General

Come ridurre a brandelli pietà e diritti

Gian Carlo Caselli 28/01/2019
Una premessa doverosa. Il binomio migrazione-sicurezza si è sviluppato in maniera abnorme non solo per le recenti interessate strumentalizzazioni, ma anche a causa del cumulo di miopie, disattenzioni e ritardi che ha caratterizzato gli anni passati.

Ma di qui a debordare – con l’intenzione di rimediare in qualche modo alla situazione attuale – in “filosofie” che equivalgono ad una sostanziale eclissi dell’umanità e della misericordia ce ne corre.

Questo concetto è stato espresso in molti palazzi di giustizia in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario (26 gennaio). Le parole più chiare ed esplicite sono state del procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo: “Potrei dire che la pietà (declinata nel suo senso laico) è morta. Ma quel che più mi preoccupa è che mi sembra si stia affievolendo anche la cultura dei diritti e del diritto. Dei diritti primari, soprattutto degli ultimi. Ed ancor più mi inquieta che la ragione e la discussione non sia affermata ed affrontata con la pacatezza necessaria alle istituzioni, ma con grida, dileggiamenti, quando non con insulti. Con scarsissima reazione dell’opinione pubblica”. Si sente l’eco dei maestri (Bobbio, Galante Garrone, Peretti Griva, Conso) che hanno formato tutta una scuola di giuristi piemontesi. Nello stesso tempo diventa naturale il collegamento con il Giorno della memoria celebrato ieri. Ponendo una questione che è comunque grave, anche se intesa come paradossale o provocatoria.
C’è differenza fra l’Italia che consegnava ai nazisti gli ebrei destinati ai campi di concentramento, e l’Italia che sostanzialmente si disinteressa alla sorte dei profughi/naufraghi pur sapendoli destinati alle prigioni/lager della Libia? La differenza c’è di sicuro ed è grande. Non soltanto perché sono trascorsi 80 anni. Quella era un’Italia fascista che si era data e applicava terribili e vergognose leggi razziali. Questa è un’Italia democratica, con alcune componenti che ancora praticano l’accoglienza. Inoltre prevede il vaglio della Corte Costituzionale proprio in punto di conformità ai “diritti primari” per tutte le leggi (compreso il tanto discusso e controverso “decreto sicurezza”). A parte la novità, rispetto alla dittatura, della magistratura ordinaria che si pone – a garanzia dei cittadini tutti – come strumento di controllo della legalità dell’esercizio dei poteri pubblici.
Ma la questione non si esaurisce con queste considerazioni di principio. Luciana Segre ha ricordato che la realtà ci consegna una lista quotidiana di atti inqualificabili sul piano dell’intolleranza. Mentre il 52° rapporto del Censis ha rilevato nel “cattivismo diffuso” la leva cinica di un presunto riscatto, che a volte assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, di cui fanno le spese in particolare i migranti.
Quanto basta per non dimenticare che “quando si permette uno strappo alla giustizia e alla legalità, non è possibile prevedere dove lo strappo andrà a fermarsi e che può eziandio accadere che esso si allarghi tanto da ridurre a brandelli tutto il senso morale di un popolo civile” (Gaetano Mosca, Che cosa è la mafia, ed. Laterza). Di qui l’esigenza di operare perché non si aggravino gli “strappi” che potrebbero ridurre sempre più a brandelli pietà e diritti.