Elezioni israeliane. «In Israele nazionalismo sfrenato, Europa cieca»
Michele Giorgio 6 aprile 2019 |
INTERVISTA allo storico Zeev Sternhell a quattro giorni dalle elezioni. Netanyahu intanto risale la china: in vantaggio nei sondaggi.
Il vento soffia a favore di Benyamin Netanyahu. Accuse vecchie e nuove di corruzione e l’incriminazione che lo attende nei prossimi mesi, non hanno scalfito il consenso popolare che il premier israeliano ha costruito nei passati dieci anni sul nazionalismo sfrenato. E i sondaggi ora gli danno ragione rispetto a quelli di due mesi favorevoli al suo avversario Benny Gantz, ex capo di stato maggiore e leader di Blu e Bianco, il “partito degli ex generali” come lo chiamo in Israele. Mancano quattro giorni al voto e secondo il sondaggio svolto dalla Dialog Company e commissionato dal quotidiano Haaretz, il partito Likud di Netanyahu è in vantaggio di tre seggi (30-27) rispetto a Blu e Bianco. La destra stando al sondaggio può contare su 67 dei 120 seggi della Knesset, l’opposizione ne avrebbe 53. Lo stesso istituto di ricerca l’11 marzo aveva indicato in testa la lista di Gantz. E che il quadro si sia fatto cupo per l’ex capo di stato maggiore lo dice anche il recupero (10 seggi contro i cinque di qualche settimana fa) del moribondo Partito laburista. I suoi elettori si erano spostati verso Blu e Bianco, ora in parte fanno marcia indietro perché, spiega Haaretz, sono convinti che non esista alcuna possibilità concreta che Netanyahu esca sconfitto dal voto. D’altronde Gantz non ha saputo offrire una alternativa alla destra, sul piano economico interno e riguardo la questione palestinese. Proprio sul rapporto con i palestinesi ha inseguito Netanyahu senza capire che, al momento di scegliere, gli israeliani avrebbero preferito l’“originale sicuro”, ossia il premier uscente e il suo pugno di ferro. Su ciò che si profila all’orizzonte abbiamo intervistato lo storico Zeev Sternhell, uno dei principali studiosi internazionali di Fascismo e autore di saggi sulla storia di Israele tra i quali “Nascita d’Israele, miti, storia e contraddizioni” pubblicato anche in Italia. Sternhell, che da decenni condanna le politiche di Israele verso i palestinesi, qualche anno fa ha subito un attentato a Gerusalemme compiuto da estremisti di destra.
Professor Sternhell, Netanyahu ha ottime possibilità di rimanere al potere. E nella Knesset e forse anche nel prossimo governo troveranno posto alcuni dei rappresentanti di Otzma Yehudit (Potere ebraico), formazione erede del partito razzista e antiarabo Kach.
Il nazionalismo israeliano e la radicalizzazione della destra hanno un potenziale altamente distruttivo. La Corte suprema (il mese scorso) ha vietato la candidatura del leader di Otzma Yehudit, Michael Ben-Ari, ma ha permesso al resto del partito di partecipare alle elezioni ed i compagni di Ben-Ari hanno le sue stesse idee. Queste persone, come ho scritto più volte, si muovono ai limiti di ciò che abbiamo visto il secolo scorso nei peggiori periodi dell’Europa. E anche se volessimo evitare questo confronto storico la sostanza non cambia. Quelli (di Otzma Yehudit) sono razzisti e non lo nascondono. Sono uguali a ciò che ha prodotto e che produce di nuovo la cultura europea di cui fa parte Israele. L’Occidente può produrre cose positive e altre orribili. L’abbiamo visto in Italia, Germania e Francia. Ora lo vediamo anche qui. Aggiungiamo che Israele è una potenza occupante di territori palestinesi da oltre 50 anni. Occupazione e colonizzazione sono parte integrante della sua politica. E le forze al potere intendono andare avanti così perché nessuno apre bocca, a nessuno interessa dei palestinesi.
L’Europa è molto indulgente verso Netanyahu e la composizione delle sue maggioranze di governo. La stessa sinistra, inclusa quella italiana, condanna sovranismo, populismo e nazionalismo ma tace su quanto avviene in Israele. Attacca il leader dei sovranisti Victor Orban ma resta in silenzio quando Netanyahu accoglie come amico e alleato il premier ungherese. Come se lo spiega?
Diciamo come stanno le cose. Israele è parte integrante del gruppo di Visegrad (che riunisce i leader europei sovranisti, ndr) e questo è il risultato dell’evoluzione del nostro nazionalismo e dell’occupazione. L’Europa non ha un interesse reale per ciò che accade in Medio oriente ed inoltre negli ultimi dieci anni Netanyahu è stato capace, approfittando dell’atteggiamento europeo, di far apparire la critica delle politiche israeliane come una forma di antisemitismo. Chiunque si azzardi a definire occupata la Cisgiordania e a condannare i coloni, è subito accusato di antisemitismo. I palestinesi protestano contro l’occupazione e la colonizzazione delle loro terre e Netanyahu e i coloni parlano di antisemitismo e di rifiuto degli ebrei.
In Europa si discute del nuovo antisemitismo. Sono messi sotto accusa anche coloro che si proclamano antisionisti o non sostenitori del sionismo, il movimento che ha creato Israele. Ma tanti ebrei non sono sionisti e non pochi di loro si descrivono come antisionisti. Anche Hannah Arendt ha espresso dubbi sul Sionismo.
Penso che ognuno di noi, ebreo o non ebreo, sia libero di scegliere se essere sionista o di non esserlo. Trovo legittimo non essere sionista. Io mi considero un sionista perché credo al diritto all’autodeterminazione degli ebrei. Tuttavia il diritto all’autodeterminazione non è esclusivo ma universale. Lo posseggono tutti i popoli, anche i palestinesi. E la nostra autodeterminazione non può e non deve avvenire a danno di quella dei palestinesi.