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Quando il fine giustifica i mezzi, gli assassini vengono chiamati democratici: il caso Lumumba

 di
Albrecht Müller, 
Nachdenkseiten, 17
gennaio 2021, traduzione italiana di Milena Rampoldi. Nella giornata di ieri,
60 anni fa, fu assassinato il primo ministro eletto del Congo, Patrice Lumumba.
Il suo assassinio, tra l’altro, fu deciso personalmente dal presidente degli
Stati Uniti Eisenhower, sostenuto dal potere coloniale belga appena abolito e
dagli oppositori interni di Lumumba. Ecco il reato commesso da Lumumba: Aveva
già criticato il potere coloniale belga in occasione delle celebrazioni per
l’indipendenza, voleva impiegare le risorse del suo paese per i congolesi e
quando si trovava in difficoltà si mise in contatto con l’Unione
Sovietica. 


Probabilmente
Lumumba ostacolava anche il tentativo sfrenato di sfruttare la provincia ricca
di risorse del Congo, il Katanga. (Su questo caso, vedi la pagina di
Wikipedia, che per quanto ricordo è alquanto informativa.)
L’assassinio di Lumumba fa parte di una lunga serie di assassini iniziati e
ordinati dalle cosiddette democrazie occidentali. 

Di questa
serie di assassini probabilmente fa anche parte la caduta e la morte del
segretario generale delle Nazioni Unite
Dag Hammarskjöld il 18 settembre dello stesso anno 1961. Nel settembre del 1973 – anche in questo caso su
iniziativa degli Stati Uniti – fu indotta la tragica morte del presidente
eletto del Cile, Allende. Nonostante questo e molti altri omicidi politici,
nonostante gli omicidi con i droni e le guerre omicide, qui in Germania si
continua ad invocata la “democrazia” americana, come avviene ora facendo
riferimento all’assalto al Capitol. E lo si fa in senso affermativo e del tutto
sconsiderato!

Perdonatemi
la domanda, ma quanto si deve essere pazzi e sbandati per interpretare questo
avvenimento in questo modo? Che cosa si deve aver appreso ed interiorizzato per
affermare che uno stato come gli Stati Uniti e i suoi alleati sarebbero delle
“democrazie”?

Un esercito
di giornalisti, politici, politologi, storici e cittadine/i è cresciuto con
questo spirito: gli USA, l’Occidente, noi siamo i buoni e se facciamo del male,
se uccidiamo, lo facciamo per una buona ragione visto che il fine giustifica i
mezzi.

Quindi
abbiamo a che fare con lo strano fenomeno secondo cui

1.                
una nazione
impiega l’omicidio e la guerra come strumenti per dominare il mondo, dichiarando
guerra ad altri popoli e sfruttandoli. E

2.                
questa
nazione allo stesso tempo viene ammirata, venerata e sostenuta dalla grande
maggioranza delle nostre élite e del popolo.

Dobbiamo
occuparci di questo fenomeno perché la maggioranza delle nostre menti
politiche, politico-scientifiche e giornalistiche vengono plasmate da questo
spirito. Questa maggioranza, infatti, ha interiorizzato la fede nel bene dell’Occidente.
E se questa fede viene scossa per una volta, questo avviene ad opera di uno
stupido come l’ancora presidente Trump. Ma questa scossa a sua volta provoca
un’ammirazione ancora maggiore per la parte presumibilmente buona degli Stati
Uniti. Ecco come funziona il tutto, descritto nel seguente articolo come
effetto altalena: 
Trump und Biden auf der Wippschaukel – je tiefer T, desto
höher B
.

Quanto
questo fenomeno sia significativo e rilevante per il nostro futuro lo si può
vedere anche in occasione dell’elezione del presidente dei
cristiano-democratici tedeschi. Le solo alternative erano due schiavi degli
Stati Uniti (Röttgen e Merz) e un politico ad un livello di sottomissione
normale. Il legame con gli Stati Uniti è del tutto ancorato nel partito
cristiano-democratico, ma ormai questo legame ha anche invaso la sinistra e i
verdi, e si sta manifestando persino nelle alleanze rosse. Decenni di lavoro di
pubbliche relazioni, volti ad influenzare le persone curando le relazioni con
loro mediante programmi di viaggio e di scambio, sembrano aver dato i loro
frutti.

Anche oggi
come oggi i Lumumba di questo mondo hanno nessuna chance.