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CoViD-19: Svezia e Tanzania disobbedienti, a chi?

Leopoldo Salmaso 14/06/2020
Qualunque sia l’origine di SARS-COV-2: naturale (con la complicità del dissesto ecologico causato dall’uomo) o artificiale (colposa o dolosa), è sempre più evidente che questo nuovo coronavirus è la “false flag”, il pretesto per una guerra totale, senza quartiere e senza esclusione di colpi, fra un coacervo di attori che, a seconda dei diversi campi di battaglia, si trovano ad essere alleati o nemici.

Ma più si scava in profondità, più si delineano alleanze persistenti fino a due blocchi del capitalismo mondiale post-caduta del muro di Berlino, che io credo di poter così individuare:
– da un lato il neoliberismo radicale, quintessenza del pensiero occidentale analitico, cartesiano, deterministico, che interpreta la realtà in bianco o nero, in una competizione estrema che avrebbe fine solo con l’annientamento di ogni potenziale nemico (mors tua vita mea). Campione di questo schieramento è il Deep State degli USA, lo Stato Profondo trasversale ai partiti democratico e repubblicano.
– dall’altro un capitalismo “umanista” non tanto per scelta ideale (avvilita dal tradimento di tutte le sinistre storiche) quanto per un sano realismo che interpreta la realtà in tonalità di grigio dove bianco e nero, volenti o nolenti, cooperano a mutevoli equilibri. Campione di questo schieramento è la Cina con la sua cultura millenaria prima ancora che col suo governo.
Perfino questi due blocchi convergono su certi interessi fra i più inconfessabili, in un vertice che potremmo chiamare “superpotere globalizzante”.
Fin dal primissimo esordio di questa falsa pandemia[1] abbiamo visto l’assalto del mainstream occidentale contro la Cina, messa al tappeto con un fulmineo KO tecnico laddove erano falliti anni di guerra commerciale. Ma quel boomerang è tornato indietro e sta colpendo il cacciatore con effetti molto più devastanti di quelli provocati sulla preda designata. Ferma restando la verità del proverbio africano: “quando due elefanti lottano, chi ci rimette di più è l’erba”.
Ci siamo sorbiti “bollettini di guerra” quotidiani che snocciolavano cifre assolutamente inconsistenti coi parametri clinico-epidemiologici stabiliti da una fra le più consolidate convenzioni internazionali che detta criteri ineludibili per stabilire la causa di morte fra più concause[2]. Cifre comunque inaffidabili sia per gravi vizi di rappresentatività statistica, sia per la pessima qualità e mancata standardizzazione dei tamponi e dei test sierologici, come riassunto in altri articoli[3],[4].
Il tutto amplificato all’inverosimile dai megafoni del mainstream, altrettanto reticenti sulla revisione di 3335 cartelle cliniche ad opera del ISS, da cui risulta che il 96% delle morti erano state falsamente attribuite a CoViD-19[5]. Questo è uno dei pochi fatti accertati, uno fra i pochi numeri che possa citare chi non voglia “dare i numeri”.
Abbiamo subito il distanziamento sociale nelle sue forme più odiose perché ingiustificabili perfino se dovessimo affrontare la Peste Polmonare invece di questo viruciattolo. E’ la forma di bioterrorismo più micidiale e pervasiva mai vista prima[6], che usa la paura per dividere i membri di una famiglia, che insinua il sospetto fino a fare del prossimo un delatore. Le app di tracciamento sono strumenti perfetti per un controllo sociale capillare, oltre che per guadagni triliardari. Dìvide et impera.
Abbiamo visto la Clorochina, farmaco onorevole ma non panacea, brandita da Mr. Trump come una clava nella sua lotta contro varie teste del Deep State, incluso Bill Gates, azionista di maggioranza dell’OMS. La reazione altrettanto violenta e altrettanto goffa ha lasciato sul campo, tra gli altri, vittime illustri come the Lancet e NEJM[7].
Abbiamo visto il responsabile di un famoso centro di ricerca, che sarebbe in pool position per il “messianico” vaccino, lanciare pubblici scongiuri perché la falsa pandemia non si sgonfi prima del tempo[8] necessario a sviluppare il suo inutile[9] ma lucrosissimo prodotto.
Parafrasando un detto ormai proverbiale, possiamo dire: “abbiamo visto cose che nessun replicante potrebbe immaginare”…
La “pandemia” si sta spegnendo dappertutto, lasciando una profonda diffidenza di tutti verso tutti e soprattutto verso l’OMS, i ministeri della Salute e ogni altra istituzione che i “non-complottisti” credevano, o volevano far credere, che fosse integra.
Diffidenza? Ottimo! Infatti la PANICOdemia imperversa e, ahimé, resterà a lungo a devastare le società e le economie in tutto il pianeta, fino a vere e proprie stragi per fame, soprattutto nei Paesi impoveriti[10].
Paura? Ottimo! Più impaurito è il gregge, più si lascia controllare, anzi, più invoca un Controllore.
I pochi disobbedienti sono stati subito bollati come “complottisti” e in Italia addirittura denunciati da inquisitori “Patti per la Scienza”[11].
Sul piano istituzionale hanno disobbedito apertamente solo la Svezia e la Tanzania.
Svezia e Tanzania: due nazioni con culture estremamente differenti ma con una storia recente molto intrecciata. Entrambi con una consolidata tradizione di non-allineamento rispetto ai blocchi armati. Forti alleati nel contrastare il Sudafrica dell’apartheid che, con Israele, era il sicario preferito dell’Occidente per i più sporchi intrighi internazionali.
La Svezia ha pagato cara la sua disobbedienza (morte del segretario dell’ONU Dag Hammarskjöld per un più che sospetto “incidente” aereo, e assassinio del premier Olof Palme[12]).
Anche la Tanzania ha pagato la sua disobbedienza con la morte del primo ministro Sokoine per un altrettanto sospetto “incidente” automobilistico (causato da un infiltrato dell’ANC di Nelson Mandela), e col veto USA alla nomina di Salim Salim quale segretario generale dell’ONU[13].
Sarà anche grazie alla comune diffidenza verso le manovre dei superpoteri globalizzanti che Svezia e Tanzania hanno riconosciuto meglio di altri le trame sottostanti alla CoViD-19, e stanno disobbedendo agli ordini impartiti dai medesimi superpoteri?
La Svezia ha sostanzialmente mantenuto i contatti sociali ed economici (scuole, attività ricreative e produttive), pagando in termini sanitari un tributo inferiore a quello di tante altre nazioni a economia capitalistica [51.667 contagiati, 267 ricoverati in terapia intensiva, 4.892 morti, Nota di Tlaxcala]. Ancor più importante, le poche misure protettive sono state attuate dai cittadini svedesi a seguito di consigli e non di obblighi o divieti, come invece è avvenuto in moltissimi altri stati, Italia in primis, dove si è fatto strame di ogni diritto costituzionalmente garantito[14].
L’esempio della Svezia ha insegnato ben poco ai partner occidentali, anzi è stato ripetutamente denigrato o addirittura messo maliziosamente in cattiva luce dagli stessi media e leader occidentali[15],[16] che vedono nella responsabile Svezia una pericolosa alternativa alle impalcature autoritarie innalzate un po’ ovunque col pretesto della biosicurezza.
La Tanzania, all’inizio di questa “pandemia”, si era incamminata lungo il medesimo piano inclinato che sta trascinando nel baratro il Sud del mondo. In quei paesi lo strapotere dei media, amplificatori del mainstream occidentale, è ancora più deleterio per la debolezza di contropoteri bilancianti: il potere economico-finanziario è una dependance del capitalismo, avendo come cani da guardia addirittura le istituzioni che dovrebbero essere super partes (FMI, BM, BRI, OMC, etc.)[17]; il potere politico è sottomesso ai superpoteri globali, con le buone o con le cattive[18]; il potere giudiziario è un nano rispetto agli altri, ma almeno qui ha la scusante di essere un neonato, mentre nell’Occidente, che si autoproclama culla storica del Diritto, il potere giudiziario si è ridotto a un nano per propria gravissima colpa.
Fino a tutto marzo, dunque, la Tanzania era in preda alla PANICOdemia come tutti gli altri Paesi impoveriti, anche se in tutti quei Paesi si vedeva ben poco che assomigliasse a una “pandemia da CoViD-19” (pare opportuno chiarire che, contrariamente a quanto credono le anime ingenue e vogliono far credere le anime interessate, i Paesi impoveriti sanno riconoscere molto bene e molto in fretta una grave epidemia, non fosse altro perché hanno dimestichezza con le epidemie classiche, da noi finite nel dimenticatoio. Infatti i Paesi impoveriti sono stati derubati dei mezzi per prevenire e affrontare adeguatamente le epidemie, ma non dell’intelligenza per riconoscerle).
Dunque in Tanzania, come in tutti gli altri Paesi impoveriti, i media imperversavano al punto da esibire le file di bare in Italia ma, come in Italia, guardandosi bene dal dire che quelle bare non contenevano cadaveri di italiani morti a causa del SARS-COV-2, bensì cadaveri di africani annegati nel mar Mediterraneo sette anni prima, nel tentativo di raggiungere l’Italia[19].
Dunque in Tanzania erano state chiuse le scuole, nonostante l’evidenza che tale strategia sia addirittura controproducente per il controllo di CoViD-19[20].
Dunque in Tanzania i media predicavano i precetti dell’OMS sul distanziamento sociale (la cosa più demenziale e mortifera, comunque inattuabile, che si possa immaginare in qualsiasi società africana).
Dunque in Tanzania, dove da sempre ogni giorno tanti si assentano dal lavoro per poter attendere al funerale di un parente lontano o di un vicino di casa, nei primi mesi dell’anno qualsiasi morto era improvvisamente diventato “sospetto” e i funerali erano sempre più clandestini e sempre meno frequentati… Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, ma vengo all’epilogo.
A inizio Aprile il Presidente della Tanzania (che rispetto ai suoi predecessori aveva impresso una svolta autoritaria al punto che la UE ritirò il proprio ambasciatore – peraltro con motivazioni di facciata ben diverse da quelle vere)[21], ha usato tutta la sua autorità per mettere alla berlina i test di laboratorio[22], per rigettare i diktat dell’OMS[23], per stoppare i bollettini quotidiani sulla CoViD-19 del ministero della Salute e per intimidire ancor più di prima i megafoni mainstream, per accentrare la gestione sanitaria della CoViD-19 sotto una nuova Commissione nazionale, per elogiare e incoraggiare quelli che noi Occidentali consideriamo tipici “difetti” africani: fatalismo, fiducia nella protezione divina e nella medicina tradizionale; vivere secondo l’ancestrale “economia di sussistenza” e/o “di espedienti quotidiani”… in una parola: vivere e morire come cellule inseparabili dall’organismo comunitario.
Sì, John Pombe Magufuli si sta comportando come un padre-padrone, ma sta salvando il suo popolo dalla morte per PANICOdemia.
I Paesi confinanti stanno revocando il blocco delle frontiere e altre misure, guardando all’esempio della Tanzania con apertura mentale superiore a quanto abbiamo fatto noi con la Svezia. Del resto la Svezia il 6 giugno scorso ha celebrato la propria festa di indipendenza nazionale: giorno in cui Gustavo I Vasa, nel lontano 1523, instaurò la monarchia autarchica, ereditaria fino ad oggi, dopo guerre e faide sanguinose e staccò la Svezia dall’Unione di Kalmar che, da più di un secolo, aveva un sovrano eletto dai capi tribù. Secondo qualsiasi parametro ragionevolmente neutrale e contestualizzato, Gustavo I fu un despota mentre l’Unione di Vasa era un’istituzione democratica.
Nell’emergenza di questi mesi la Svezia ha offerto un esempio di leadership partecipativa;
la Tanzania ha offerto un esempio di despotismo illuminato;
l’Italia (e tante altre sedicenti “democrazie mature”) ha offerto un esempio di despotismo tenebroso.
Comunque vada a finire per i cittadini di questi tre Paesi, avranno avuto quel che si meritavano.
Note
[1] L’OMS non ha mai dichiarato ufficialmente lo stato di pandemia per CoViD-19. Tutto quello che abbiamo è una conferenza stampa in cui il DG Ghebreyesus dice: “Abbiamo valutato che CoViD-19 può essere caratterizzata come una pandemia”. Nessun atto protocollato da parte degli organi competenti in base allo statuto dell’OMS: Assemblea Generale (art. 21a) o Consiglio Direttivo (art. 28i).