EGITTO. Lettera a mio marito, Ramy Shaath, prigioniero di coscienza
Nena News 05 set 2019 |
Céline Lebrun scrive una lettera d’amore e di sostegno politico al compagno sposato appena un anno fa e da due mesi in una cella di un carcere egiziano per aver condannato le pratiche repressive del regime di Abdel Fattah el Sisi.
(traduzione di Pino Dragoni)
Ramy, amore mio, Oggi dovremmo essere insieme e festeggiare il nostro primo anniversario di matrimonio. Ma sono passati ormai quasi due mesi da quando gli uomini della Sicurezza di Stato egiziana, incappucciati, armati e vestiti di nero, ti hanno portato via da me in piena notte. Per te due mesi passati a dormire in una cella stretta e soffocante.
Abbiamo tentato di tutto per riuscire a parlarci o a scriverci, ma ce lo hanno negato. Perciò spero che questa lettera ti arrivi. So che sei arrabbiato perché non sei qui con me. Avresti voluto rendere questo anniversario indimenticabile, come è stato il nostro matrimonio, come sai fare tanto bene in tutto quello che fai. Vorrei stringerti e dirti di non fartene una colpa.
Ti hanno arrestato perché hai osato essere orgogliosamente egiziano e palestinese. Hai osato resistere alla cappa di oppressione che si è abbattuta sull’Egitto, cancellando le aspirazioni dei suoi disillusi giovani rivoluzionari. Hai osato opporti alla partecipazione dell’Egitto alla conferenza israelo-statunitense di Manama. Hai osato resistere alla svendita del diritto all’autodeterminazione del tuo popolo. Ma io mi sono innamorata del tuo essere resistente, allo stesso tempo resiliente e vulnerabile. Mi sono innamorata della tua rettitudine, a volte fastidiosa per la sua logica e la sua franchezza senza compromessi. Comprendo la vita che hai scelto, in difesa dei diritti del tuo popolo, egiziano o palestinese che sia, di vivere in libertà, giustizia e dignità, e i sacrifici che questo comporta. Ho scelto di condividere questa vita sposandoti, e non mi pento di nulla. Certo, dal momento in cui ci hanno separato non è stato sempre semplice. Dirti arrivederci, senza sapere quando ti avrei rivisto, è stata la cosa più dura che io abbia mai fatto. “Avanti, avanti!” ci incalzavano. Prima che tu sparissi nella notte in quel furgone ho catturato un’ultima istantanea di te, il tuo volto. Poi hanno fatto salire me in un furgone. Mentre mi portavano all’aeroporto ho guardato per un’ultima volta scorrere questa città del Cairo, che ha visto crescere e sbocciare il nostro amore. Questa città che amo nonostante tutti i suoi difetti. Non so quando la rivedrò di nuovo.
Arrivata a Parigi, sono passate sei lunghe settimane di silenzio e di attesa, nella speranza di una soluzione rapida e diplomatica della situazione. Camminando per le vie della città, non avrei mai creduto che ci si potesse sentire in esilio nel proprio paese. Perdendo la nozione del tempo, la mia vita ormai è cadenzata dai giorni delle udienze e delle visite, uniche occasioni per me di avere tue notizie e di farti arrivare le mie. Sempre molto razionale e protettivo, anche dalla tua cella, ogni messaggio che mandi è accompagnato da una lista di cose da fare per fare in modo che alla tua famiglia non manchi niente. Così so che ti mantieni forte.
Due giorni fa però ho ricevuto un pacchetto. Dentro c’era un braccialetto e alcune righe di tua figlia in cui mi spiegava che il braccialetto ti era stato regalato da alcuni giovani detenuti con te e che tu lo avevi indossato prima di darlo a lei perché lo desse a me. Avevi anche fatto dei fiori di carta, ma non ti hanno autorizzato a darglieli. Sorrido. È che sei anche un romantico. Mentre leggevo e rileggevo la lettera, con il braccialetto in mano, le lacrime hanno cominciato a scorrere fino a offuscarmi la vista. È stata la prima e unica volta che ho pianto. Dalla notte che ci hanno separato, ho fatto di tutto per essere forte e riuscire a lottare per te e all’altezza della tua battaglia, ma in questa stanza sola, a migliaia di chilometri di distanza, questa lettera e questo braccialetto mi hanno disarmato.
Ripenso allora alla tua voce, alle tue parole e ai tuoi sguardi, sereni e rassicuranti nel mezzo della tempesta, mentre gli agenti della Sicurezza di Stato stravolgevano il nostro mondo.
“Andrà tutto bene. Presto saremo di nuovo insieme”. Non posso regalarti niente per il nostro anniversario ma ti prometto di lottare perché tu possa ritrovare ciò che ti hanno tolto ingiustamente. La tua libertà.
Buon anniversario amore mio.
Céline