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Sommossa del detenuti palestinesi nel carcere di Ofer, 150 feriti

Michele Giorgio 23 gennaio 2019
Una rivolta simile non si registrava da tempo e ha subito generato fermento nelle altre carceri dove sono rinchiusi migliaia di palestinesi. A Ofer i prigionieri ieri hanno fatto lo sciopero della fame e in diverse località della Cisgiordania e a Gaza si sono tenuti raduni in loro sostegno.

Quasi 150 detenuti palestinesi sono stati feriti, tra intossicati dai gas lacrimogeni e feriti dai proiettili di gomma sparati dalle unità scelte delle guardie carcerarie intervenute per spegnere con la forza le proteste divampate tra domenica e lunedì nella prigione israeliana di Ofer. Una sommossa a tutti gli effetti, come non si registrava da tempo, che ha subito generato fermento nelle carceri dove sono rinchiusi migliaia di prigionieri politici, che Israele considera tutti “terroristi”. La protesta non è cessata.Ieri a Ofer i prigionieri hanno fatto lo sciopero della fame e in diverse località della Cisgiordania e a Gaza si sono tenuti raduni in loro sostegno.
La rabbia covava da giorni sotto la cenere. I detenuti politici chiamano Ofer la “Guantanamo” della Palestina. Il paragone è azzardato ma in questa prigione israeliana, a qualche chilometro da Ramallah e che include il tribunale militare, le regole della detenzione non sono leggere. E sono peggiorate ulteriormente quando a inizio anno il ministro israeliano per la sicurezza interna Gilad Erdan, con un occhio rivolto alla campagna elettorale per le politiche del 9 aprile, ha annunciato un inasprimento delle condizioni di reclusione per tutti i detenuti palestinesi. Fine della divisione dei prigionieri secondo settori omogenei per affiliazione politica, stop alla possibilità di preparare pasti nelle singole celle. Divieto assoluto di possesso di telefoni cellulari e nuove e più rigide procedure di sicurezza per le visite dei famigliari dei prigionieri.
Le misure ordinate da Erdan, avevano subito commentato i detenuti e i loro avvocati, equivalgono ad «una dichiarazione di guerra». In un raro momento di unità nazionale palestinese, i partiti rivali Fatah e Hamas, il Jihad, il Fronte popolare e il Fronte democratico hanno sottoscritto un documento di protesta annunciando che i detenuti non accetteranno mai le nuove misure israeliane e non cesseranno di contestare la linea del pugno di ferro del ministro Erdan. La scintilla della sommossa sarebbe stata una ispezione a sorpresa nelle celle durante la quale sono stati sequestrati due telefoni cellulari, tessere sim e “oggetti vietati”. Alcuni detenuti quindi hanno appiccato il fuoco a una cella innescando le proteste. Poco dopo sono intervenute le unità scelte delle guardie carcerarie che sono riuscite a riprendere il controllo di Ofer solo dopo diverse ore. La tensione nelle carceri, che presto potrebbe sfociare in nuove proteste, coincide con le iniziative tenute nei Territori palestinesi occupati e in alcune città europee, come Berlino e Copenhagen, a favore della liberazione di Ahmed Saadat, il segretario generale del Fronte popolare per la liberazione della Palestina detenuto in Israele.
Ieri a Gaza una cannonata sparata da un carro armato israeliano contro un posto di osservazione di Hamas nei pressi di al Burej, ha ucciso un palestinese. L’esercito ha detto di aver aperto il fuoco dopo il ferimento di un soldato colpito sulle linee di demarcazione da un cecchino palestinese.