LIBANO. Israele vuole dagli alleati via libera a guerra “preventiva”
Michele Giorgio 8 dicembre 2018 |
Un ministro fa sapere che l’esercito potrebbe espandere in Libano l’operazione “Scudo del Nord” per distruggere i tunnel di Hezbollah al momento in corso sul versante israeliano del confine. Una mossa che innescherebbe un nuovo conflitto.
Sembravano un bollettino di guerra ieri la prima e la seconda pagina dello Yediot Ahronot. Per il quotidiano israeliano, Kufr Kela, il villaggio libanese da dove ha inizio il tunnel scavato da Hezbollah sotto il confine e scoperto dall’esercito israeliano, sarebbe una base di lancio dell’attacco che Hezbollah intenderebbe scagliare contro il nord dello Stato ebraico. Una cartina pubblicata dal giornale indicava i presunti punti di osservazione dei combattenti del movimento sciita, le postazioni dei razzi, i depositi di munizioni. Tutto pronto, tutto pianificato dall’Iran, sosteneva due giorni il premier Netanyahu chiedendo altre sanzioni contro Tehran, durante un tour organizzato con gli ambasciatori stranieri nelle zone dove sono attive le unità militari impegnate nell’operazione “Scudo del Nord”, per smantellare i tunnel.
Per il premier israeliano la battaglia, per ora a distanza, con l’Iran si combatte in Libano e non più in Siria. E nuove munizioni alla sua offensiva diplomatica sono state fornite dall’Unifil, il contingente dell’Onu schierato nel sud del Libano. Un comunicato dei caschi blu agli ordini del generale italiano Stefano Del Col, conferma l’esistenza di un tunnel denunciato da Israele. Tel Aviv subito dopo ha fatto trapelare che potrebbe espandere in territorio libanese l’operazione “Scudo del Nord”. L’ha detto un ministro ancora a Yediot Ahronot. Israele vuole ottenere una sorta di via libera internazionale per entrare in territorio libanese a “scopo preventivo”, per eliminare i pericoli posti lungo il confine da Hezbollah. E se questo dovesse poi innescare una guerra – Hassan Nasrallah, il leader del movimento sciita, ha più volte avvertito, anche di recente, che qualsiasi attacco o operazione israeliana in territorio libanese sarà seguita da una dura reazione dei suoi uomini – la responsabilità sarebbe fatta ricadere interamente sull’altra parte. Israele punta inoltre a mettere in difficoltà Hezbollah nel Paese dei cedri, di fronte alle altre forze politiche, per minare la credibilità e il sostegno di cui gode.
A Beirut la preoccupazione cresce con il passare delle ore. Il primo ministro designato, Saad Hariri, ha detto «Gli sviluppi sul confine meridionale non devono costituire una ragione per un’escalation, ed è questo che vogliamo e cerchiamo con tutti gli attori internazionali e parti amiche che si occupano della questione». Il Libano ha chiesto soccorso, probabilmente a Francia e Usa, per frenare Israele. «Il governo libanese – ha aggiunto Hariri – sottolinea l’impegno a rispettare gli obblighi della risoluzione 1701 (che nel 2006 mise fine all’invasione israeliana del Libano del sud e alla guerra tra Israele e Hezbollah) e l’esercito libanese è l’unico responsabile della protezione del confine e l’autorità legittima». Ma il premier designato ha anche messo in rilievo ciò che i governi e i media internazionali fingono sistematicamente di non vedere, ossia «le continue violazioni dello spazio aereo e delle acque territoriali libanesi da parte di Israele».
L’Onu, a causa dell’opposizione degli Stati uniti, non ha mai dato accoglimento alle proteste libanesi. Il Palazzo di vetro però l’altra notte ha riservato una delusione cocente a Israele e all’ambasciatrice Usa uscente, Nikki Haley, bocciando la mozione che chiedeva la condanna di Hamas per il lancio di razzi verso il territorio israeliano. Hamas e l’Anp di Abu Mazen hanno accolto il “no” con grande soddisfazione. Il portavoce del movimento islamista, Sami Abu Zuhri, parla di «schiaffo in faccia all’amministrazione Usa» e di riconoscimento della legittimità della resistenza palestinese all’occupazione israeliana.