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Una persona, un voto per Israele-Palestina

Gideon Levy 29/01/2020
Il piano di pace dell’amministrazione Trump reca sia buone che cattive notizie.

Tradotto da Elisabetta Valento
Metterà l’ultimo chiodo nella bara di quel cadavere ambulante noto come la soluzione dei due Stati – questa è la buona notizia. Ma creerà anche una nuova realtà in cui il diritto internazionale, le risoluzioni della comunità internazionale e soprattutto le istituzioni internazionali saranno del tutto irrilevanti.
Colmi della speranza che il Presidente USA instilla in noi, nella sua grande misericordia, iniziamo con la buona notizia. Una volta resa pubblica la sua proposta, nessuno potrà più parlare seriamente della soluzione dei due Stati. Probabilmente mai nata, ma ora chiaramente morta. Non c’è uno Stato palestinese e non ci sarà mai.
La faccia tosta dell’America nel sostenere l’annessione israeliana subito e la creazione di uno Stato palestinese solo “in futuro” – come se l’argomento urgente fosse l’annessione e non l’occupazione – è solo un fiocco per la bara. L’Autorità Palestinese, l’Unione Europea, le Nazioni Unite, la classe dirigente ebraica e la sinistra sionista non potranno più menzionare questa opzione senza fare una figura di merda.
Come potrebbero i paesi europei avere il coraggio di menzionare la soluzione dei due Stati senza perdere la faccia? Come oserebbe la sinistra sionista parlare della creazione di uno Stato palestinese? Dove esattamente? Tra Betlemme e Beit Ummar, con il mostruoso blocco delle colonie ebraiche di Gush Etzion nel mezzo? Tra Gerusalemme Est e Gerico, con Ma’aleh Adumim in mezzo? Un Lilliput palestinese, una Mini Palestina, un parco in miniatura con modelli in scala ridotta di edifici e persone nella grottesca messa in scena di una soluzione giusta.
Con la Valle del Giordano e la maggior parte delle colonie della Cisgiordania sotto la sovranità israeliana, i Palestinesi hanno la garanzia che non avranno mai né uno Stato, né un mezzo Stato, né un un municipo e nemmeno un quartiere da governare. Null’altro che una colonia penale. Con l’annessione della Valle del Giordano e della maggior parte delle colonie, Donald Trump rende ufficiale la creazione di uno Stato d’apartheid che sarà conosciuto come lo Stato di Israele. Ciò che Herzl iniziò a Basilea, Trump lo ha completato a Washington.
D’ora in poi sarà impossibile lasciare che la comunità internazionale, soprattutto quel prepotente che si autodefinisce cercatore del bene, continui a ciarlare della soluzione dei due Stati. Non esiste una cosa del genere. Non c’è mai stata. Non ci sarà mai. Se la comunità internazionale, e con essa l’Autorità Palestinese, sperano di risolvere il problema palestinese, hanno una sola strada da percorrere: l’instaurazione di una democrazia dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano. Non resta nient’altro.
L’Europa, che impone il silenzio a chi critica l’occupazione, deve adottare un nuovo linguaggio, il linguaggio dei pari diritti. Il mondo ha due scelte: o riconosce l’apartheid o sostiene la soluzione di un unico Stato democratico. L’Europa non può continuare ad abbracciare Israele e parlare di “valori condivisi” con lo Stato ufficiale dell’apartheid. Dovrà, infine, ricordare come si comportò con il predecessore di quello Stato, il Sudafrica, e come l’Europa, insieme a una versione analoga al BDS (movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), portò alla caduta di quel regime.
Il Presidente palestinese Mahmoud Abbas e l’AP dovranno dire addio a quel sogno. È stato archiviato. È stato rimpiazzato da un sogno differente, e lo dovranno affrontare, parlare il suo linguaggio e lavorare affinché esso divenga reale – oppure cedere all’apartheid per un pugno di dollari promessi dagli Americani. Lo stesso vale per Israele, naturalmente. Anche il loro sogno, uno Stato ebraico, è stato archiviato. Il sionismo è finito. Siete rimasti in silenzio, avete supportato, ignorato. Ora fatevene una ragione.
Ma le notizie che vengono da Trump e la capitolazione del mondo di fronte ad esse sono ancor più funeste. Trump sta creando non solo un nuovo Israele, ma un nuovo mondo. Un mondo senza diritto internazionale, senza rispetto per le risoluzioni internazionali, senza neanche una parvenza di giustizia. Un mondo in cui il genero del Presidente degli Stati Uniti è più potente dell’Assemblea Generale dell’ONU. Se le colonie sono permesse, qualsiasi cosa è permessa.
Quel che è stato conquistato con la forza militare bruta potrà essere liberato solo con la forza. Nel mondo di Trump e della destra israeliana, non c’è posto per i deboli. Essi non hanno diritti.
Da ora in poi, o ci sarà una persona, un voto – il singolo voto di Trump (e di Benjamin Netanyahu) o il voto uguale di ogni persona che vive in Israele-Palestina. Europei, palestinesi e israeliani: è arrivato il momento di scegliere tra i due scenari.