General

Perchè sono fortunata ad avere un passaporto siriano

30 Settembre 2016

Questo post fa parte di una serie speciale [en] di articoli intolata “Dispacci dalla Siria: Marcell Shehwaro racconta la vita ad Aleppo” [tradotti in italiano finora, elencati dal più recente: 1, 2, 3, 4, 5]. Questi pezzi della blogger e attivista Marcell Shehwaro descrivono la vita quotidiana in Siria durante il conflitto armato in corso tra le forze leali al regime e coloro che cercano di ostacolarlo.

Caro Agente,

Sono fortunata ad avere un passaporto siriano. Vede, se non fosse stato per questo passaporto, una selezione a random non avrebbe scelto me, in modo casuale e per coincidenza, per essere sottoposta ad indagine in tutti gli aereoporti in cui sono mai stata.

Se non fosse stato per il mio passaporto siriano sarei passata come tutti gli altri, o per essere precisi, come la maggioranza di loro. Non avrei notato gli sfortunati scelti per un’indagine. Avrei avuto il privilego di arrivare alla mia destinazione secondo un orario conosciuto in anticipo.

Immagini se fosse accaduto questo! Sarebbe stato come se il mio tempo in realtà contasse. Se così fosse, non avrei certamente notato quelli che venivano da paesi che contano meno secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Se non fosse stato per il mio passaporto siriano non avrei ascoltato quella frase assai garbata: “Potrebbe attendere a lato vicino il muro, Signora?”, e non mi sarei ricordata delle punizioni scolastiche della mia infanzia.

Perchè questo mondo ci sta punendo? Non pensa che tutte le frontiere dovrebbero essere aperte appositamente per noi, i siriani, con delle parole di scuse?

Se non fosse stato per il mio passaporto siriano non avrei notato come noi, i sospettati, siamo stati guidati con estrema gentilezza per difendere la nostra innocenza e per denunciare il terrorismo; noi, che siamo stati presi di mira dal terrorismo più di tutti quelli che stanno indagando su di noi al riguardo.

Il terrorismo reale vola su jet privati e in aereoporti privati, dopo averci ucciso in silenzio e aver occupato le pagine dei vostri giornali, mentre i vostri media discutono dell’eleganza della sua sposa — la “Rosa del Deserto”.

Le vostre buone maniere, signore, mi uccidono di più della discriminazione. “Potrebbe per favore…”, “Ci dispiace trattenerla…”, “Ci dispiace farle passare tutto questo…”. Sembrano cliché che un uomo offre a una donna che non ama. “Non sei tu, sono io…” Una cortesia estrema per addolcire un’amara verità. Per farti sentire bene con te stesso. Ci sottoponete a indagini senza accusa a parte la nostra identità, ma lo fate con una gentilezza estrema.

È stata una pura coincidenza che la metà di quelli in attesa nella sala d’indagine abbiano alzato la mano quando un investigatore ha chiamato “Mohammed”. È stata davvero una coincidenza, in mezzo a molte altre coincidenze simili.

Vi prego di perdonarmi: sono ossessionata dagli schemi di indentificazione. Se non fosse stato per il mio passaporto siriano probabilmente non avrei notato questi schemi ricorrenti — solamente schemi ricorrenti per coincidenza, certo.

Mi siedo qui e aspetto con gli altri. Tiro fuori un libro arabo di Ibrahim Nasrallah, uno scrittore palestinese che parla di resistenza e amore. Ricordo quando sono stata un’attivista che combatteva per la libertà e la democrazia, che andava alle proteste e correva per ripararsi, e scriveva. Guardo il libro nella mia mano. Ora il mio più grande atto di resistenza è tenere in mano un libro arabo in aereoporto.

Mi scusi, signore, se ho fatto riferimento a quanto siano problematici i vostri interrogatori ai siriani. Vede, alcuni di noi hanno vissuto cose inimmaginabili durante gli interrogatori, quindi siamo intimiditi da qualcosa di così gentile. Altri sono talmente spaventati da chiunque sia in uniforme che confessano cose che nemmeno conoscono. Quindi, quale tipo di “verità” state provando a ottenere da noi?

Le chiedo scusa, non volevo dirle “No” con tale superbia quando mi ha chiesto di sbloccare il mio cellulare. Vede, questa richiesta riecheggia profondamente nelle nostre coscienze colletive di siriani. Questa richiesta mi riporta ai posti di blocco nel mio paese, dove dire di no a una richiesta del genere ti fa semplicemente ammazzare. Ho detto “No” con superbia perchè volevo respirare un po’ della vostra democrazia.

Riesce a capire il senso di mezzo milione della mia gente che è morta alla ricerca della democrazia? Cosa significare poter dire no senza essere ammazzati?

Mi chiede dello scopo della mia presenza nel suo paese? Non lo so. Sono venuta per parlare della morte. Mi hanno detto che sono così brava a parlare della morte che alcuni di voi mi hanno perfino applaudita quando ho finito. Sono brava nel marketing e in inglese.

Ecco cosa sono venuta a fare. Per cercare alleati che possa convincere del fatto che meritiamo meno morte, e che forse, solo forse, bombardare una scuola è una vergogna per l’umanità intera.

Le sembro arrabiata? Mi scuso! Non ho ancora la padronanza delle vostre maniere. Apparire arrabbiati ci rende sospetti, lo so, e sa quanto siamo emotivi. Vede, non abbiamo ancora imparato come essere meno arrabbiati mentre tutti gli aerei del mondo stanno aiutando il nostro governo a bombardarci giorno e notte. Proverò a sembrare allegra e felice in aereoporto, ma lasciate che vi dia un piccolo suggerimento: se vedete una siriana allegra e felice in aereporto, ecco allora dovreste davvero insospettirvi.

Vi sembro agitata? Forse perchè non riesco a capire come qualcuno possa rispondere “Si” alla domanda: “‘Siete un membro di un’organizzazione segreta vietata?’”

No! No! Tutti i gruppi segreti pacifici di cui ero membro sono stati distrutti dal nostro regime, i loro membri rimossi e i loro giovani uccisi sotto tortura. Ho mai usato una pistola? Una volta ho suggerito ad un ragazzo che mi piaceva di andare a sparare per sfogare un po’ la rabbia, ma mi ha suggerito che era meglio evitarlo, perchè non sarebbe stato un bene sui nostri documenti ufficiali di siriani. Ma l’avevo solo suggerito perchè mi piaceva davvero quel ragazzo, e sa come l’amore ci faccia fare cose stupidissime. Ma non ho intenzione di avvicinarmi ad un’arma in vita mia. No signore, non uso armi, odio le armi, anche le pistole ad acqua non troverebbero posto a casa mia.

Nonostante tutto ciò, sono fortunata ad avere un passaporto siriano, quando centinaia di persone sono prive di passaporto in virtù di una decisione politica. Milioni di altri, che non sono bravi nel marketing della morte come noi, o le cui storie sono meno eccitanti per il pubblico, non ottengono visti per viaggiare, quindi arrivano da voi dal mare. Alcuni di loro muoiono solo per passare di fronte a voi, quindi cosa sono quattro ore nell’area d’attesa rispetto a questo?

Sono fortunata ad avere il mio passaporto siriano. Immagini — dopo tutto quello che ho passato, ho ancora incubi in cui mi perdo il passaporto e mi sveglio terrorizzata.

Ho un’abitudine ossessivo-compulsiva di controllare il mio passaporto ogni cinque minuti quando viaggio. Se lo perdo, non so se qualcuno tra i soggetti internazionali interessati mi aiuterebbe a ottenere altri documenti di viaggio, nell’eventualità che quel ragazzino di Bashar Al-Asaad si rifuti di considerarci cittadini e ci punisca per essere sfuggiti al suo guinzaglio, negandoci i passaporti.

E non voglio nemmeno aggiungermi alla crisi dei rifugiati nei vostri paesi, Dio non voglia.

Sono fortunata ad avere il mio passaporto. Può ridarmelo per favore?

Grazie.