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8 marzo, dal ddl Pillon all’aborto a Desirée e Sana: le minacce ai diritti delle donne che fanno gridare al Medioevo

8 Marzo 2019
Dai tanti casi di violenza fino agli atti contro l’interruzione di gravidanza fino al disegno di legge del promotore del Family Day per l’affido condiviso dei figli.

Poi le discriminazioni che non cambiano mai: la scarsa rappresentanza nel governo e la tampon tax intoccabile. O il congedo di paternità che rimane a 5 giorni perché tanto è la madre a doversi occupare dei figli. La lista dei fatti principali dell’ultimo anno che raccontano una lotta alla luce del sole contro il genere femminile. E per cui ancora poco (o non abbastanza) viene fatto.

Un governo, ancora una volta, di quasi soli uomini. Un ministro della Famiglia vicino all’estrema destra che, 24 ore dopo l’insediamento, mette tra i suoi obiettivi la tutela della famiglia tradizionale e la lotta all’aborto. Un disegno di legge per l’affido condiviso dei figli, scritto dal promotore del Family Day, che dimentica i diritti dei minori e costringe le vittime di violenza a sedere al tavolo con i propri aggressori. Non è tornato il Medioevo in Italia per le donne, non ancora. Ma ci sono politici, cittadini, militanti della società civile, che lavorano per contrastare alcune delle conquiste fatte dalle donne negli ultimi decenni. Non è una guerra sotterranea e silenziosa, ma una crociata alla luce del sole. Ci provano con le parole e con leggi. Ma pure con le mozioni dei consigli comunali e regionali. Verona è stata la pioniera approvando un atto in favore della vita e contro l’interruzione di gravidanza. Durante la discussione, uno dei consiglieri, si è rivolto alle femministe in Aula con un saluto romano. Era solo l’inizio: ha seguito l’esempio la Liguria, ci hanno provato da Milano a Roma. Ogni tanto qualcuno tenta di mettere un freno. Lo fa Matteo Salvinicon i suoi, dicendo che quelle di Fontana non sono priorità. Lo fanno i 5 stelle, mandando avanti il sottosegretario alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora e le ministre a dire che le derive più estremiste sono inaccettabili. Ma intanto nel contratto di governo dei diritti delle donne e, manco a parlarne, degli omosessuali non c’è nemmeno l’ombra.
Quello contro il genere femminile è un disegno fatto di discriminazioni, nuove, ma soprattutto vecchie. Tra le cose che non cambiano mai, neppure quest’anno: le differenze salariali a parità di mansione con gli uomini, ma pure la tampon tax che nessuno si sogna di toccare. La riduzione dell’Iva stellare al 22 per cento è stata promessa dal governo, ma poi annullata. Il congedo di paternità in caso di gravidanza? E’ rimasto di 5 giorni. Una bazzecola, se confrontato con gli oltre 54 della Norvegia. Un intervento sufficiente per una società che vuole le proprie donne soprattutto come madri.
Non è ancora tornato il Medioevo in Italia. Ma la violenza non è mai finita e ogni giorno viene perpetuata contro il genere femminile. Le foto delle vittime ce le abbiamo stampate tutti in mente, cannibalizzate sui giornali per giorni, quando ormai era troppo tardi. C’è quella di una ragazza italo-pakistana morta ammazzata in Pakistan dopo aver rifiutato le nozze forzate e che ancora aspetta sia fatta giustizia. Quella di una studentessa di 24 anni violentata nell’ascensore di una stazione della Circumvesuviana da un gruppetto di ragazzini. Prima di lei le facce di Pamela Mastropiero e Desirée Mariottini: donne abusate e uccise quando erano più deboli, senza che nessuno facesse niente per salvarle. Donne raccontate dai giornali solo perché aggredite da stranieri: nessuno si è ricordato di dire che erano le ennesime vittime di uomini. Di Violeta Senchiu neppure si è parlato: è stata bruciata viva in casa dal compagno. Ma era rumena e la sua storia è rimasta una breve sui quotidiani. Il concetto lo ha espresso bene il volantino della Lega, sezione giovani di Crotone, diffuso proprio per l’8 marzo: tra i nemici della donna si citava chi “ne promuove l’autodeterminazione sempre più marcata, suscitando un atteggiamento rancoroso nei confronti dell’uomo”. Non è ancora tornato il Medioevo in Italia, ma le donne sono ancora viste come quelle che con il loro piglio si vanno a cercare le botte, che piagnucolano perché non riescono a stare al passo degli uomini, che dovrebbero pensare solo alla famiglia. Non è tornato il Medioevo per le donne in Italia. Ancora per poco.
29 marzo 2019 – A Verona si svolgerà la terza edizione del World Congress of families, il congresso mondiale delle famiglie promosso da una serie di associazioni legate al Family Day e che si schierano contro i diritti delle persone Lgbti, aborto, maternità surrogata e divorzio. Presenti all’inaugurazione ci saranno il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana e il vicepremier Matteo Salvini. Palazzo Chigi ha smentito che ci sia il patrocino del governo e il M5s ne ha preso le distanze.
6 marzo 2019 – La Lega, sezione giovani di Crotone, diffonde un volantino per l’8 marzo in cui elenca i nemici della dignità della donna. Spiccano, tra i tanti, coloro che contrastano la famiglia naturale e chi promuove “l’autodeterminazione della donna sempre più marcata suscitando un atteggiamento rancoroso nei confronti dell’uomo”. Un’argomentazione molto utilizzata da parte degli uomini maltrattanti. Salvini ne prende, in parte, le distanze: “Non ne condivido alcuni contenuti”. Alcuni.
5 marzo 2019 – Una studentessa di 24 anni viene fermata da tre ragazzi poco più giovani mentre sta per prendere la Circumvesuviana a San Giorgio a Cremano (Napoli). Il gruppo aveva già provato a molestarla qualche giorno prima e si avvicina dicendo di volersi scusare. Lei li ascolta, senza accorgersi che la spingono dentro un ascensore per disabili. Qui bloccano la porta e la violentano. La scena viene ripresa dalle telecamere di sicurezza. I tre vengono arrestati.
4 marzo 2019 – La procura di Brescia apre un’indagine sulla morte dell’italo-pakistana Sana Cheema, uccisa in Pakistan dopo aver rifiutato le nozze forzate. Iscritti nel registro degli indagati il padre Ghulam Mustafa Cheema, lo zio Mazhar Cheema e il fratello Adnan con l’accusa di omicidio. I tre erano stati arrestati, processati e scagionati da ogni accusa dal tribunale pakistano di Gujarat solo alcune settimane fa. Erano stati scagionati anche altri otto parenti di Sana, tra cui la madre, che erano stati solo indagati. La 25enne nata e cresciuta in Italia, è scomparsa dopo essere stata costretta a rientrare nel suo Paese per sposare un connazionale scelto dalla famiglia. In Italia non c’è una legge che tutela le ragazze in fuga dalle nozze forzate. Il premier Giuseppe Conte ha scritto una lettera al suo corrispettivo pakistano perché sia fatta giustizia sul caso di Sana, ma al di là dell’indignazione collettiva della politica, nessun intervento è stato fatto.
5 febbraio 2019 – Il Papa, durante il volo di ritorno da Abu Dhabi, ammette: “E’ vero, gli abusi sulle suore sono un problema”. Bergoglio rompe un tabù nella Chiesa che, nonostante le denunce e i sospetti, non era mai stato toccato: “Credo che succeda ancora, non è che una volta che ci si accorge, poi la cosa finisce. Si deve fare qualcosa di più? Sì. C’è la volontà? Sì”. Per il momento non è nota nessuna azione concreta intrapresa nel merito.
18 gennaio 2019 – La ministra della Salute Giulia Grillo presenta, con un ritardo record di 11 mesi, il report sullo stato di attuazione della legge 194 in Italia. Il documento evidenzia come, nonostante la propaganda allarmista, i casi di interruzione di gravidanza relativi al 2017 siano in diminuzione del 5 per cento. Rimane fisso il dato dei ginecologi obiettori che sono il 68 per cento del totale. Non accennano a muoversi i dati degli obiettori in Molise (96,4 per cento dei ginecologi e 71.9% degli anestesisti); Basilicata (88% dei ginecologi; 71 % degli anestesisti); Bolzano (85% dei ginecologi e 63.3% degli anestesisti).
30 dicembre 2018 – La legge di Bilancio conferma l’esperimento del governo precedente e fissa acinque giorni il congedo di paternità. L’Italia in Europa rimane fanalino di coda in materia. In testa c’è la Norvegia con un congedo di 15 giorni per i neopapà a cui sommare un congedo parentale di 54 settimane che i due genitori possono dividere in base alle esigenze.
5 dicembre 2018 – Salta la riduzione dell’Iva sugli assorbenti, che rimangono quindi beni di lusso con un’aliquota al 22 per cento. I 5 stelle avevano annunciato un emendamento alla manovra per ridurla al 5 per cento ed equipararla ad esempio ai rasoi, ma è stato accantonato. Nella maggior parte degli altri Paesi del mondo non supera il 6%. Ancora, in Italia, quando si solleva l’argomento si viene accusati di occuparsi di “temi poco seri” (vedi le critiche alle dichiarazioni di Pippo Civati).
22 novembre 2018 – Licenziato dall’ospedale San Giuliano a Giuliano (Napoli) un ginecologo obiettore di coscienza. A luglio si era rifiutato di operare una donna colpita da malore che aveva bisogno di un aborto d’urgenza. L’intervento è stato eseguito da un collega richiamato in servizio per motivi d’emergenza. In Italia sono tanti gli ostacoli per chi decide di fare un aborto terapeutico volontario dopo i 90 giorni, legale solo “per motivi sanitari”: attualmente mancano reti strutturate e le donne sono costrette al passaparola.
4 novembre 2018 – Violeta Senchiu, 32 anni rumena, viene bruciata viva dal compagno già noto alle forze dell’ordine. L’uomo ha cosparso di benzina la casa dove viveva con la compagna a Sala Consilina (Salerno): le fiamme hanno raggiunto la camera da letto dove stava dormendo ed è morta dopo 20 ore di agonia a causa delle gravissime ustioni. Illesi i tre bambini della donna che stavano giocando nel piazzale di fronte al momento dell’incendio. Del caso non si è praticamente parlato sui giornali. L’accusa di associazioni e femministe è che non abbia destato l’interesse mediatico perché la vittima era rumena e l’aggressore italiano.
19 ottobre 2018 – Desirée Mariottini, 16 anni di Cisterna Latina, viene drogata e poi abusata sessualmente mentre è in stato di incoscienza in uno stabile abbandonato del quartiere San Lorenzo a Roma. Per la sua morte sono stati fermati prima due uomini: Mamadou Gara, 26 anni e Brian Minteh, 43, senegalesi senza permesso di soggiorno. Poi è stato individuato un altro uomo, il nigeriano Alinno Chima, 46 anni. A loro sono contestati la violenza sessuale di gruppo, la cessione di stupefacenti e l’omicidio volontario. Il quarto uomo arrestato è uno spacciatore italiano: Marco Mancini, 36 anni, romano. E’ accusato di aver ceduto cocaina, eroina e psicofarmaci con effetti psicotropi. Il caso scatena le polemiche contro gli stranieri, mettendo in secondo piano la violenza compiuta ai danni di una donna di soli 16 anni.
5 ottobre 2018 – Il consiglio comunale di Verona approva una mozione della Lega contro l’aborto che dichiara la città a “favore della vita” e impegna il sindaco e la giunta a “inserire nel prossimo assestamento di bilancio un congruo finanziamento ad associazioni e progetti” pro vita. La mozione viene approvata con i voti a favore della maggioranza che sostiene il sindaco di centrodestra Federico Sboarina. Anche la capogruppo Pd Carla Padovani dà il suo sostegno. Dirà poi: “La linea del Partito democratico sul tema non è chiara”. In Aula sono presenti un gruppo di femministe di Non una di meno vestite da ancelle in segno di protesta. Contro di loro a luglio, il consigliere Andrea Bacciga, che si autodefinisce “identitario” ed è vicino al gruppo neonazista Fortezza Europa, aveva fatto il saluto romano. Lui si è difeso dicendo che si è trattato di un gesto di saluto, le femministe lo hanno denunciato. E’ attualmente indagato. Il caso ha fatto molto discutere a livello nazionale e il consigliere leghista Alberto Zelger, intervistato da Radio 24, ha difeso il suo intervento dichiarando: “L’aborto non è un diritto, è un abominevole delitto”. Mozioni simili sono state poi presentate a Ferrara, Trieste, Sestri Levante, Milano e Roma senza però riuscire a essere approvate. Il 5 febbraio 2019 il consiglio regionale della Liguria, guidato dall’azzurro Giovanni Toti, ha votato un provvedimento “in difesa della vita” e perché si tuteli la maternità. In questo caso il Pd ha votato contro e il M5s si è astenuto.
10 settembre 2018 – In commissione Giustizia al Senato viene incardinato il disegno di legge sull’affido condiviso che porta la firma del leghista Simone Pillon. Il parlamentare è anche uno dei promotori del Family Day ed è noto per le sue posizioni contro l’aborto e per la famiglia naturale. Il provvedimento è contestato da un fronte trasversale che va dalle femministe di Non una di meno, agli esperti di diritto familiare, associazioni ed esponenti delle opposizioni. L’accusa è che il ddl voglia riformare le pratiche per l’affido in caso di separazione dimenticando e anzi penalizzando le vittime di violenza. Tra le altre cose si introduce l’obbligo di mediazione familiare (a pagamento) in caso di separazione, costringendo chi ha subito maltrattamenti da parte del coniuge a sedere allo stesso tavolo del proprio aggressore; inserisce l’obbligo per il figlio di trascorrere uguale tempo con la madre e il padre, spostandosi da una casa all’altra; abolisce l’assegno di mantenimento inserendo “il mantenimento diretto” che dovrà poi essere regolato secondo un preciso “piano genitoriale” che regolerà le spese di ognuno dei due genitori. Infine il ddl si propone di intervenire contro la cosiddetta “alienazione parentale”, concetto elaborato dal controverso medico Richard Gardner. Proprio Gardner è stato già messo sotto accusa in passato per alcune sue dichiarazioni, pubblicate nei suoi libri, contro le donne e in favore della pedofilia. La sindrome (nota come Pas) non è mai stata riconosciuta dall’Oms o dal ministero della Salute. Il ddl prevede che nel caso in cui il minore non voglia avere rapporti con uno dei genitori, il giudice può “limitare la responsabilità genitoriale dell’altro pur in assenza di evidenti condotte”, tirando in causa proprio la Pas e ipotizzando pressioni e influenze sul figlio contro il coniuge. I centri antiviolenza e Non una di meno sostengono che proprio questo passaggio può trasformarsi in “ricatto per scoraggiare la denuncia di violenza del marito”. La riforma della legge sull’affido condiviso è prevista dal contratto di governo Lega-M5s. I 5 stelle si sono detti più volte contrari al ddl Pillon, ribadendo che così non può passare, ma il senatore leghista ha semplicemente aperto ad alcune modifiche. Le opposizioni, Emma Bonino in prima linea con gli ex presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, hanno detto che va completamente ritirato per la sua pericolosità così com’è strutturato.
3 agosto 2018 – Il Comune di Roma, guidato dalla sindaca M5s Virginia Raggi, revoca la concessione dell’edificio del Buon Pastore alla Casa Internazionale delle Donne. A novembre viene inviata un ingiunzione di pagamento per 800mila euro di affitti non pagati. Da circa 30 anni l’associazione occupa un palazzo del Comune gratuitamente: in cambio fornisce all’amministrazione attività e sostegno per le donne. A settembre la Casa delle Donne si è rivolta a Bruxelles per chiedere che sia l’Unione europea a intervenire in loro tutela.
2 giugno 2018 – Il governo sceglie di creare tra i vari ministeri anche quello dedicato alla Famiglia e viene incaricato il leghista, già noto per la sua vicinanza a gruppi di estrema destra, Lorenzo Fontana. Nella sua prima intervista a la Stampa dichiara che i suoi obiettivi sono “incentivare le nascite e disincentivare gli aborti; sostenere la famiglia, che è “quella naturale”, mentre le famiglie arcobaleno “per la legge non esistono”. Il leader del Carroccio Matteo Salvini lo gela: “Fontana è libero di avere le sue idee”, ma “non sono priorità”. Eppure Fontana si sente libero di insistere. Il 13 giugno, dopo la pubblicazione dei dati Istat sulle nascite, dirà: “Il senso primario del ministero è il rilancio demografico”. Pochi giorni dopo annuncia apposite misure fiscali contro il calo demografico. Il 30 giugno il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora, indicato dal M5s, parla al Pride di Pompei: “L’Italia non tornerà indietro sui diritti, anche se in una parte del governo non c’è la stessa sensibilità”. E’ Fontana a gelarlo questa volta: “Spadafora parla a titolo personale, non a nome del governo, né della Lega. La famiglia che riconosciamo e sosterremo, anche economicamente, è quella sancita dalla Costituzione”. Il 19 luglio Fontana se la prende con il riconoscimento dell’adozione di un bimbo da parte di una coppia gay: “Penso che la necessità, per un bambino, di avere una madre e un padre sia un presupposto irrinunciabile. E’ mia intenzione combattere la pratica dell’utero in affitto in tutte le sedi opportune”. Il 26 giugno torna sul tema criticando l’iscrizione nei registri comunali di bambini figli di coppie gay nati con la pratica della maternità surrogata. “Fermi la propaganda”, lo attacca nuovamente Spadafora. Mentre la sindaca M5s di Torino Chiara Appendino rivendica: “Questa amministrazione continuerà a registrare sugli atti di nascita l’annotazione che attesta il riconoscimento dei bambini da parte di entrambi i genitori dello stesso sesso”.
Primo giugno 2018 – Si insedia il primo governo Lega-M5s della storia italiana: è l’esecutivo con la terza percentuale più bassa di donne dal governo Berlusconi IV. Secondo i dati elaborati da Openpolis, la presenza femminile è sempre stata tra il 27 e il 29%, mentre oggi è al 17,9 per cento. Quindi, invece di aumentare le rappresentanti donne in Parlamento, nel 2019 diminuiscono ancora. Se si guarda solo al governo, si nota che solo 11 sui 64 membri sono donne: cinque ministre e sei vice o sottosegretarie. Per non parlare dei vertici: il premier e i due vicepremier sono tutti uomini. Lo stesso contratto di governo è stato scritto da un gruppo di delegati di Lega e M5s, di cui faceva parte una sola donna: Laura Castelli. Nelle stanze del potere, le donne continuano a essere quasi inesistenti o a non avere alcun peso.
30 gennaio 2018 – Pamela Mastropiero ha 18 anni e decide di allontanarsi dalla comunità Pars di Corridonia (Macerata). Durante la fuga incontra un uomo che le offre un passaggio e la accompagna a comprarsi della droga in cambio di un rapporto sessuale. Secondo l’accusa abusa di lei e non lo fa da solo. Una volta scoperto che è morta, la fa a pezzi e la mette dentro due trolley che abbandona sulla strada a Pollenza. Gli investigatori poche ore dopo arrestano Innocent Oseghale, 29enne nigeriano. Le accuse sono di omicidio volontario, vilipendio, occultamento di cadavere e violenza sessuale. Il 6 marzo 2019 saranno indagati per violenza sessuale due automobilisti che Pamela ha incontrato durante la fuga dalla comunità e che hanno avuto rapporti con lei. Tutti parlano dell’ennesima aggressione fatta da uno straniero. Nessuno, nemmeno stavolta, ricorda che si tratta anche dell’ennesima violenza subita da una donna di soli 18 anni.