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Attentati a Gaza, è scontro tra Hamas e salafiti

Michele Giorgio 29 agosto 2019
Un duplice attacco suicida ha ucciso tre poliziotti di Hamas. Il movimento islamico arresta decine di militanti e simpatizzanti di gruppi affiliati allo Stato islamico. Sullo sfondo la cooperazione con l’Egitto contro le milizie vicine all’Isis.

In centinaia hanno partecipato ieri ai funerali di Salameh al Nadim, Wael Khalifa e Alaa al Gharbali, i tre poliziotti di Gaza uccisi dal duplice attentato di martedì notte contro due posti di blocco. Dopo l’attacco il movimento islamico Hamas ha proclamato lo stato di emergenza nella Striscia e ha schierato nelle strade i reparti scelti della sicurezza interna.
All’inizio il movimento islamico aveva puntato il dito contro Israele. Poi, di fronte alle modalità degli attentati, almeno uno dei quali suicida, ha rivolto le sue accuse alla sua spina nel fianco: le formazioni armate salafite, vicine all’Isis, sulle quali non ha un pieno controllo.
La prima esplosione, che ha ucciso i tre agenti, è avvenuta ad un posto di blocco all’incrocio di Dahdouh. La seconda, diversi minuti dopo, ha colpito ad un altro posto di blocco, alla periferia sud-ovest di Gaza City, in cui sono rimasti feriti tre civili. «Occorre avere pazienza, in breve tempo la situazione sarà chiara. Siamo sostenuti da ingenti forze di sicurezza e affronteremo la situazione in modo fermo e con saggezza», ha detto alla folla il capo di Hamas Ismail Haniyeh.
Gli attentati tuttavia preoccupano la popolazione perché si aggiungono ad una nuova fase delicata dello scontro tra Israele e Hamas, con il primo ministro Netanyahu che appena qualche giorno fa ha minacciato una nuova offensiva militare contro Gaza se non cesseranno i lanci sporadici di razzi e colpi di mortaio verso il suo territorio. Azioni che Israele attribuisce a Hamas e al Jihad Islami, vicino all’Iran, e che invece a Gaza ritengono azioni proprio dei gruppi salafiti.
«Non si può escludere nulla ma non credo che Israele sia coinvolto negli attentati, altrimenti Hamas non avrebbe esitato a denunciarlo con forza», spiega al manifesto l’analista di Gaza Mukhraim Abu Saada. «Piuttosto», aggiunge, «questi attentati appaiono una conseguenza del coordinamento di sicurezza che Hamas ha stabilito con l’Egitto e che negli ultimi tempi ha visto operazioni delle forze speciali (di Hamas) contro le formazioni salafite di Gaza collegate a quelle dell’Isis nel Sinai».
Il Cairo insiste, con più forza rispetto al passato, affinché Hamas faccia il possibile per bloccare le comunicazioni tra i salafiti a Gaza e quelli nel Sinai e metta fine ai lanci di razzi verso Israele. Altrimenti, minaccia, interromperà la sua mediazione tra il movimento islamico e il governo Netanyahu per una tregua a lungo termine.
All’intimazione i vertici di Hamas hanno risposto ordinando alle forze di sicurezza di usare il pugno di ferro. Le operazioni di polizia, ci dicevano ieri da Gaza, hanno suscitato risentimento nell’area tra Khan Yunis e Rafah. L’anno scorso, Wilayat Sinai, il ramo egiziano dell’Isis, ha dichiarato guerra anche ad Hamas, definendolo «apostata».
Qualcuno invece parla di «attività dietro le quinte» di alcuni paesi arabi del Golfo, come l’Arabia saudita, che finanzierebbero i gruppi salafiti di Gaza per mettere in difficoltà Hamas, espressione dei Fratelli Musulmani e alleato del “nemico” Qatar.
Gli attentati sono avvenuti dieci anni dopo la battaglia urbana di Rafah. In quella città nell’agosto del 2009 Hamas assaltò la moschea del qaedista Abdellatif Musa e dei suoi seguaci di Jund Ansar Allah che avevano proclamato un emirato islamico accusando Hamas di mollezza nell’applicazione della legge coranica. Nei combattimenti restarono uccise 28 persone, tra i quali Abdelatif Musa e cinque civili. Nell’aprile 2011 una cellula salafita sequestrò e assassinò a Gaza il blogger e attivista italiano dei diritti dei palestinesi Vittorio Arrigoni, in reazione all’arresto del loro leader da parte di Hamas.