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SIRIA. Damasco pronta a combattere per liberare il Golan

Stefano Mauro 6 aprile 2019
A dirlo è il ministro degli esteri siriano Walid al-Muallem. Disposte a intraprendere operazioni militari contro Israele e Usa per “contrastare il piano americano di destabilizzazione nell’area” sono anche le formazioni militari inquadrate nell’Unità di mobilitazione popolare.

“Se non si troveranno delle soluzioni a livello diplomatico, nel rispetto delle diverse risoluzioni delle Nazioni Unite e della diplomazia internazionale, Damasco non esiterà a combattere per liberare parte del suo territorio e questo potrebbe avvenire anche a breve”. Questa la dichiarazione del ministro degli esteri siriano, Walid al Muallem, in una conferenza stampa congiunta di ieri a Damasco con il suo omologo venezuelano, Jorge Arreaza, riguardo alla recente dichiarazione di Trump ed al riconoscimento delle Alture del Golan come “territorio israeliano”.
Entrambe i ministri si sono soffermati sulle pressioni nei confronti dei loro paesi da parte dell’amministrazione statunitense che sono state classificate come “cospirazioni degli USA con l’obiettivo di destabilizzare due paesi che si oppongono all’imperialismo americano”. Muallem ha dichiarato che “quello che sta avvenendo in Venezuela adesso è un attacco alla sua stabilità nazionale molto simile alle dinamiche che hanno portato alla guerra in Siria” .
Tensioni e possibili scenari di guerra confermati dal sempre più crescente clima di “rancore” anti-americano e anti-israeliano osservato negli ultimi mesi in Iraq ed in diversi stati arabi non tanto dai diversi governi, ma soprattutto dall’opinione pubblica, dopo le dichiarazioni di Trump sul Golan.
Proteste che sono aumentate d’intensità dopo il discorso di Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, legato “alla sempre più crescente apatia da parte degli stati arabi”, in seguito al vertice della Lega Araba di Tunisi dove “non c’è stata una decisa reazione unitaria” contro il riconoscimento degli Stati Uniti dell’occupazione israeliana del Golan.
Non a caso le reazioni di condanna più forti sono arrivate, infatti, da quelle formazioni militari inquadrate all’interno delle Unità di Mobilitazione Popolare (UMP o Hashed Shaabi) legate direttamente al partito sciita libanese: Kataeb Hezbollah e Harakat Hezbollah Al Nujaba considerate entrambe come una diretta emanazione di Hezbollah in Iraq.
Entrambe queste formazioni, presenti anche in territorio siriano, si sono dichiarate pronte ad intraprendere azioni militari contro Israele e gli Usa “per contrastare il piano americano di destabilizzazione nell’area”. “Trump non ha capito che la sua politica a favore degli interessi di Israele – ha affermato al quotidiano libanese Al Akhbar Abu Mahdi al Muhandis, segretario delle Kataeb – rinforza sempre di più la posizione dell’Asse della Resistenza e dimostra ai diversi paese dell’area che l’unica opzione, per contrastare l’espansionismo israelo-americano, è quella armata”.
Preoccupazioni, da parte di Beirut, anche per quanto riguarda un’ulteriore porzione di terra “occupata” da Israele che riguarda il territorio libanese: le fattorie di Shebaa.
“La decisione americana di annettere in maniera unilaterale prima Gerusalemme e poi il Golan sta ottenendo un effetto contrario a quello voluto, visto che aumentano sempre più le manifestazioni di resistenza sia nei Territori Occupati, da parte dei palestinesi, sia nel Golan, da parte delle comunità druse che rifiutano l’occupazione di Tel Aviv” ha dichiarato nel suo ultimo editoriale sul quotidiano Rai Al Youm, Abdel Bari Atwan.
Di “contrasto alla politica di destabilizzazione dell’area” ha discusso anche il presidente della repubblica libanese, Michel Aoun, con Putin nella sua recente visita a Mosca. Come riporta il sito libanese al Mayadden alla domanda da parte del presidente russo se Hezbollah fosse pronto ad un nuovo conflitto con Israele, appare molto significativa la risposta da parte di Aoun: “Hezbollah è pronto a combattere per difendere i confini del Libano da una nuova aggressione israeliana e per liberare definitivamente tutti i Territori Occupati nella regione”.