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La grande fregatura: il debito pubblico

Andrea Brizzi – Ott 04, 2018
“Datemi il controllo sulla moneta di una nazione e non mi preoccuperò di chi ne fa le leggi” – così era solito affermare Mayer Amschel Rothschild, banchiere ebreo tedesco del XVIII secolo, praticamente il fondatore della dinastia bancaria dei famigerati Rothschild. 

Questa citazione è funzionale ad introdurre il tema del controllo dell’emissione della moneta, e conseguentemente la grande fregatura del debito pubblico.

Il concetto di debito pubblico prima di essere un fumoso tecnicismo di cui si capisce e si conosce ben poco, è il protagonista assoluto della politica parlamentare e degli ostacoli che si oppongono allo sviluppo della società. Siamo oramai così tanto abituati alla sua esistenza, che nemmeno ci domandiamo più che cosa sia o perché esista, ma soprattutto perché dobbiamo continuare ad essere soggetti ad esso.
Alle prime due implicite domande si risponde semplicemente dicendo che; il debito pubblico è l’effetto diretto del controllo privato sull’emissione della moneta, poiché essa nonostante appartenga ai cittadini detentori, e abbia le effigi delle istituzioni correnti che ne garantiscono l’accettazione valoriale, viene emessa da istituti di credito privati, i quali ne rivendicano la proprietà all’atto dell’emissione e successivamente la “prestano” agli stati e ai cittadini con un certo tasso di interesse deciso dagli stessi enti che l’hanno emessa, questo ovviamente causa l’aumento spropositato del debito.
Probabilmente se qualcuno si prendesse la briga di spiegare questo perverso sistema, anche i bambini sarebbero in grado di capire che con un meccanismo del genere, il debito pubblico è in realtà inestinguibile, poiché per estinguerlo gli stati si servono dello stesso processo per il quale viene creato. Visto e considerato che per estinguere il debito c’è bisogno di ripagare gli interessi ai creditori, e per ripagare gli interessi è necessaria la moneta, la quale viene creata dal nulla da coloro che poi la prestano, allora si capisce come il debito pubblico sia in realtà una grande fregatura, e che viene usato da istituzioni perverse e degeneri per esercitare un controllo totale sullo spazio politico degli stati.
Diceva Ezra Pound che: “uno stato che non ha il denaro per costruire un ospedale, è come un ingegnere che non ha i chilometri per costruire una strada” – tutto quello che “non si può fare” da un punto di vista di stato sociale, iniziative economiche, ricerca, innovazione ecc., ha come problema di base la mancanza di denaro, il quale non può essere creato dagli stati, ma come già detto deve necessariamente essere prestato dalle banche che emettono la moneta. Non sto affermando che il controllo della moneta risolverebbe totalmente i problemi dei paesi, ma certamente porrebbe ottime basi alla loro risoluzione.
Un sistema economico basato su una moneta creata quasi esclusivamente dal sistema bancario ed immessa in circolazione solo attraverso il prestito gravato da interesse, non è sostenibile e provoca continuamente le situazioni di crisi economica che stiamo sperimentando sulla nostra pelle. I meccanismi accennati in precedenza non fanno che arricchire pochi e spregevoli banchieri, e conseguentemente affamare il popolo, limitare il potere politico dello stato e quindi dei cittadini stessi.
Dobbiamo necessariamente ripensare le teorie monetarie e l’economia globale, per creare un’alternativa al liberismo sempre più feroce, e combattere l’ingiustizia che attanaglia la nostra società.Liberarsi del debito
In conclusione, per ritornare alla terza e ultima domanda che ci eravamo posti, ovvero perché dobbiamo continuare ad essere soggetti al debito, la risposta è: perché semplicemente accettiamo che sia così.
Non esistono infatti vincoli politici e/o legali che obblighino gli stati ad essere schiavi di spregiudicati banchieri senza scrupoli, questa situazione deve essere risolta politicamente, immaginando un sistema monetario che operi per la comunità e non per i grandi ricchi, che sia sottoposto ad un totale controllo da parte degli stati, e che sia immune a bolle speculative e crisi finanziarie. La parola d’ordine è sovranità monetaria, tutto il resto viene dopo.