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A Cipro il porto per Gaza che piace a Israele e a Trump

Michele
Giorgio, Nena News, 29 giu 2018

Lo ha
proposto il ministro della difesa Lieberman. Hamas rifiuta e vuole prima lo
scambio di prigionieri con Israele. Abu Mazen grida alla congiura da parte di
chi vuole metterlo da parte e staccare Gaza dalla Cisgiordania

Gerusalemme – Sono i prigionieri nelle mani di Israele e Hamas
che impedirebbero, per ora, un
accordo
per la creazione a Cipro di un porto marittino per Gaza come proposto dal
ministro della difesa e falco
della politica israeliana Avigdor Lieberman. Almeno
questo è ciò che pensano nella
Striscia di Gaza.
«Hamas non accetterà l’idea se Israele non rilascerà dozzine di
suoi membri detenuti, allo stesso tempo non se ne
farà nulla se il movimento
islamico non libererà due cittadini israeliani e consegnerà
i resti di due soldati (morti
durante l’offensiva Margine Protettivo nel 2014, ndr)»,
ci diceva ieri un giornalista di
Gaza. Eppure, sebbene i dirigenti di Hamas, appena
due giorni fa, abbiamo detto di
non aver ricevuto alcuna proposta e continuino a
richiedere la scarcerazione di 50 membri del movimento
liberati da Israele nel 2011
‎‎(nello
scambio di prigionieri del 2011 per il soldato Ghilad Shalit) e imprigionati di
nuovo nel 2014, la creazione di
una via marittina per Gaza è un piatto troppo
ghiotto per rinunciarvi senza cercare di intavolare un
negoziato attraverso una terza
parte.
D’altronde
nelle intenzioni di Hamas le manifestazioni della Grande Marcia del
Ritorno, che continuano lungo le
linee con Israele, e la recente ripresa di lanci
sporadici di razzi (seguita da raid aerei israeliani)
hanno lo scopo di evidenziare
l’insostenibilità
del blocco di Gaza da parte di Israele.
«Per Hamas quel porto, anche se a Cipro e non a Gaza come vorrebbero logica e diritto,
significherebbe un
risultato importante nel momento
in cui più parti, a cominciare dall’Autorità
nazionale palestinese (del presidente Abu Mazen)
vorrebbero isolarlo. Ma Hamas
non
può rinunciare alla liberazione dei detenuti politici, è un tema centrale per
tutta
la popolazione palestinese e ne va
della sua immagine», ci diceva ancora il
giornalista di Gaza.
Nella
pentola perciò qualcosa continua a bollire.
‎‏ Secondo i media locali Israele ha inviato messaggi tramite
intermediari internazionali facendo sapere di essere pronto
a chiudere l’accordo per la
costruzione di un bacino galleggiante lungo le coste di
Cipro se Hamas consegnerà i corpi
dei due soldati caduti nel 2014 e i due cittadini
israeliani (un ebreo etiope e un
beduino, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed) tenuti
prigionieri a Gaza. Lieberman ha
parlato del suo progetto nei giorni scorsi con il
presidente cipriota, di cui non si
conosce la risposta. Al momento si sa solo che
Cipro sta esaminando la richiesta, che entro due settimane
verranno creati “gruppi di
lavoro”
e che alla fine dell’estate sarà presentato un piano definitivo. Di fatto sarà
un
porto israeliano davanti a Cipro,
gestito e presidiato da uomini dei servizi di
sicurezza dello Stato ebraico che avranno il compito di
monitorare e controllare
tutto ciò che navigherà verso
Gaza. Nei prossimi giorni Hamas incontrerà al Cairo
funzionari dell’intelligence
egiziana per discutere anche di altre proposte per
migliorare le condizioni di vita
della popolazione come l’apertura una zona
commerciale tra Gaza e l’Egitto e del valico di Rafah e l’uso
palestinese
dell’aeroporto di El Arish nel
nord del Sinai
  .
 
A
Ramallah Abu Mazen e il premier dell’Anp Hamdallah sono furiosi. La
proposta israeliana silura
l’isolamento di Hamas che il presidente sta attuando da
circa un anno – a pagarne i costi
però è solo la popolazione civile – e allo stesso
tempo sembra inserirsi nel quadro
del piano di Donald Trump (“Accordo del
secolo”) volto a mettere fine alla questione palestinese sulla base
delle condizioni di
Israele e con l’appoggio di alcuni
regimi arabi desiderosi di normalizzare i rapporti
con lo Stato ebraico. I colloqui
tra Lieberman e i dirigenti ciprioti sono avvenuti
mentre era in corso in Medio
oriente la missione dell’inviato speciale e genero di
Trump, Jared Kushner.

Quest’ultimo
ha confermato i timori di Abu Mazen quando,
attraverso il giornale al Quds, si è rivolto alla popolazione
palestinese lanciando
accuse pesanti ad Abu Mazen a suo
dire
«non in grado e non desideroso» di raggiungere un accordo con Israele. «In apparenza il porto di Gaza e
il piano di
Trump sono non collegati, ma sotto
molti aspetti lo sono» ci dice l’analista Saud
Abu Ramadan «Israele e gli Usa dicono di voler migliorare le condizioni di vita di
Gaza ma per i palestinesi il porto
a Cipro e il piano di aiuti americani (si dice per 1
miliardo di dollari, ndr) sono
volti a fare della Striscia una entità separata dalla
Cisgiordania senza comunque
modificarne lo status attuale di grande prigione sotto
il controllo israeliano».