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“Sabotaggio” nel Golfo, cresce la pressione sull’Iran

Michele Giorgio 14 maggio 2019
Arabia saudita ed Emirati denunciano un attacco contro quattro petroliere al largo di Fujairah. Tehran condanna ma è sospettata di essere dietro il sabotaggio. Di Iran parleranno oggi a Sochi il segretario di Stato Pompeo e il presidente russo Putin.

Non è automatico il paragone con gli incidenti dell’agosto 1964 nel Golfo del Tonchino. Ma il presunto sabotaggio due giorni fa di alcune petroliere, due delle quali saudite, al largo di Fujairah li ricorda da vicino. Nel 1964, allo scopo di attaccare il Vietnam del Nord, il presidente Usa Lyndon Johnson denunciò due casi di «aggressioni» da parte della Marina nordvietnamita a un’unità navale statunitense. Anni dopo emerse che nel primo a sparare era stata proprio la nave militare Usa. Il secondo invece non era mai avvenuto. Nel caso di Fujairah non sappiamo ancora come siano andate le cose ma sospetti e dubbi circondano questo presunto atto di sabotaggio a danno di due stretti alleati degli Usa.
I fatti sono avvolti nel mistero. E abbiamo solo le versioni di due paesi nemici dell’Iran che, per ora, evitano di puntare il dito apertamente contro Tehran. A detta del ministro saudita per l’energia, Khalid al Falih, l’attacco si sarebbe verificato domenica alle 6 del mattino.«Due navi saudite – ha riferito – sono state sabotate nella zona economica esclusiva degli Emirati, al largo delle coste dell’emirato di Fujairah, mentre stavano per entrare nel Paese». Due petroliere sono di proprietà della compagnia saudita Aramco, una è norvegese, la quarta è una nave cisterna di proprietà degli Emirati. «Esporre navi commerciali ad atti di sabotaggio e minacciare la vita dei loro equipaggi è uno sviluppo pericoloso», ha commentato da parte sua il ministero degli esteri emiratino, sottolineando «la necessità di impedire a qualsiasi parte di tentare di minare la sicurezza del traffico marittimo». Fin troppo chiaro il riferimento all’Iran.
Gli Emirati stanno costruendo nella zona di Fujairah il più grande impianto di stoccaggio di greggio al mondo in grado di immagazzinare fino a 14 milioni di barili di petrolio. Il porto di Fujairah aggira lo Stretto di Hormuz attraverso il quale transita la maggior parte delle esportazioni di petrolio del Golfo. L’Iran ha minacciato più di chiudere Hormuz se gli Usa lo attaccheranno militarmente.
L’accaduto a Fujairah è stato condannato un po’ da tutti, anche dall’Iran. Tehran, che ha chiesto un’indagine accurata, attraverso alcuni siti d’informazione ha però riferito di strane esplosioni e che tra sette e dieci petroliere avevano preso fuoco dopo un sorvolo di aerei americani, ipotizzando sia pure non esplicitamente un lancio di bombe allo scopo di accendere le tensioni nella regione. Non si può fare a meno di notare il commento velenoso del quotidiano conservatore iraniano Kayhan. «Qualunque sia la causa delle esplosioni – ha scritto – non si può ignorare che l’Arabia Saudita e gli Emirati rappresentino un obiettivo ideale per attacchi di questo tipo…attacchi che potrebbero aumentare, vista la pericolosa politica di questi due Stati volta a terrorizzare le loro stesse popolazioni e i vicini, in nome dei loro padroni statunitensi». Un avvertimento a tutti gli effetti. L’Iran, lascia intendere Kayhan, non resterà a guardare mentre la sua economia viene distrutta dagli Usa con la benedizione di Riyadh e Tel Aviv.
Di Iran il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, discuterà oggi a Sochi con presidente russo Vladimir Putin e con l’omologo Sergej Lavrov. Ieri Mosca è tornata a criticare l’aggressività di Washington e la decisione di inviare nel Golfo una squadra aeronavale che comprende la portaerei Uss Abraham Lincoln, unità d’assalto anfibio trasportate dalla Uss Arlington e bombardieri strategici B52. Più di tutto ribadisce che i suoi esperti nucleari, incuranti delle sanzioni Usa, continueranno a lavorare nella centrale atomica di Bushehr. Di Iran e del “sabotaggio” nel Golfo si è discusso ieri anche Bruxelles, a margine della riunione dei ministri degli esteri dell’Ue. Presente anche Mike Pompeo. Il ministro degli esteri tedesco, Heiko Maas, ha confermato che l’Ue vuole rispettare l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 e chiede che Tehran e Washington facciano altrettanto. Pompeo oltre a Maas ha incontrato anche la “ministra degli esteri” dell’Ue, Federica Mogherini, che da parte sua ha esortato gli Usa ad evitare escalation.