Fucsia color speranza
Giuseppina La Delfa 31/03/2019 |
Quello che è successo ieri a Verona in risposta al sedicente Congresso sulla Famiglia mi lascia speranzosa e felice.
Una marea umana rosa fucsia si è radunata e ha sfilato per dire No con forza all’oscurantismo e al desiderio folle di qualcuno di riportare le lancette della storia all’inizio dell’800. Non dirò molto sulla cricca di razzisti, fascisti, omofobi e sessisti che vogliono decidere per le donne ciò che deve essere la loro vita.
Perché in questa battaglia che è una battaglia di civiltà il fulcro rimane la libertà della donna: quelli del congresso “contro le donne libere” ci hanno fatto capire con chiarezza che dobbiamo scegliere tra una società in cui le donne possono scegliere come vivere e una società paternalista e maschilista dove il maschio bianco decide per tutti e per tutte per mantenere i suoi privilegi e il suo potere sulle donne e sui figli.
Ieri i sindaci di tante città hanno messo sulle facciate dei palazzi di città la bandiera arcobaleno, quella della comunità LGBTQI, a sostegno dei diritti civili. È stato un bel gesto e ne sono grata. Ma penso che a Verona, più che la comunità LGBT, era attaccata la libertà della donna e la sua autodeterminazione. Da secoli ormai – e lo dimentichiamo fin troppo spesso – la donna è il perno e il metro della libertà di tutti. È stata anche il perno e la schiavitù di tutti. Compresa quella degli uomini costretti a essere Maschi in un certo modo. E questo l’hanno capito le donne di Non una di meno che hanno organizzato questa magnifica contromanifestazione.
Sui palazzi delle città, ieri e per sempre, dovrebbero essere sbandierate vessilli Rosa o meglio Viola per dire ogni giorno che la libertà delle donne non si tocca, che ogni sopruso fatto a loro va punito, che la loro libertà e autodeterminazione è la libertà di tutti, è la libertà dei maschi e quella delle lesbiche e quella dei gay e quella delle persone Trans. Tutto è collegato. Essere una donna libera vuole dire rendere tutti più liberi e più forti di essere. Vuole dire la fine degli stereotipi di genere, vuole dire più accettazione e accoglienza per i tanti modi di essere.
Quando Lorenzo Fontana ha esordito il suo mandato con la sua ormai famosa uscita “le Famiglie arcobaleno non esistono” attaccava, sì, le nostre famiglie ma anche le donne che non stanno al proprio posto, che fanno figli con le compagne e rifiutano l’eterosessualità obbligatoria, attaccava anche quelle donne che fanno figli per altri, che mettono il loro corpo a disposizione di coppie sterili che non si rassegnano, attaccava le donne che abortiscono e che non riempiono le “case famiglie” di figli senza famiglia, attaccava le donne che non hanno paura della sessualità e che vogliono godere del proprio corpo liberamente, attaccava le donne che si separano, e divorziano, e rifiutano di tacere di fronte alla violenza e ai soprusi, attaccava chiunque secondo lui non sta al gioco che piace a lui, attaccava anche i maschi che sono stanchi di rappresentare l’autorevolezza quando magari sognano di fare coccole ai propri figli e vorrebbero non più essere lasciati in disparte emotivamente nelle relazioni famigliari.
Le donne ieri erano, come durante il ratto delle Sabine, il bottino che gli oratori del congresso dei folli sessisti si contendevano e rimane a me incomprensibile come certe donne siano attrici e promotrici di questo desiderato ritorno verso il buio. Opportunismo politico. Zappa sui piedi. Incapacità a vedere oltre il proprio corto naso.
Ieri le famiglie arcobaleno c’erano, eccome! C’erano insieme a tutte le altre famiglie, c’erano con le donne e gli uomini a decine di migliaia per dire no a questi folli provenienti dai paesi più sessisti del mondo e agli ipocriti nostrani che si arrampicano sugli specchi. Salvini, dice Di Maio, è uno sfigato. Concordo. Salvini basa il suo povero discorso su dei concetti errati volendo fare credere alla gente che la minaccia siamo noi genitori omosessuali. Noi che secondo lui mettiamo in discussione le parole mamma e papà, come se mettessimo in pericolo la famiglia per la nostra sola esistenza. Salvini non ha idea di quello che c’è voluto per ognuno di noi, madre lesbica e padre gay, per poterci fare chiamare “mamma” o “papà”! Non sa quante emozioni ogni volta che sentiamo queste parole uscire dalla bocca dei nostri figli. Sono parole belle e preziosi e tenere come lo sono famiglia e genitori.
Qui le uniche famiglie attaccate sono proprio le nostre, forse perché sono famiglie costruite sul desiderio e sull’amore, sulla responsabilità e sulla libertà di scelta, e non solo sul sangue e sui geni trasmessi che sono collanti ben più deboli. Le nostre famiglie fanno paura perché nate dalla libertà delle donne. La libertà delle lesbiche di fare figli senza maschi, la libertà dei gay di fare figli con donne libere e consapevoli che fanno figli per altri. Ed è questo che è intollerabile per qualcuno che vuole che le donne rimangono sostanzialmente a disposizione dei maschi dominanti.
Io ho fiducia perché ieri ho visto la gioia di vivere, dei corpi danzanti, ho visto la forza di questi giovani e meno giovani dire no alla follia, ai soprusi, alla violenza, alla prepotenza. Le donne sono forti e l’unico modo di limitarne la libertà e rinchiuderle in manicomio reali o psichici come è stato fatto per secoli. Ai leghisti e ai loro alleati fascisti dico che è tardi per tornare indietro. Noi donne, noi persone LGBTQ non torneremo nei manicomi dove ci hanno tenuti chiusi. Ci troverete sempre più numerosi per difendere la libertà conquistata nei secoli.
Verona Fucsia è stata la più bella risposta che potevamo dare e l’abbiamo data.