Poesia del giorno. Linda Hull
di
Redazione Italia, 30 Aprile 2016
Redazione Italia, 30 Aprile 2016
JACKSON
HOTEL
HOTEL
A volte dopo
ore di vino riesco quasi a vedere
ore di vino riesco quasi a vedere
la notte che
plana, bassa alle spalle del porto
plana, bassa alle spalle del porto
lungo le
interminabili vie di vetrine
interminabili vie di vetrine
oltre i
manichini dai gesti perfetti.
manichini dai gesti perfetti.
Lascio
l’acqua fumante sul fornello a gas
l’acqua fumante sul fornello a gas
e a volte
riesco a sfuggire al mio corpo,
riesco a sfuggire al mio corpo,
quasi trovo
l’unica parola che evita le sere
l’unica parola che evita le sere
che non
assolvono niente, un inverno vissuto da sola
assolvono niente, un inverno vissuto da sola
e al freddo.
Stanze in cui in qualche modo sposi
Stanze in cui in qualche modo sposi
i lutti di
estranei che tremano
estranei che tremano
sulle pareti
come le mani
come le mani
della
ballerina della porta accanto, luminosa
ballerina della porta accanto, luminosa
di
metredina, che tamburella sui muri per ore
metredina, che tamburella sui muri per ore
farfugliando
dell’argento che giura
dell’argento che giura
riveste
l’edificio, i corridoi
l’edificio, i corridoi
dove ogni
notte gli ubriachi biascicano
notte gli ubriachi biascicano
il solito
rosario finché non ammutoliscono
rosario finché non ammutoliscono
sotto ai
numeri ossidati, alle lampadine
numeri ossidati, alle lampadine
che sono le
stelle di ogni soffitto.
stelle di ogni soffitto.
Vi devo dire
che ho paura di starmene qui
che ho paura di starmene qui
a perdere me
stessa nell’ora del lento cancellarsi
stessa nell’ora del lento cancellarsi
al punto di
non riconoscere me stessa se non da questo peso
non riconoscere me stessa se non da questo peso
freddo,
questa mano sul mio grembo, supina.
questa mano sul mio grembo, supina.
Voglio
fermare le mani della ballerina
fermare le mani della ballerina
tra le mie,
parlare del perdono
parlare del perdono
e di ciò
che ci lasciamo alle spalle—facce
che ci lasciamo alle spalle—facce
e città, i
piccoli imprevisti
piccoli imprevisti
delle notti.
Non dico niente, ma
Non dico niente, ma
appoggiata
al davanzale, la guardo che esce
al davanzale, la guardo che esce
nel momento
in cui
in cui
i primi taxi
cominciano a muoversi appena
cominciano a muoversi appena
alle luci di
Chinatown, alimentati
Chinatown, alimentati
da un
desiderio triste e umano. La guardo svanire
desiderio triste e umano. La guardo svanire
in fondo
alla via finché è solo uno sbaffo
alla via finché è solo uno sbaffo
viola nel
cerchio del mio fiato. Figura tanto minuta
cerchio del mio fiato. Figura tanto minuta
che la
potrei tenere nella coppa delle mie mani.
potrei tenere nella coppa delle mie mani.