General

FOCUS ON AFRICA. Presidenziali in Madagascar, epidemia ebola nella Repubblica Democratica del Congo

Federica Iezzi 1 dicembre 2018
La nostra consueta rubrica del sabato sull’Africa vi porta anche in Chad dove i leader dell’opposizione e i gruppi della società civile in Chad hanno fortemente criticato le intenzioni del Presidente Idriss Deby, di stabilire relazioni diplomatiche con Israele.

Madagascar
Si sfideranno al secondo turno nelle presidenziali malgasce previste il prossimo dicembre, un ex presidente del Paese, al potere fino al 2009, Marc Ravalomanana, e l’uomo che rovesciò il suo governo in un colpo di stato Andry Rajoelina.
Nel primo turno di novembre, Ravalomanana ha ricevuto il 35,3% dei voti, subito dietro Rajoelina che ha ottenuto il 39,2% dei consensi, secondo i calcoli ufficiali dell’Alta Corte Costituzionale.
L’attuale presidente Hery Rajaonarimampianina ha ricevuto solo l’8,8% dei voti, per cui non prenderà parte al secondo turno. Il tribunale ha inoltre respinto la sua richiesta di annullamento delle elezioni.
Il voto per il secondo turno è fissato al 19 dicembre. La corte ha dichiarato che l’affluenza totale degli elettori al primo turno è stata del 53,9%.
Sia Ravalomanana che Rajoelinaerano stati esclusi dalla corsa nelle ultime elezioni del 2013, sotto la pressione internazionale, per evitare il ripetersi di violenze politiche già inghiottirono l’isola nel 2009. L’ex colonia francese al largo della costa sud-orientale dell’Africa, ha anche una lunga storia di instabilità politica e colpi di stato.
Ravalomanana amministrò il Paese dal 2002 al 2009, fino a quando il suo governo fu rovesciato in un colpo di stato militare, da Rajoelina, che rimase al potere fino al 2014.
Entrambi i contendenti avevano avanzato denunce legali su presunte irregolarità durante il primo turno, tutte respinte dalla commissione elettorale.
Repubblica Democratica del Congo
Secondo i dati recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ultima epidemia di ebola che ha colpito la Repubblica Democratica del Congo è la seconda più grande nella storia, dietro la devastante propagazione in Africa occidentale che ha ucciso almeno 11.000 di persone nel 2014.
Il ministero della salute della Repubblica Democratica del Congo ha annunciato che il numero di casi ha raggiunto il numero di 426. Questo include 379 casi confermati e 47 casi probabili. Finora questo focolaio, dichiarato agli inizi di agosto, ha causato 198 morti confermate.
La crisi è centrata intorno alla città orientale di Beni nel nord Kivu, una regione tuttora distrutta da conflitti armati, che hanno ostacolato di fatto tutti gli sforzi messi in atto per frenare l’epidemia.
Le stime dell’OMS, prevedono che l’epidemia nella parte nord-orientale del Paese durerà almeno altri sei mesi prima che possa essere contenuta.
Più di 37.000 persone hanno ricevuto vaccinazioni contro l’ebola e la Repubblica Democratica del Congo ha avviato la prima prova per testare l’efficacia e la sicurezza di quattro farmaci sperimentali.
Tuttavia, il rischio di diffusione dell’ebola nelle cosiddette ‘zone rosse’, aree praticamente inaccessibili a causa della minaccia dei gruppi ribelli, rimane una delle maggiori incognite.
Un numero allarmante è anche quello dei neonati infetti. Nell’ultima dichiarazione dell’OMS sono stati segnalati 36 casi di ebola tra neonati e bambini sotto i 2 anni.
Due delle più importanti riviste scientifiche internazionali, il Journal of American Medical Association e il New England Journal of Medicine, hanno avanzato forti preoccupazioni sui nuovi focolai di ebola.
Chad
I leader dell’opposizione e i gruppi della società civile in Chad hanno fortemente criticato le intenzioni del Presidente Idriss Deby, di stabilire relazioni diplomatiche con Israele.
Secondo l’opposizione il Chad non dovrebbe ristabilire nessun legame con Israele finché continuerà ad occupare i territori palestinesi, e comunque in assenza di una condotta collettiva degli stati africani riguardo le azioni diplomatiche.
Dopo decenni, Deby fu il primo leader del Paese, a maggioranza musulmana, che visitò Israele. Visita, che secondo gli analisti arrivò come coronamento di legami di intelligence e militari tra i due governi.
Il sospetto è che dietro il ripristino dei legami con Israele, ci sia quello di mantenere il controllo del Paese usando l’assistenza israeliana e l’intelligence.
Per il governo Netanyahu, il Chad non sarebbe altro che una base per iniziare a stabilire legami con altre nazioni africane.
Il Chad aveva rotto i suoi legami con Israele nel 1972, dopo che l’Organizzazione per l’Unità Africana, decise di tagliare i legami diplomatici con Israele in solidarietà con il popolo palestinese.