ARABIA SAUDITA. Un canale per isolare ancora di più il Qatar
Nena News, 20 giu 2018
La stampa
del Golfo ha rivelato ieri che il “Canale Salwa” dovrà essere completato entro
un anno dalla scadenza del bando prevista per il prossimo 25 giugno. Il costo
dell’opera si aggirerà sui 530.000 dollari. Oltre a separare Doha
definitivamente dalla Penisola araba, il progetto prevede anche la costruzione
di spiagge, una base militare e un deposito di rifiuti nucleari
Skyline
di Doha, Qatar
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Un canale per separare definitivamente il rivale Qatar
dalla Penisola araba. È quanto sta pensando di fare l’Arabia Saudita secondo la
stampa del Golfo. Gulf News ha riferito ieri che Riyadh ha aperto entro il 25
giugno un bando per scavare i 60 km del “Canale Salwa”e che già ci sarebbero
cinque compagnie internazionali interessate a parteciparvi. Il vincitore
dell’appalto sarà comunicato entro 90 giorni dopo il 25 giugno – aggiunge il
quotidiano saudita Makkah – e i lavori dell’opera dovrebbero concludersi in un
anno.
Il
progetto – un canale che si estende tra Salwa a Khor al-Adeed, largo 200 metri
e profondo 15-20 metri – dovrebbe costare 530.000 dollari. A navigarlo saranno
barche larghe fino a 33 metri e lunghe fino a 295 metri. Oltre a isolare ancora
di più il Qatar – già sottoposto ad un rigido blocco da oltre un anno da parte
di Arabia Saudita, Bahrain, Emirati arabi uniti ed Egitto – il progetto prevede
anche la costruzione di alcuni stabilimenti balneari (a Salwa, Sakak, Khor
al-Adeed e Ras Abu Qamees), di due porti (a Salwa e Aqlat al-Zawayed), di vari
porticcioli lungo la sua sponda per yacht privati e sport acquatici. Meno
attrattivi dal punto di vista turistico, saranno invece, le costruzioni di una
base militare e un sito di scarico per materiale nucleare. Il canale,
spiega la stampa locale, sarà tutto all’interno del confine saudita (per cui il
Qatar non avrà diritti di navigazione) e sarà finanziato da investitori privati
emiratini e sauditi.
Il mega
progetto saudita mostra come la crisi del Golfo iniziata l’anno passato sia ben
lontana dall’essere risolta. A poco sono serviti i vari tentativi di mediazione
compiuti da Kuwait, Turchia e Usa. Dal 5 giugno del 2017 Arabia Saudita,
Bahrain, Emirati arabi uniti ed Egitto hanno interrotto i canali diplomatici
con Doha e chiuso i suoi confini. Un mese dopo questa decisione, i 4 paesi
avevano “aperto” al Qatar a condizione che – sintetizzò allora il ministro
degli esteri bahrenita Khalid bin Ahmed al-Khalifa –Doha annunci “il suo
sincero desiderio di interrompere il sostegno al terrorismo e di rispettare le
13 richieste che assicurano pace e stabilità alla regione e al mondo”.
Le 13
richieste – poste a inizio crisi da Riyadh, il Cairo, Abu Dhabi e Manama
– impongono a Doha lo stop al “finanziamento del terrorismo”, la chiusura
della rete panaraba al-Jazeera (che secondo i 4 paesi è utilizzata
dall’emirato qatariota per promuovere le sue politiche), lo smantellamento
della base militare turca presente nel Qatar, la limitazione dei contatti con
l’Iran, l’espulsione di figure politiche islamiste presenti sul suo territorio,
l’interruzione dei legami con gruppi islamici radicali (tra cui i Fratelli
Musulmani che Arabia Saudita, Emirati arabi ed Egitto considerano
“terroristi”), il pagamento di un non meglio precisato risarcimento per le
vittime di atti di terrorismo collegati a Doha. Richieste che l’emirato ha
prontamente respinto considerandole un vero e proprio affronto alla sua
sovranità.