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Il bicchiere mezzo pieno. Le buone notizie.

Di Gianluca
Testa
,
buonenotizie.corriere, 29 Marzo
2016
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L’arte
che comunica, l’arte che cura, l’arte che (ri)concilia.
Sì, perché
l’accessibilità non è solo un problema di barriere fisiche.
E così a
Firenze il Museo Marino Marini apre le porte ai malati di
Alzheimer
e ai loro familiari. L’obiettivo? Rendere l’arte
accessibile alle persone con demenza e offrire l’opportunità di
vivere un’esperienza “trasformativa” attraverso un percorso di
ricerca della propria identità. Il museo si rende quindi attore
della vita sociale.
Ma non è
la prima volta che accade.
Già da
alcuni anni il settore musei della Regione Toscana ha infatti
sviluppato e condotto “L’arte tra le mani”, ovvero un progetto
d’inclusione per le persone affette da Alzheimer in cui sono
coinvolti anche tutti coloro che se ne prendono cura.
Stavolta
l’esperienza italiana guarda oltre il confine e si confronta con
l’Europa, sia sul piano metodologico (approccio relazionale) sia su
quello delle politiche di sostegno.
E’ così
che da martedì 22 marzo, nell’Auditorium di Sant’Apollonia
e al Museo Marino Marini si collezioneranno storie, voci e
testimonianze: dal Lehmbruck Museum di Duisburg (Germania) al
Butler Gallery di Kilkenny (Irlanda) fino alla National
Gallery of Art
di Vilnius (Lituania).
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Una
giornata di studio (“Musei, Arte e Alzheimer”) che s’inserisce
nel progetto europeo di formazione “MA&A Museums Art &
Alzheimer’s
”, finanziato nell’ambito dei fondi Erasmus+
2015 e di cui il Museo Marino Marini è project leader.
«La nostra
intenzione – dicono i promotori – è di porre le basi per un
ponte fra il mondo dei musei e il settore socio-sanitario. Solo in
una prospettiva integrata le attività museali possono contribuire a
creare una società amichevole nei confronti delle persone con
demenza».