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Oggi, l’8 marzo, io, una donna, scrivo per gli uomini

Sarah Roubato 11/03/2020
Oggi è l’8 marzo. Una di quelle giornate inventate per tutto ciò che è in pericolo, minacciato, fragile. Oggi, sembrerebbe, è la giornata della donna, delle donne… dei diritti delle donne. Ebbene, oggi io, che sono una donna, ho voglia di scrivere per gli uomini. Perché ho paura che gli uomini siano in pericolo. E quindi che lo siamo anche noi.

Tradotto da Silvana Fioresi
Sono una donna. Conosco i predatori, i manipolatori, gli sprezzanti, gli zoticoni, i criminali. Li ho conosciuti con la mia pelle. Coloro che rovinano le donne perché sono femmine. Coloro che ne hanno fatto oggetto delle loro pulsioni, i tappeti dove asciugare le loro frustrazioni, i territori dove esercitare il loro potere. Ma non voglio offrire a questi uomini il monopolio di rappresentare tutti gli uomini. Non voglio che confischino agli uomini ciò che vuol dire essere un uomo. E non lascerò alcune donne, ideologhe come coloro che pretendono combattere, dare agli uomini un’entità associata al marciume che sarebbe il nostro nemico assoluto. 


Si deve combattere un sistema patriarcale di cui siamo tutti e tutte gli eredi e i riproduttori, per adesione, per sottomissione o per indifferenza. È una lunga battaglia, ma non è una battaglia contro gli uomini, né contro gli uomini bianchi più degli altri, né contro gli uomini ricchi più degli altri. Il disprezzo e la violenza contro le donne esistono negli uomini non bianchi e anche in quelli poveri. Le donne ossessionate dalla loro apparenza, dai loro chili di troppo, dai loro peli superflui, riproducono altrettanto il sistema che le soggioga.

Mi batterò con tutte le mie forze per farmi rispettare, non solo in quanto donna, ma come individuo dalla pelle nera o scura, dal corpo che non corrisponde ai canoni di bellezza né agli scaffali dei negozi, come personalità troppo intera, troppo intensa, troppo esigente, troppo presente, come persona dalle molteplici appartenenze che non rientra nelle caselle preparate dalla società, anche come artista, e non « donna-artista ». Così come mi batterò con tutta l’anima per non schiacciare tutti questi uomini. Innamorati o seduttori, incontri di una sera o di una vita. Quelli che sanno incarnare i propri sentimenti e quelli che non lo sanno, quelli che pensano di far bene e invece fanno male, quelli che non sanno come fare, che hanno paura e che scappano, e quelli che, forse, non sanno più dove andare, se hanno ancora il permesso di dire a una donna che è bella, se devono verbalizzare ogni loro gesto per chiedere l’autorizzazione, se devono femminizzare ogni parola. Voglio questi uomini vicino a me, anche se sono maldestri, o imbranati. Ho bisogno di questi uomini per amarmi. Per accogliere la mia potenza come accoglierei la loro fragilità.
Non voglio che nessuno, uomo o donna, mi si avvicini pretendendo di sapere come sono perché sono una donna. Perché non sono solo donna. Sono donna e ben altro. Allora, neanche io, non mi avvicinerò dicendomi: “Gli uomini sono” così o cosà, o “Siamo tra donne quindi ci capiamo”. Le mie affinità vanno ben oltre il mio sesso. Voglio poter essere amica con gli uomini, avvicinarli come amica, senza frenarmi sotto il pretesto che sono una donna. Potermi dire : « Assomiglia a mio fratello. Quello che non ho mai avuto”.
Non sarò solidale con tutte le donne solo perché sono donne. Sarò solidale con tutte le vittime dell’ingiustizia della violenza e delle menzogne, ma la loro sofferenza non giustificherà mai, ai miei occhi, le scorciatoie, il disprezzo e il rinvio della violenza. Le battaglie di oggi si fanno nelle opposizioni binarie e confortevoli del potente contro il debole, del ricco contro il povero, del gentile contro il cattivo, delle minoranze contro il “Bianco”, della donna contro l’uomo. Questa guerra si farà senza di me. Ho conosciuto abbastanza la complessità del reale, delle situazioni e dell’umano, per sapere che questi schemi binari non sono altro che posture che ci sollevano, che fanno molto rumore ma non risolvono niente. Ho conosciuto dei ricchi meravigliosi e dei poveri stupidi, dei bianchi aperti e dei non bianchi razzisti, dei razzisti, degli uomini rispettosi e delle donne spregevoli.
Sì e ancora mille volte sì, le vittime di violenze e di aggressioni sessuali hanno bisogno di essere ascoltate. La forza del loro grido fa eco alla violenza che hanno subito. Ma questo bisogno di parlare sarà solo un nuovo gesto di violenza, se è riversato su un’entità fabbricata per meglio pestarla, invece che appoggiarla, per dire e riparare. Mi batterò con questi uomini e queste donne che accolgono questa complessità e si battono per perseguire uno stesso ideale di giustizia e verità. Essere una donna non sarà il mio stendardo.
Sarà semplicemente una delle mie verità. Proprio come le altre. Non la brandirò contro gli uomini, ma con loro. Perché dicendo ecco la donna che sono li autorizzerò a diventare gli uomini che speriamo.