PALESTINA. Iniziato lo sciopero della fame nelle prigioni
Oraney Ali 8 aprile 2019 |
“La seconda battaglia per la dignità” è cominciata: i prigionieri politici palestinesi rifiutano il cibo per protesta contro le condizioni di detenzione nelle carceri israeliane. Prosegue, intanto, il negoziato con le autorità carcerarie: qualche concessione, ma le richieste principali sono disattese.
Sono già centinaia i prigionieri politici palestinesi in sciopero della fame e tante altre centinaia. Cibo rifiutato mentre continuano i negoziati tra il movimento dei prigionieri e le autorità carcerarie delle forze di occupazione israeliana e forse continueranno anche nei prossimi giorni. Finora sono stati fatti alcuni passi in avanti e sono state formulate alcune richieste di base.
Le autorità carcerarie israeliane hanno accettato di installare dei telefoni pubblici nelle varie prigioni. L’accordo ha confermato il ritorno dei prigionieri che sono stati deportati dalle prigioni del Negev e Rimon. Le autorità carcerarie hanno inoltre accettato di eliminare tutte le sanzioni e le sentenze imposte ai prigionieri dopo i recenti scontri nelle prigioni.
I prigionieri hanno confermato che si stavano preparando da tempo per la seconda battaglia per la dignità e che tutti i preparativi per questo giorno sono stati completati insieme al popolo palestinese, Ma tante altre richieste di carattere umanitario, presentate, sono ancora in attesa di essere prese in discussione. I prigionieri stanno raggiungendo alcune richieste fondamentali e di carattere umanitario mentre i negoziati continuano ad andare avanti.
Si chiede che le visite familiari tornino alla normalità anche per quando riguarda i prigionieri della striscia di Gaza. E si chiede che vengano abolite tutte le sanzioni contro i prigionieri e la repressione e la privazione dei diritti umani istituiti dalla commissione per la Sicurezza Interna del Ministro Israeliano Gilad Erdan: miglioramento delle condizioni di vita, cure mediche, diritti alle visite dei familiari in particolare quelli di Gaza, rimozione dei disturbatori di segnale/frequenze che causa rischio per la salute, istruzione all’ interno delle carceri, libertà di leggere, visite familiari di diritto, processi che rispettino le convezioni dei diritti umani, abolizione di dispositivi che diffondono “sostanze cancerogene”.
Si chiede inoltre di fermare l’assalto delle forze speciali di repressione contro i prigionieri con gas lacrimogeno, ci sono stati dozzine di feriti. Per questi motivi i prigionieri hanno scelto la via dello sciopero della fame per difendere i loro diritti. “La battaglia è importante ma sopratutto molto difficile. E’ una battaglia di vita o morte e richiede la solidarietà, il sostegno popolare e un forte supporto mediatico. Dopo la recente repressione … Qual è il destino dei prigionieri palestinesi?”, si chiedono in una nota diffusa in questi giorni
È interessante notare che tutti i recenti sviluppi nei campi di detenzione sono avvenuti dopo l’istituzione della commissione per la Sicurezza Interna del Ministro Israeliano Gilad Erdan, istituita per studiare le condizioni di vita dei prigionieri; e un nuovo livello di repressione e privazione dei diritti umani è stato istituito dopo aver visitato tutte le prigioni.
Dall’inizio del 2019, le carceri israeliane sono state oggetto di problemi e le misure di repressione adottate dall’amministrazione carceraria contro i prigionieri palestinesi sono aumentate negli ultimi giorni; in seguito ad un assalto delle forze speciali e all’uso di gas lacrimogeni, ci sono stati dozzine di feriti fra i prigionieri. Il Centro informazioni dei prigionieri, la prigione del Negev, ci comunica che oggi “l’unità di repressione israeliana di occupazione è entrata nella sezione 23 della prigione “, aggiungendo che ha condotto “ricerche e trasferimenti di prigionieri all’interno della sezione”.
Il numero di prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane di occupazione ha raggiunto circa 5.700 persone, tra cui 48 donne, 230 bambini e 500 detenuti amministrativi. Israele, ad oggi, prende tempo.
Netanyahu, ha espresso le intenzioni di annettere la Cisgiordania occupata con il supporto degli Stati Uniti, inciranti dal diritto internazionale. Ma la volontà di Netanyahu sembra essere chiara: ritardare il più possibile le trattative e la chiusura dei vari territori, per garantire un clima favorevole alle elezioni di domani a cui è candidato! Visto che ha il portafoglio dei prigionieri.
Ma la seconda battaglia per la dignità inizia, lo sciopero della fame dei prigionieri palestinesi nelle carceri di occupazione israeliane. Si prevede che lo sciopero dei prigionieri si intensifichi dopo una settimana quando i prigionieri fermeranno anche l’assunzione di acqua, per raggiungere uno sciopero più ampio e completo il 17 aprile, in occasione dalla giornata dei prigionieri palestinesi.