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Poesia del giorno. Charles Baudelaire


Spleen 

LXXVIII.

Quando il cielo basso e cupo pesa come un coperchio
sullo spirito gemente preda di eterna noia,
e coprendo per intero il cerchio dell’orizzonte,
ci versa addosso un giorno più triste della notte;

Quando la terra si muta in una cella umida
dove la Speranza, simile a un pipistrello,
se ne va battendo i muri con le ali timide
e urtando con la testa contro soffitti marci;

Quando la pioggia dispiegando le sue immense scie
imita le sbarre di una grande prigione
e un popolo silenzioso di schifosi ragni
tende le sue tele in fondo ai nostri cervelli,

campane tutt’a un tratto scoppiano con furia
e lanciano verso il cielo urla raccapriccianti
come spiriti erranti e senza patria
che si mettono a gemere insistenti.

— E lunghi funerali, senza tamburi né musica,
sfilano lenti nella mia anima; la Speranza,
vinta, piange e l’Angoscia, dispotica e atroce,
sul mio cranio chino pianta il suo vessillo nero.