UE contro Tanzania: il paradosso culturale
28.11.2018 – Leopoldo Salmaso |
Le dichiarazioni ufficiali da parte di Federica Mogherini, capo della diplomazia dell’UE, sono note. Meno chiari i fatti che stanno dietro tali dichiarazioni.
L’interpretazione probabilmente più vicina alla verità fattuale ci viene offerta da Ansbert Ngurumo in Sauti Kubwa, 2 Nov. 2018:
“…Il presidente della Tanzania ha ordinato al Capo della Delegazione EU Roeland Van De Geer di lasciare il paese entro 24 ore… Van De Geer è stato un forte e continuo critico delle tendenze repressive della Tanzania… denunciando gravi violazioni dei diritti umani e degli impegni internazionali… L’Ambasciatore è stato un alleato fidato di molti democratici dissidenti. E’ un segreto di Pulcinella che egli abbia ospitato innumerevoli incontri con politici, attivisti, giornalisti, capi religiosi e anche ufficiali governativi frustrati”.
Paradossalmente, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è “la presa di posizione dell’Ambasciatore sulla recente campagna omofobica orchestrata dal demagogico Regional Commissioner di Dar es Salaam Paul Makonda” e dalla quale il Governo si era subito dissociato con nota ufficiale.
Dopo di che, anche l”esuberante’ regional commissioner, rivolgendosi ai difensori dei diritti umani e ai cittadini di nazioni in cui l’omosessualità è legale, ha chiesto di “capire che la Tanzania ha le sue leggi, la sua Costituzione e le sue norme comportamentali. A Dar es Salaam essere gay non è un diritto, è un reato”.
Paradossalmente, l’omofobia è l’unico argomento sul quale la totalità delle popolazioni africane concorda e sul quale, comunque, la Tanzania aveva finora tenuto un basso profilo, mentre in altri paesi come la confinante Uganda vige addirittura la pena di morte.
Paradossalmente, l’Occidente non ha alcun titolo per forzare intere popolazioni e i loro leader a ‘salti culturali’ repentini.
Paradossalmente, negli avanzatissimi USA e UE gli avvocati sono impegnati ogni giorno a far valere i diritti civilidelle persone che manifestano un orientamento sessuale diverso da quello che nella curva di distribuzione gaussiana si definisce come ‘normale’.
Paradossalmente, l’OMS ha smesso di classificare l’omosessualità come malattia solo nell’ultimissima (11a) edizione della sua ICD (International Classification of Diseases), datata 18/06/2018.