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EGITTO. Esplosione al Cairo: due poliziotti uccisi

19 febbraio 2019, Nena News
Ieri un uomo si è fatto saltare in aria non lontano dalla celebre moschea di al-Azhar. Venerdì un pacco bomba rudimentale ha ferito cinque persone nella capitale. 

Attacchi molto probabilmente compiuti dal “califfato islamico” che sabato ha fatto strage di soldati nel Sinai (15 i militari uccisi). Imminente, pare, il rilascio del fotoreporter Shawkan.
Nuovo attentato nelle strade del Cairo. Fonti del ministero dell’interno riferiscono che ieri un uomo, il 37enne Al-Hassan Abdullah, si è fatto saltare in aria nel distretto centrale el-Darb el-Ahmar della capitale egiziana uccidendo due ufficiali di sicurezza e ferendo tre civili (uno di questi è uno studente thailandese che ha riportato ferite leggere). Secondo la ricostruzione fornita dal ministero, i poliziotti stavano inseguendo l’attentatore perché probabilmente responsabile di un attacco compiuto venerdì contro una pattuglia della polizia nella parte occidentale del Cairo.
Mentre inseguivano l’uomo vicino alla celebre moschea di al-Azhar, si legge su un comunicato ufficiale, “uno degli esplosivi in mano al sospettato è esploso, causando la morte del terrorista e il martirio di un ufficiale di polizia della sicurezza nazionale e quella di un ufficiale del dipartimento indagini del Cairo”.
L’episodio di ieri – che segue il tentato attacco di venerdì quando due poliziotti e tre civili sono rimasti feriti da un pacco bomba rudimentale esploso mentre gli artificieri provano a disinnescarlo – mostra ancora una volta il fallimento della “campagna di sicurezza” del presidente golpista al-Sisi. Se è vero che gli attacchi in Egitto sono relativamente rari, è pur vero infatti che non si fermano. A dicembre, ad esempio, una bomba piazzata sul ciglio della strada a Giza ha ucciso 3 turisti vietnamiti e una guida locale. Lo scorso mese, poi, un poliziotto era stato ucciso mentre provava a disinnescare un esplosivo trovato vicino a una chiesa nella parte orientale della capitale, due giorni prima del Natale coopto. Lo scorso anno al-Sisi aveva dichiarato lo stato di emergenza nel Paese dopo che due attentati rivendicati dallo “Stato Islamico” (Is) contro due chiese coopte avevano ucciso decine di persone. Sempre nel 2017 un miliziano del “califfato” uccise più di 9 persone in un attacco ad una chiesa nel sud della capitale.
Senza dimenticare poi che la filiale egiziana dello “Stato Islamico” continua a mietere vittime nel Sinai dove l’esercito è impegnato da mesi in una vasta offensiva militare che ha come obiettivo dichiarato quello di rimuovere la presenza jihadista dal suo territorio. L’ultimo episodio sanguinoso è accaduto sabato quando 15 soldati sono stati uccisi nel nord del Sinai (7 invece i miliziani morti nei combattimenti).
Nel silenzio della comunità internazionale, che vede in Sisi un prezioso alleato nonostante non sia proprio un paladino dei diritti umani, l’Egitto continua poi ad implementare la pena di morte. Secondo il portale indipendente egiziano Mada Masr, nelle ultime due settimane 6 persone sono state uccise con la pena capitale a seguito di due processi in cui, denunciano le organizzazioni umanitarie, sono state commesse numerose violazioni (tra cui la tortura per ottenere le confessioni degli imputati). Gli ultimi tre condannati sono stati impiccati il 13 febbraio per l’omicidio di un capo della sicurezza avvenuto durante gli scontri a Kerdasa nel 2013.
In questo contesto di continua violazione dei basilari diritti umani, giunge però una bella notizia. Il fotoreporter Mahmoud Abu Zeid, conosciuto come Shawkan, dovrebbe essere presto rilasciato. A dirlo è stato ieri il suo avvocato Karim Abdelradi. Shawkan era stato arrestato nel 2013 mentre documentava il massacro compiuto dalle forze di sicurezza egiziane durante il sit-in di protesta di Rabaa al-Adawiyya organizzato dai sostenitori del deposto presidente islamista Mohammed Morsi. Il fotoreporter è stato insignito del prestigioso Premio per la libertà di stampa dell’Unesco nel 2018.