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Come l’agrochimica distrugge la biodiversità e manipola la scienza

Vincent Lucchese 04/09/2019
Nel suo libro Et le monde devèt silencieux, pubblicato da Seuil il 29 agosto, il giornalista Stéphane Foucart discute le azioni dell’industria agroalimentare per evitare, per trent’anni, qualsiasi regolamentazione dei suoi pesticidi cosiddetti “sistemici”. Un conto rigoroso e dannoso, mentre la responsabilità di questi prodotti nella distruzione folgorante di insetti non è più da dimostrare.

Tradotto da Alba Canelli

Da trent’anni, gli insetti scompaiono a un ritmo sorprendente. L’attuale disastro è stato quantificato da uno studio pubblicato nell’ottobre 2017 sulla rivista PLoS One, che mostra un calo nelle aree protette tedesche del 76% degli insetti volanti in soli 27 anni. I ricercatori stimano che l’ordine di grandezza è lo stesso nel resto dell’Europa occidentale. A livello globale, secondo un altro studio pubblicato nel 2019 su Biological Conservation, quasi il 40% delle specie di insetti è in declino e più del 30% è a rischio di estinzione. Una pletora di studi locali conferma questa tendenza, osservando qui un calo del 70% delle farfalle delle praterie in Olanda, suggerendo una diminuzione dell’85% dei carabidi in Francia, per non parlare dei regolari richiami di allarme da parte degli apicoltori sul crollo delle popolazioni di api mellifere.

Questo disastro ecologico è allarmante di per sé, ma anche per tutti gli ecosistemi che dipendono da questi insetti, come dimostra la scomparsa di un terzo degli uccelli nelle campagne francesi in soli quindici anni. E’ anche preoccupante per le attività umane, poiché tre quarti delle principali colture alimentari del mondo, che occupano più di un terzo della superficie agricola mondiale, dipendono da questi insetti impollinatori in agonia.
E’, infine, rivoltante. Perché la causa principale di questa scomparsa è nota, almeno dagli specialisti. È un tipo particolarmente devastante di cosiddetti insetticidi sistemici che hanno inondato il mercato e i campi dagli anni ’90, quando è iniziato il collasso degli invertebrati. Ma i venditori di questi insetticidi – i neonicotinoidi e il fipronil – hanno guidato per oltre vent’anni una massiccia manipolazione dell’opinione pubblica, delle politiche e della ricerca per continuare a vendere i loro prodotti, accendere contrasti, influenzando, corrompendo o addirittura minacciando i ricercatori, infiltrando le agenzie di regolamentazione “fino a riuscire in questo straordinario tour de force: farci dimenticare che gli insetticidi … uccidono gli insetti”, scrive Stéphane Foucart.
Nel suo libro inchiesta Et le monde devint silencieux (E il mondo diventò silenzioso), il giornalista di Le Monde sviscera le strategie dell’industria agrochimica per evitare la messa al bando dei suoi redditizi “neonics” e di altri prodotti a base di fipronil. Il potere della lobby agrochimica non è una sorpresa. I Monsanto Papers (documenti che mettono sotto accusa la multinazionale usamericana, Ndlt) tra l’altro, hanno già dimostrato la sua forza d’attacco. L’indagine di Stéphane Foucart è comunque una lettura preziosa, essenziale per capire in che modo sottile il pubblico, i media, i politici, persino gli scienziati, hanno potuto e possono ancora essere vittime di una manipolazione dei fatti e di una modifica del loro giudizio a favore di interessi privati.
Dirottare la scienza
Oltre alle semplici correlazioni tra l’uso dei neonici e l’improvviso crollo delle popolazioni di api o farfalle nelle aree corrispondenti, il libro elenca numerosi studi che mostrano l’impatto potenzialmente mortale di questi pesticidi sugli insetti. Che si tratti, per certi insetti, di livelli di esposizione a dosi letali misurati nei campi o dell’esposizione cronica a dosi minime ma in grado di uccidere un’ape in soli otto giorni. “Ci vogliono pochi miliardesimi di grammi di imidacloprid per uccidere istantaneamente una bottinatrice, ma lo stesso risultato si ottiene con solo pochi picogrammi (millesimi di miliardesimo di grammo) somministrati ogni giorno per poco più di una settimana!” , spiega il giornalista. Solo nel 2010, 20.000 tonnellate di imidacloprid sono state utilizzate in tutto il mondo. Per non parlare di altri “neonici”.
Particolarmente dannosi, questi pesticidi sistemici hanno anche maggiori probabilità di venire a contatto con gli insetti. A differenza di altri prodotti che rimangono sulla foglia spruzzata, il sistemico si diffonde in tutta la pianta, dalle radici ai fiori, al polline e al nettare. Sono inoltre estremamente persistenti nell’ambiente, fino a diversi mesi. E i metodi di applicazione, inclusa la diffusa abitudine di riverstire i semi di pesticidi prima della semina, promuovono la dispersione di pesticidi nell’ambiente. Terre, fiumi, fiori di campo, colture biologiche … Prodotti tossici per invertebrati si trovano cosi ovunque.
Dai primi anni 2000, i fatti sono stati conosciuti e documentati, martella Stéphane Foucart: neonici e fipronil possono essere fatali per gli insetti e sono anche dannosi a dosi infinitesimali non letali, in grado di distruggere il loro sistema nervoso, disorientarli, renderli incapaci di raggiungere l’alveare o di nutrirsi, indebolire il loro sistema immunitario e promuovere la diffusione di malattie mortali e di parassiti.
Come possono quindi i produttori continuare a vendere sempre più prodotti di questo tipo? Ispirandosi alle strategie messe in atto dall’industria del tabacco, risponde il giornalista. Piuttosto che opporsi alla scienza, si tratta di usarla per i propri scopi. Così, l’agrochimica ha finanziato molti studi con un leitmotiv: creare dubbi lì dove i fatti erano chiari a priori. Poco importa che gli studi siano parziali o disonesti, i politici e i giornalisti hanno il tempo di leggere solo i riassunti. E anche se altri ricercatori criticano i risultati a posteriori, la conclusione sarà che l’argomento è “dibattuto”, che non c’è “consenso” e che sono necessarie ulteriori ricerche. E mentre i dibattiti sono bloccati, le vendite esplodono.
I “mercanti del dubbio” non devono necessariamente produrre cattiva scienza. A volte è sufficiente finanziare molti più studi sulle cause reali ma minori del declino degli insetti rispetto ai pesticidi per mettere in ombra la responsabilità dei pesticidi. Così come la profusione della ricerca sui legami tra genetica, inquinamento atmosferico e cancro ai polmoni è riuscita a lungo a nascondere la responsabilità del tabacco, l’agrochimica insiste ora sulla natura multifattoriale del declino degli insetti, sul ruolo delle malattie, sul riscaldamento globale o sulla scomparsa del loro habitat naturale.
La regolamentazione, un inganno?
Gli scienziati, troppo contenti di trovare finanziamenti che spesso mancano, possono così lavorare in buona fede sulla loro specialità, ad esempio sulla varroa, un parassita delle api davvero problematico, senza essere consapevoli di partecipare ad una vasta strategia di deviazione della lobby agrochimica. Altri ricercatori, meno scrupolosi, confinano con pratiche di corruzione più o meno diretta. Il libro di Stéphane Foucart è pieno di aneddoti scandalosi: un ricercatore che si unisce alla direzione dell’agrochimico DuPont pochi mesi dopo aver pubblicato un rapporto di sdoganamento dei “neonici”, un altro assunto da Syngenta alle stesse condizioni. Gli scienziati che continuano a concentrarsi sui danni causati dai neonicotinoidi e dal fipronil sono talvolta sottoposti a pressioni da parte dei dirigenti, minacciati da azioni legali da parte delle imprese, o stranamente perdono il posto di lavoro o il finanziamento qualche mese dopo.
Ancora più inquietante, la disfunzione delle agenzie di regolamentazione di questi pesticidi appare chiaramente quando si legge il libro del giornalista di Le Monde. Nel 2012 l’EFSA, l’Agenzia europea di regolamentazione, ha a sua volta evidenziato le carenze dei suoi criteri di valutazione per consentire l’immissione sul mercato di un prodotto. È persino un vero e proprio “inganno”, denuncia Stéphane Foucart, il che non sorprende, spiega, poiché molti degli organismi responsabili della definizione dei test sono a volte composti per metà da dipendenti del settore agrochimico e per metà da esperti, alcuni dei quali finiranno per essere assunti da queste stesse aziende. Inoltre, i test stessi sono finanziati o effettuati dai produttori dei prodotti da valutare. Si potrebbe anche chiedere a Philip Morris di decidere se il tabacco è dannoso per la salute o meno…
“Questa vicinanza di vedute tra agenzie esperte e aziende agrochimiche – né sistematica né generalizzata – segnala un preoccupante indebolimento dell’integrità e/o dell’efficacia delle competenze scientifiche”, scrive il giornalista. La debolezza del regolatore si avverte anche quando decide di agire: nel 2013 l’Europa vota una moratoria su alcuni “neonici”, ma con molte deroghe, cosicché il loro utilizzo non è diminuito ma continua ad aumentare.
I tre principali neonicotinoidi sono stati ritirati dal mercato europeo nel 2018 e la Francia ha vietato tutti i prodotti di questa famiglia di pesticidi. Ma i negoziati europei per rivedere le procedure fallite per testare nuovi prodotti sono ad un punto morto e sono stati rinviati all’estate 2021. Nuove sostanze in sostituzione di quelle vietate sono quindi suscettibili di essere altrettanto dannose e di completare la distruzione della fauna selvatica. Perché anche insetti, uccelli, anfibi o pesci sono sospettati di essere vittime di questo avvelenamento di massa, avverte il giornalista.
Trent’anni fa, avremmo anche potuto evitare il riscaldamento globale, ha scritto un altro giornalista qualche mese fa, l’usamericano Nathaniel Rich, nel suo libro Perdere la Terra(Mondadori, 2019). Gli scienziati sapevano già tutto del problema negli anni ’80, ma le lobby dei combustibili fossili sono riuscite a produrre dubbi e a ritardare la presa di coscienza. E Il mondo diventò silenzioso non fa che confermare questa urgenza vitale: liberare le competenze scientifiche dalla morsa degli interessi industriali. Oppure chiederemo ancora altre ricerche quando non ci saranno più insetti da osservare.