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E l’oro era nell’etere.

Silvio Talamo 20 dicembre 2019

Il tempo curva il suo giro a spirali
legando, in orbite infinite, sole
dopo luna, le terre in superficie
non meno che le immerse al suo respiro.


Tutto è un ritmo ed il cuore del pianeta
– le sue rughe di foglie –
profuma sempre verde
e pompa sui tamburi
che chiamiamo stagioni …


È qui:
nel grembo smisurato che ha per vene
i suoi sentieri, qui muoviamo il passo
con piedi d’acqua e terra:
quel nodo tra i ruscelli
a cui prendemmo in prestito le membra.


Eravamo viandanti dalle carni
d’edera, i denti di rubino ed ogni
bosco in piena era un banchetto
offerto all’affamato in comunione,
nonostante le belve da affrontare.


Dai grappoli di perle
lasciati sulle spiagge ad asciugare
fissi al sole, abbiamo preso gli occhi
e nudi d’ogni velo, tra le spighe
di un estate rimasta senza fine,
ballavamo sui campi del passato
e di un futuro ingordo.


Non conta se al principio della storia
o tra le fenditure della mente
unico sei al tutto unito:
che sia sogno o realtà, come utopia,
la nostra fonte innata
al desiderio sta come radice
non mai come suo fine.


E l’oro era nell’etere …


Ma quel filo va oltre il tempo …
e del tuo anello fatto
d’albori arborei, ardenti
immersi senza centro
– la chiesa della terra –
non curi più il ricordo,
se oggi
colpevole ne segui


lo strazio all’orizzonte,
l’urlo del tifone che sconquassa.


È il dolore del bosco morto in cenere,
il lamento dei ghiacci sciolti al sole
e ti svegli dentro un sonno senza sogni.
Hai scelto di scordare:
sei Due e ti credi un Uno …


Tutto è in tutto e non c’è altro da sapere.
L’eterno è sempre stato qui e si muove.


Hai rinnegato il vincolo
(lo sai, lo senti),
tranciate le radici
non sai più trasformarti e ne hai bisogno
ma ugualmente,
nel fondo del tuo stato,
puoi ancora ritornare
a ciò che eri al tuo principio
e forse prima.
Sì, puoi ancora ricordare
se perso non ti pensi
e senza oblio è la perdita.