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ISRAELE. Netanyahu inaugura l’insediamento “Alture di Trump”

17 giugno 2019, Nena News
La cerimonia, che si è svolta ieri sulle Alture del Golan che Tel Aviv ha occupato nel 1967 e ha annesso illegalmente nel 1981, è un ringraziamento per le politiche nettamente filo-israeliane del presidente Usa. La moglie di Netanyahu, intanto, ha ammesso di aver fatto uso di denaro pubblico per fini privati e ha patteggiato la sua pena.

Un “nuovo” insediamento con il nome di Trump per celebrare le politiche della sua amministrazione a favore d’Israele. L’inaugurazione di questa speciale colonia ha avuto luogo ieri sulle Alture del Golan occupate da Tel Aviv durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967 e annesse illegalmente nel 1981 dallo stato ebraico. Nel corso della cerimonia, il premier israeliano Netanyahu ha definito Trump un “grande amico” del popolo ebraico e ha descritto le Alture del Golan, che affacciano sul nord d’Israele, come un importante asset strategico. Facendosi beffa del diritto internazionale, il primo ministro ha poi ribadito che “il Golan è stato e sarà sempre parte inseparabile del nostro Paese e della nostra patria”.
L’insediamento – che sarà chiamato “Ramat Trump” che in ebraico vuol dire “Alture di Trump” – non è in realtà nuovo. Conosciuto fino a ieri come Bruchim, ha infatti quasi 30 anni di storia e conta 10 residenti. L’obiettivo di Tel Aviv ora è che il nuovo nome porti molti più israeliani a insediarsi nell’area così da espandere la colonia. Il ringraziamento del presidente Usa per l’inaugurazione di Ramat Trump non è tardato ad arrivare: “Grazie premier Netanyahu e Stato d’Israele per questo grande onore!” ha cinguettato su Twitter il leader repubblicano.
Se Trump mancava alla cerimonia di ieri, era invece presente l’ambasciatore statunitense in Israele David Friedman, noto sostenitore dei coloni. Ribadendo innanzitutto la sovranità israeliana sul Golan (“è semplicemente ovvia, indiscutibile e al di là di ogni dibattito ragionevole”), Friedman ha poi detto di non riuscire a “immaginare a nessun regalo più appropriato e bello di questo [per il presidente]”.
Ma il vero regalo, anzi regali, sono stati quelli che Trump ha fatto al premier Netanyahu nell’ultimo anno e mezzo: trasferimento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme e riconoscimento della Città Santa come “capitale d’Israele” (contrariamente a quanto afferma il diritto internazionale); riconoscimento ufficiale lo scorso marzo, a poche settimane dalle legislative israeliane, delle Alture del Golan occupate come “territorio israeliano”; ritiro dei fondi per l’Unrwa, l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi; “l’accordo del secolo”, il “piano di pace” che di fatto certificherà nuove annessioni di terra palestinese da parte israeliana; costituzione di un fronte arabo anti-Iran (la cosiddetta “Nato Araba”) in chiave anti-Iran.
Le celebrazioni di ieri non state però festeggiate da tutti in Israele. I partiti d’opposizione, infatti, hanno denunciato la mossa del premier perché, affermano, il governo ad interim attuale, che traghetterà il Paese alle nuove legislative di settembre, non ha l’autorità per proclamare un nuovo insediamento nel Golan. Parole al vento per il premier che ieri, simbolicamente, ha convocato il suo vertice di gabinetto proprio lì, in quel fazzoletto di terra che il diritto internazionale non assegna ad Israele.
L’inaugurazione di “Ramat Trump” potrebbe però rivelarsi un flop. Non sono pochi, infatti, coloro che in queste ore fanno notare che l’inaugurazione di ieri è solo propaganda politica in vista delle elezioni perché, nella sostanza dei fatti, non porterà a nulla. Zvi Hauser, parlamentare dell’opposizione ma in passato segretario dell’esecutivo di Netanyahu, ha definito la cerimonia di ieri una “trovata scadente” del premier perché al momento “non c’è un finanziamento né un piano né una decisione vincolante” per quanto concerne l’insediamento.
Senza poi dimenticare le difficoltà pratiche che incontrerà un suo eventuale sviluppo. Circondata da erba alta gialla e mine, Ramat Trump si trova a circa 20 chilometri dal confine siriano e a mezz’ora di macchina dalla città israeliana più vicina (Kiryat Shmona). I precedenti nell’area non sono incoraggianti: nel corso degli anni Israele ha sempre promosso gli insediamenti nel Golan, ma la lontananza di quest’area dal cuore economico del Paese (Tel Aviv) ha sempre rappresentato un grosso ostacolo al suo sviluppo. Un dato su tutti: solo 50.0000 persone vivono sulle Alture del Golan occupate (di queste, 25.000 sono druzi). Il territorio, per lo più destinato a piccole aziende agricole e al turismo interno, non ha molte industrie e ha poco appeal per poterci risiedere.
Mentre Netanyahu festeggiava l’inaugurazione del nuovo/vecchio insediamento, sua moglie Sara ammetteva di aver fatto uso di denaro pubblico per fini privati e patteggiava la sua pena con la restituzione di 12.000 euro e il pagamento di una multa da 2.500 euro.
Con i soldi pubblici Sara aveva acquistato tonnellate di cibo spendendo quasi 45 mila euro e aveva pagato camerieri privati registrandoli però come “addetti alle pulizie” nonostante fossero a tutti gli effetti lavoratori illegali che prestavano servizi senza contratto nella residenza del primo ministro. Il patteggiamento è un toccasana per first lady che ha così evitato il rischio di finire in carcere per un massimo di otto anni.