicamente di quel continente, evangelista cristiano – Israel Folau – ha recentemente condannato in un messaggio di Instagram “omosessuali, adulteri, bugiardi, fornicatori” assicurando che l’inferno li attendeva….. ed è stato espulso dalla federazione australiana di rugby e socialmente segregato.
Ritengo che le sue opinioni siano spregevoli, ma condannarlo per esse è molto più grave.
La polizia del pensiero, vecchio incubo di anti-utopisti, sta diventando realtà e il motore attitudinale di questo annegamento della libertà di pensiero è portato avanti attraverso la saturazione dell’informazione e dell’intrattenimento e la configurazione delle mentalità.
Calvin (Jean Calvin) aspirava a conoscere tutti i passi dei suoi concittadini, dal momento in cui si alzavano fino al momento in cui andavano a letto, per sottometterli biblicamente alla virtù. La sua città, Ginevra, all’epoca – XVI secolo – aveva circa 23.000 abitanti.
L’aspirazione di “una polizia di virtù”.
Oggi, questo incubo sta diventando una realtà per miliardi di esseri umani.
Note
[1] Qualcosa che era accaduto anche con il nazismo; una politica reattiva, bellicosa e aggressiva che ne accentuava gradualmente i tratti fino a raggiungere atroci persecuzioni e punizioni contro i suoi nemici e le sue vittime.
[2] Con l’eccezione, naturalmente, degli ebrei che hanno preso le distanze dal progetto sionista, spesso a rischio delle loro posizioni e persino della loro vita.
[3] Fondata nel 1948 da Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda, è stata ampliata una sola volta nel 2004…. con Israele.
[4] A titolo di esempio: Marek Edelman, il bundista, sopravvissuto polacco degli anni ’40 che si rifiutò di accettare un invito da Israele, come “eroe ebreo” negli anni ’50. O le migliaia di eredi di Neturei Karta. O ricercatori e storici come Ilan Pappe, David Comedi, Gilad Atzmon e tanti altri che hanno rotto con Israele e la sua geopolitica globale, che lo storico Miguel Ibarlucía ha giustamente definito “fascismo di successo” (tesi di dottorato).
[5] In Argentina, Chacho Álvarez ha denunciato questa tecnica alla fine degli anni Ottanta o all’inizio degli anni Novanta.
[6] “Remembering the World Court Advisory Opinion on Israel’s Separation Wall After 15 Years (Ricordando il parere consultivo della Corte mondiale sul muro di separazione di Israele dopo 15 anni), News & Analysis, Palestina, 12 luglio 2019.
[7] Anche se negli ultimi 20 anni, l’Academia de la Lengua Española ha accettato di limitare il significato del termine a “contrario” o “nemico” degli ebrei.