Ius sine soli
17 Giugno 2017
Nadia Urbinati in un suo articolo apparso oggi sulle colonne di “Repubblica” usa parole molto appropriate nel merito del concetto di cittadinanza.
Ci si augura, però, che il suo riferimento (considerato che , molto spesso, nel testo ricorre il termine “ius soli”) non sia alla legge attualmente oggetto di rissa presso il Senato della Repubblica.
Perché attenzione l’oggetto delle sceneggiate parlamentari è uno “ius sine soli”: il consueto pasticcio all’italiana.
Eventualmente approvata la legge entro la legislatura si dovranno aspettare, infatti, i soliti decreti attuativi (di gestazione molto complessa) per capire quali saranno le modalità di presentazione delle domande.
Un primo interrogativo: quanto tempo sarà necessario per elaborare i relativi modelli? Dovrà essere approntata un’apposita piattaforma web?
Altri quesiti: considerato che l’emanazione del decreto finale di cittadinanza spetterà alla Presidenza della Repubblica a quali livelli della P.A. toccheranno istruzione e accertamenti sulla pratica?