Quando la democrazia scarseggia, le donne sono le prime a farne le spese
Alessia Morani 06/02/2019 |
Cosa sta succedendo ai diritti delle donne? A che punto siamo con il contrasto alla violenza di genere?
Basta inventarsi un codice rosso, peraltro già previsto dalle norme di attuazione del codice di procedura penale modificato con la Legge sul Femminicidio, per porre fine alla strage delle donne? Evidentemente, no.
L’altro giorno mi è passato sotto gli occhi un video terrificante. Si vede un padre separato che grida cose di questo tenore: “A mia moglie ho fatto un c…così, le tolgo la potestà genitoriale. Hanno creato due reati per le donne: i maltrattamenti in famiglia e lo stalking, ma il 95% delle donne fa denunce false!!”.
La cosa che colpisce di questo video è l’odio: un odio ideologico, viscerale, ancestrale. L’odio di un uomo violento nei confronti di una donna. Una storia vecchia che purtroppo riprende vita e vigore quando a governare sono coloro che predicano i valori del padre-padrone: i leghisti ultracattolici che nulla hanno a che spartire con i valori cristiani della famiglia.
Ho sentito dire al senatore Pillon, estensore di una subdola legge sull’affido condiviso, che fosse per lui abolirebbe il divorzio e le unioni civili, e obbligherebbe le donne a partorire.
Quando la democrazia scarseggia, le donne sono sempre le prime a farne le spese. Il tentativo di rimetterle a tacere è tanto più forte quanto più i diritti umani sono presi d’assalto da governi autoritari e fondamentalisti.
Il tentativo in atto è chiaro, vogliono smantellare i diritti delle donne: tra le posizioni antiabortiste del ministro Fontana e l’irricevibile norma Pillon sull’affido condiviso, il rischio di tornare ai tempi più bui è concreto.
È una deriva che va fermata subito perché in tempi in cui le false verità spadroneggiano nei media, in particolare sui canali “unofficial” e sui social, il pericolo di un imbarbarimento culturale è troppo elevato.
Così come è stato fatto sul tema dei migranti, con una percezione di insicurezza legata al “diverso” del tutto distaccata dalla realtà dei fatti, l’offensiva di un bombardamento mediatico lesivo dei diritti delle donne, può farci recedere rispetto a diritti fondamentali acquisiti con battaglie storiche dei movimenti femministi.
Abbiamo detto tante volte quanto gli uomini e le donne debbano essere uniti per far avanzare una reale parità di genere, quello che invece stanno nuovamente cercando di fare, i leghisti in particolare, è dividere, mettere i genitori gli uni contro gli altri, usare l’odio invece che mantenersi ancorati a un principio di rispetto reciproco che è alla base di ogni convivenza civile.
I problemi dei padri separati vanno affrontati, non c’è dubbio, certamente non con una legge che crea le basi per conflitti feroci. Sta tutta qui la subdola missione del ddl Pillon che contiene nei suoi principi le radici di un cambiamento culturale che può produrre una nuova ondata di conflitti tra sessi e di violenza contro le donne.
Insomma, il rischio di tornare ai tempi del padre-padrone, come detto, è alto e va contrastato con forza. Ci vuole evidentemente una rivoluzione culturale, una presa di coscienza collettiva e una immediata reazione.
L’avanzata delle destre estremiste sta mettendo in serio pericolo l’emancipazione delle donne, ottenuta in decenni di lunghe battaglie politiche. Il partito dell’intolleranza e della misoginia trova in Salvini la sua versione più becera e cerca di “marchiare” gli orientamenti sessuali, così come i “diversi”, e tutto ciò che, secondo questa visione distorta, mette in subbuglio l’ordine sociale precostituito.
È più facile gestire e governare una società dove lo scettro del comando ce l’hanno saldamente in mano i maschi, dove le donne stanno zitte e fanno i figli a comando, i diversi sono messi al bando e gli stranieri restano a casa loro. È più facile governare agitando il maschilismo, l’omofobia e il razzismo.
Ma la realtà è complessa, alla contemporaneità e anche al futuro non servono soluzioni facili. Ecco perché non dobbiamo permettere passi indietro a partire dalla legge Pillon che dietro la modifica dell’affido condiviso maschera altri disegni. Uno fra tutti: riportare il comando della famiglia nelle salde mani del suo capo, maschio e padrone, per fare carta straccia dell’emancipazione femminile.
Il ddl Pillon è il manifesto del machismo di Salvini: combattere questa controcultura maschilista e misogina è una battaglia che dobbiamo fare tutti insieme e che dobbiamo vincere.