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FOCUS ON AFRICA. Pene per mutilazioni genitali femminili in Sudan, in Malawi nuove presidenziali a luglio

Federica Iezzi 16 maggio 2020
La nostra rubrica del sabato sul continente africano vi porta anche in Sudafrica dove è iniziata una graduale riapertura del settore industriale, dopo cinque settimane di restrizioni anti-Covid.

Sudan
Tre anni di carcere sono la pena che il governo del Sudan ha stabilito per gli esecutori di mutilazioni genitali femminili. Mossa che gli attivisti hanno affermato introdurrà una nuova era per i diritti delle ragazze nel Paese, anche se sarà difficile cambiare modello nelle comunità che considerano la pratica tradizionale necessaria per il matrimonio.
Quasi nove donne su dieci in Sudan hanno subito mutilazioni genitali femminili, secondo i dati delle Nazioni Unite. E la prevalenza della pratica in Sudan è una delle più alte a livello globale.
Il governo di transizione del Sudan ha approvato un emendamento alla sua legislazione penale, secondo cui chiunque compia atti di mutilazione genitale femminile all’interno di un istituto sanitario o fuori, rischia tre anni di reclusione e una multa.
Si stima che 200 milioni di donne in tutto il mondo siano state sottoposte a mutilazioni parziali o totali dei genitali femminili esterni.
Le stesse sono praticate in almeno 28 Paesi africani e non sono collegate a nessuna particolare fede religiosa.
In Sudan, più di tre quarti delle procedure sono condotte da infermieri, ostetriche o altro personale sanitario, secondo la charity inglese ‘28 Too Many’.
Sudafrica
Il Sudafrica ha iniziato una graduale riapertura del settore industriale, dopo cinque settimane di restrizioni che hanno fatto precipitare l’economia in difficoltà e subbuglio.
Il Paese prevede di riaprire l’economia, in più fasi con un approccio graduale a partire dal mese di maggio.
Circa 1,5 milioni di lavoratori in settori selezionati tornano a lavorare mentre le condizioni sanitarie del Paese sono ancora severe, secondo il ministro del commercio e dell’industria Ebrahim Patel.
Secondo quanto dichiarato dal presidente Cyril Ramaphosa le aziende devono essere in grado di produrre e commerciare, devono generare entrate e mantenere i loro dipendenti in attività lavorativa, per far ripartire l’economia del Paese.
L’economia sudafricana era in recessione e si stava riprendendo dalla bassa crescita e dai debiti elevati, già prima dell’inizio della pandemia legata al coronavirus.
Il governo Ramaphosa ha presentato un pacchetto di incentivi e aiuti sociali senza precedenti per 26,9 miliardi di dollari, pari a circa il 10% del prodotto interno lordo.
Il ministro delle finanze Tito Mboweni ha dichiarato che il governo chiederà aiuti al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, per un massimo di 4,2 miliardi di dollari.
Il numero di infezioni confermate in Sudafrica è salito a 12.739, con 238 decessi.
Malawi
La Corte Suprema del Malawi in una decisione unanime ha confermato l’annullamento della vittoria elettorale del presidente Peter Mutharika.
La Corte Costituzionale ha citato irregolarità diffuse, sistematiche e gravi. Le violazioni hanno minato i doveri della Commissione Elettorale del Malawi e hanno gravemente compromesso i diritti degli elettori. Al contrario, Mutharika ha sempre affermato che le elezioni presidenziali dell’anno scorso sono state libere ed eque.
Sono previste nuove elezioni il prossimo luglio, in cui tra i candidati compare anche Mutharika.
In corsa a fianco di Mutharika, Atupele Muluzi, 41enne figlio dell’ex presidente Bakili Muluzi, che ha governato il Malawi dal 1994 al 2004.
All’opposizione Lazzaro Chakwera, del Malawi Congress Party, e Saulos Chilima, dell’United Transformation Movement. Nena News